SCIENZA E RICERCA

Dal trapianto di utero alla nascita

Il Time l'ha inserito quest'anno tra le 100 persone più influenti del pianeta. Giuliano Testa è un chirurgo che si è formato alla Scuola di medicina di Padova e oggi lavora alla Baylor University Medical Center di Dallas. Sulle pagine del Time ci è finito perché lui e il suo gruppo hanno effettuato con successo un trapianto di utero e, circa un anno fa, la donna ricevente ha dato alla luce un bambino.

Il primo caso al mondo di bambino nato da un utero trapiantato è avvenuto in Svezia nel 2014, l'iter è stato seguito dall'equipe del medico Mats Brannstrom, docente di ostetricia e di ginecologia all'università di Göteborg.

Il dottor Testa è riuscito a rendere l'intervento e l'iter gestazionale meno invasivi per la ricevente: ha utilizzato ad esempio solo alcuni vasi sanguigni, in modo tale da non dover ricorrere alla laparotomia (l'apertura dell'addome) ma operando in laparoscopia; è riuscito poi a ridurre significativamente il tempo che deve trascorrere tra l'impianto dell'utero e l'impianto degli embrioni, “per cui la nostra ragazza invece di dover aspettare un anno ha aspettato solo 5 mesi” ha spiegato Testa nell'intervista rilasciata a Il Bo Live. “In questo modo abbiamo ridotto di molto il tempo durante il quale è necessario assumere medicine antirigetto”.

Lui e il suo gruppo hanno selezionato 10 donne che hanno acconsentito a sottoporsi a una procedura, ancora oggi considerata sperimentale, che le ha portate a ottenere il trapianto di utero. La ragazza che ha dato alla luce il bambino sotto le cure di Testa era affetta dalla sindrome Mayer-Rokitansky-Küster-Hauser, che comporta nascere privi di utero. Dal momento del trapianto al momento della nascita del bambino sono trascorsi circa 15 mesi.

Secondo Testa solo negli Stati Uniti questo tipo di intervento potrebbe cambiare la vita a migliaia di donne affette da infertilità, nate senza l'utero o che in età gestazionale (l'età in cui una donna può avere dei bambini) hanno dovuto subire degli interventi. “È la prima volta che si riesce a dare una risposta a donne affette da questo tipo di infertilità che non comporti l'adozione del bambino, di per sé una pratica bellissima, o il cosiddetto utero in affitto, una pratica legale negli Stati Uniti ma non in Italia”.

Venerdì 26 ottobre sarà nell'aula magna dell'università di Padova per parlare alle 17.30 di “cure del futuro” all'interno degli Open Innovation Days. “La medicina in generale sta andando verso la cosiddetta medicina personalizzata, riusciamo ad ottenere milioni di dati da cui estrapoliamo statistiche e frequenze e su queste basiamo le nostre terapie. Grazie al fatto che conosciamo sempre meglio il nostro genoma e il nostro DNA riusciamo a calibrare terapie personalizzate, questo vale soprattutto per le terapie tumorali e adesso se ne sta iniziando a parlare per le terapie anti-rigetto nei trapianti. Per quanto riguarda la chirurgia penso che stia andando verso un indirizzo laparoscopico e robotico e meno verso quella che noi chiamiamo chirurgia a cielo aperto”.

Intervista a Giuliano Testa, chirurgo alla Baylor University Medical Center di Dallas

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