CULTURA
William Shakespeare e Andrea Pennacchi: storia di una grande amicizia
Andrea Pennacchi fotografato da Massimo Pistore - Polo bibliotecario umanistico Beato Pellegrino
Il primo romanzo di Andrea Pennacchi è un giallo ambientato nella Padova di fine Cinquecento. Il protagonista è un giovane William Shakespeare, nei panni dell’investigatore, non ancora il noto poeta, giunto in città per compiere una missione per conto della Corona. Si intitola Se la rosa non avesse il suo nome ed è appena arrivato in libreria, grazie a Marsilio: un romanzo avvincente e spassoso (serviva dirlo?) in cui è evidente una costante ricerca di equilibrio tra fatti storici e azzardi creativi, "una bella battaglia, faticosa ma produttiva - racconta Pennacchi a Il Bo Live -. Sono un appassionato, non un esperto, per questo ho chiesto aiuto anche a docenti dell'ateneo di Padova, amici ai tempi dei mie studi universitari, per riuscire a costruire una struttura storica credibile e abbastanza fondata, dentro la quale però ho inserito quanta più immaginazione possibile, restando nell'ambito del probabile: un esempio, Shakespeare in Veneto? Difficile, ma non impossibile".
"Questa storia è nata da un'idea che non si è lasciata zittire - continua Pennacchi -. Il giovane Shakespeare viene in Veneto con una missione apparentemente banale: cercare una persona. In realtà affronterà molte avventure. Già padre di tre figli, arriva da Stratford-upon-Avon, che è come dire Asolo, per capirci, non certo Londra. Giunge a Padova, in un mondo in cui tutto gli appare strano, e risolve dei casi. Mi piaceva l'idea di raccontare William Shakespeare quando, ancora giovane, impara a riconoscere il proprio talento con l'aiuto di altri, qualcuno ostile e qualcuno amichevole. Ho trovato divertente anche intervenire sul meccanismo narrativo di Romeo e Giulietta che, intendiamoci, è perfetto, ma io credo che un classico permetta anche di metterci le mani: è solido, sta in piedi benissimo e nutre l'immaginario da così tanti secoli che, anche se uno scalcagnato meccanico come me decide di metterci le mani, non succede niente di grave, anzi, magari si può pensare di esplorare un aspetto non ancora preso in considerazione. La mia è fanfiction, attraverso Shakespeare esploro questo mondo".
Restano a fissarsi, in silenzio. mentre la vita attorno scorre rapida, condita di grida e bestemmie e nitriti, nessuno cede; finché Saviolo non decide che non ha tempo per questi giochetti da recluta a chi ce l'ha più lungo: Venite, vi ho trovato un alloggio vicino al palazzo del Bo, sopra l'osteria dell'Anfora, il vino migliore della città.
Ad accogliere e scortare Will in una rumorosa, viva, violenta Padova è Vincenzo Saviolo, ex soldato, corpulento e agile (vi ricorderà sicuramente qualcuno). Qui Padova è il centro della Repubblica di Venezia e della vita intellettuale, politica, mondana: è affollata di preti, nobili, mezzane, osti e ostesse, medici, sedicenti maghi, uomini d'arme, studenti. L'università riveste un ruolo determinante nello sviluppo della trama, anche attraverso il conflitto tra popolazione studentesca e locali: "C'è sempre stata una tensione tra studenti e cittadinanza, che ha prodotto effetti positivi perché Padova sarebbe peggiore senza la sua università. Quando arriva Will in città la tensione è altissima, c'è violenza, ed è provata anche da ricerche e libri usciti recentemente: perfetto per me, perché a teatro e nel romanzo ti nutri proprio di conflitti. Ma la popolazione studentesca è, appunto, anche portatrice di benessere, soldi e idee. Lo scambio è assolutamente equo, nonostante le difficoltà, e mi torna molto utile perché è un gancio per la trama: a Padova venivano a studiare molti giovani inglesi o dei territori in parte sotto il dominio di Elisabetta, alcuni destinati a rivestire ruoli amministrativi importanti al termine degli studi, quindi era tutto troppo perfetto per non utilizzarlo".
