Foto di Fabrizio Nestola
L’anno scorso, all’interno di un diamante africano, abbiamo scoperto un cristallo molto piccolo composto solo di calcio, silicio e ossigeno (CaSiO3) che mostrava a livello atomico lo stesso aspetto del minerale noto con il nome perovskite.
Allora avevamo ipotizzato che il minerale si fosse formato a 800 chilometri di profondità e che il materiale che lo aveva originato fosse un basalto. Il basalto però, rappresenta la parte superiore della crosta oceanica. È una roccia vulcanica effusiva molto scura, si forma per raffreddamento veloce di magmi che hanno una composizione chimica con silice tra il 45 e il 52% e sono costituiti principalmente da due minerali chiamati plagioclasio e pirosseno (due silicati). Ebbene, noi ipotizzavamo, in uno studio pubblicato su Nature, che il basalto fosse in qualche modo trasportato fino alle profondità del mantello inferiore, al di sotto dei 660 km di profondità.
Una conferma alle nostre ipotesi arriva ora dalle indagini di alcuni ricercatori giapponesi. Gli scienziati hanno misurato la velocità delle onde sismiche proprio della fase mineralogica CaSiO3 ad alta pressione e ad alta temperatura, cioè in condizioni pari a circa 700 chilometri e hanno scoperto che la velocità delle onde sismiche è del 26% più bassa delle fasi che ci si aspetta a quelle profondità, che sono fasi generalmente a magnesio. Ciò spiegherebbe alcune tomografie sismiche della zona intorno ai 660-700 km di profondità e dimostrerebbe che in quella zona della Terra effettivamente arriverebbe materiale basaltico di derivazione crostale (oceanica): è questa la prova che il riciclo di rocce oceaniche può coinvolgere profondità davvero impensabili fino a qualche anno fa.
Fabrizio Nestola explains a research, recently published in "Nature", which shows that the Earth's surface rocks can reach great depths up to 700-800 km