Intervista di Francesca Boccaletto, riprese e montaggio di Massimo Pistore
Straordinario l'incontro immaginato tra William Shakespeare e Galileo Galilei (qui il Barba): "È una delle libertà che mi sono preso - racconta Pennacchi -. Li ho fatti incontrare in una taverna, perché è provato che Galileo apprezzasse molto...".
Come si chiama? Ah sì, Galileo, che suona il liuto. L'ostessa gli mette davanti una caraffa di rosso e una coppa e va al bancone. Come sente appoggiare la brocca, il Barba la guarda: 'Ah, rosso, buono, avevo giusto la gola secca'. Allunga la mano, poi guarda Will: 'Permettete?' ,'Certo, certo'. Il Barba beve direttamente dalla caraffa, poi rutta soddisfatto e la passa a Wiill. 'l vino è la luce del sole tenuta insieme dall'acqua. Sangue della terra, conforto in esilio', e aspetta. Will guarda la brocca. Guarda il Barba. 'Lo dite spesso?', 'Sempre! Perché è vero. Scientifico. L'universo intero è in un bicchiere di vino! Se lo osservi attentamente ci vedi dentro l'intero universo: il liquido turbolento e in evaporazione, in funzione del vento e del tempo, e poi il riflesso di luce sul vetro del bicchiere, la nostra immaginazione aggiunge atomi in furibondo agitarsi'.
Abbiamo chiesto a Pennacchi perché dovremmo (ri)leggere oggi le opere del Bardo. "Shakespeare oggi è più vivo che mai. Permette di esplorare la natura umana, per ampliare la propria conoscenza e per comprendere cosa significhi essere umano [...] è un manuale di umanità. Ha creato modelli narrativi che ora ritroviamo dappertutto, anche nelle serie tv, penso a Games of Thrones, Sons of Anarchy, Succession: è tutto Shakespeare e ci dice quanto valga la pena rileggerlo oggi".
Infine, un tuffo nel passato per tornare ai tempi dell'università e rintracciare le origini di una passione e di una amicizia, proprio quella tra Andrea Pennacchi e William Shakespeare: "L'ho conosciuto qui, a Padova". Dopo il diploma all'istituto tecnico-aeronautico, Pennacchi si iscrive a Lingue. Un giorno, durante una lezione, un professore presenta il Giulio Cesare: "Mette questo volume sulla cattedra - sbam!- e inizia a raccontarne i movimenti: chi entra, chi esce, chi muore, cosa dice chi muore. Al termine della lezione, di una narrazione fatta davvero bene, sono andato a comprare il libro perché ne volevo di più. All'epoca facevo già teatro, ma d'altro tipo, poi un giorno mi chiedono di fare una lezione-spettacolo per le scuole superiori, proprio su Shakespeare: accetto, perché mi sembra una grandissima occasione per raccontare qualcosa che amo ai ragazzi". Questa storia inizia così, "ora io e Will siamo best friends forever".
William Shakespeare e Andrea Pennacchi: storia di una grande amicizia
Intervista di Francesca Boccaletto
Riprese e montaggio di Massimo Pistore
Le riprese sono state realizzate al Polo bibliotecario umanistico Beato Pellegrino - Università di Padova. L'intervista è stata registrata nella Sala Rari della biblioteca, dedicata ai libri antichi e di pregio: lo spazio sfida le convenzioni delle tradizionali sale di conservazione perché, pur mantenendo rigorosi controlli di temperatura e umidità per preservare i volumi, si distingue per l’approccio "a scaffale aperto". Qui i docenti possono tenere lezioni, trasformando la collezione in un laboratorio dove il passato diventa strumento didattico per il presente.
Ringraziamo per la collaborazione Luisa Buson e Laura Pieropan.