CULTURA

Elisa Salerno. Storia di una giornalista femminista ante litteram

Vicenza. Un’intraprendente attivista per l’uguaglianza di genere decide di fondare un suo giornale, chiamato La donna e il lavoro. Tra i temi trattati spiccano la difesa dei diritti delle lavoratrici, la parità salariale e un’aspra critica alla chiesa cattolica, accusata di discriminare la donna nell’interpretazione delle sacre scritture e di svalutare il contributo dei talenti femminili nella società.

Quella che può sembrare una storia di attualità accadde in realtà nel 1909 e la donna di cui stiamo parlando, Elisa Salerno, era nata il 16 giugno nel 1873. La vita e l’impegno per la causa femminista di questa giornalista e scrittrice sono stati riscoperti solo negli ultimi decenni. Inoltre, grazie soprattutto all’impegno dell’associazione vicentina Presenza Donna, che conserva nel suo Centro di Studi un prezioso archivio di scritti, lettere e documenti a lei dedicati, la città di Vicenza ha organizzato un ricco calendario di eventi per celebrare la vita e le battaglie di Elisa Salerno nel 150° anniversario dalla sua nascita. Gli scritti e la storia di questa giornalista hanno ispirato persino la realizzazione di una graphic novel, scritta da Enrico Zarpellon e illustrata da Alice Walczer Baldinazzo, dal titolo: Elisa Salerno. Femminista? Sì! Cattolica? Anche! (Beccogiallo 2023).

“Dopo la sua morte, avvenuta il 15 febbraio 1957, la figura di Elisa Salerno è caduta nell’oblio, ignorata e resa invisibile dal silenzio che ha accompagnato tante donne della sua generazione”, ha raccontato a Il Bo Live Adriana Chemello, già professoressa di letteratura e studi di genere all’università di Padova. “Dobbiamo soprattutto agli studi delle donne che a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso hanno messo al centro delle loro ricerche tante figure femminili a cui era stata tolta la voce se anche Elisa Salerno è stata riscoperta e le sue carte sono state lette ed interrogate con uno sguardo e un interesse privi di pregiudizi. Il filone di ricerche denominato “storia delle donne” molto attivo anche in Italia, ha riportato alla luce e rivalutato, dopo decenni di oscuramento, figure di donne un po’ “eccentriche”, spesso “disobbedienti”, denominate Donne di frontiera, che tra fine Ottocento e primo Novecento hanno compiuto scelte di vita non conformi alla rigida società patriarcale del tempo che esigeva dalla donna obbedienza, sottomissione e silenzio. Queste donne, spesso nubili per scelta, erano impegnate in attività filantropiche e si autorizzavano reciprocamente a prendere la parola attraverso una scrittura di tipo giornalistico sulle colonne di riviste spesso rivolte a un pubblico femminile. Furono delle “femministe” ante litteram impegnate con passione convinta per il riscatto sociale e personale di tutte le donne. Elisa Salerno era una di queste: fu capace di guardare sempre avanti, di precorrere i tempi. Aveva una forte ansia di conoscere, di capire il mondo ed era capace di osservare la realtà e ciò che si muoveva intorno a lei”.

Proveniente da una famiglia della piccola borghesia vicentina, Salerno si considerava una “donna di bassa condizione” e aveva particolarmente a cuore i problemi delle operaie che lavoravano in fabbrica, costrette a turni massacranti, sottopagate e prive di qualsiasi garanzia contro gli abusi quotidianamente subiti pur di mantenere il loro impiego. Proprio a costoro usava rivolgersi la giornalista nei suoi scritti, spronandole a istruirsi per diventare attive promotrici dei loro stessi diritti. Condusse le sue battaglie intervenendo dapprima sulle testate locali Il Berico e Vessillo bianco e nel 1909 decise di fondare un suo giornale, intitolato La donna e il lavoro (in seguito rinominato Problemi femminili).

“Il 24 settembre del 1909, uscì il primo numero de La Donna e il lavoro, sottotitolato Giornale delle classi lavoratrici femminili, con periodicità prima settimanale, poi quindicinale”, racconta Chemello. “Elisa Salerno portò avanti un progetto unico nel suo genere e in anticipo sui tempi, soprattutto per la provincia veneta. Il vertice della sua esperienza giornalistica fu un’inchiesta sul lavoro delle lavoratrici, pubblicata dal giornale nel 1910. Aveva compreso che per far cambiare la mentalità sulla donna, era necessario denunciare gli errori e i pregiudizi misogini che permeavano la società e la stessa Chiesa. Per questo nei suoi scritti prese di mira i teologi e il clero cattolico colpevoli di non essere veridici portatori ed interpreti del messaggio evangelico. Nel 1916 pubblicò un opuscolo dal titolo: Per la riabilitazione della donna, dove denunciava l’antifemminismo della patristica e della scolastica. L’opuscolo chiamava in causa direttamente il papa Benedetto XV – che ne era il dedicatario – affinché promuovesse una revisione accurata della dottrina cattolica. Denunciò spesso il silenzio e le storture della Chiesa nei confronti delle donne: i pregiudizi misogini dell’apparato ecclesiastico. Per questo non ebbe vita facile: il clero vicentino le era particolarmente ostile. Il vescovo la apostrofò una volta definendola “una povera testa”. Una sineddoche – a mio avviso – interessante perché, nel tentativo di sminuirla, le si riconosce una dote importante: quella di avere una “testa”, di essere una testa pensante”.

Nonostante questo, Elisa Salerno non mise mai in discussione la sua adesione alla fede cattolica – considerandosi paladina di ciò che definiva un femminismo cristiano.

“Nel luglio del 1917 il giornale venne costretto a sospendere le pubblicazioni perché sconfessato dall’autorità ecclesiastica”, prosegue Chemello. “Dopo una sospensione di un anno e mezzo, nel dicembre 1918, Salerno riuscì a dar vita ad una nuova esperienza giornalistica, con la trasformazione della testata in Problemi femminili, periodico nazionale delle operaie, impiegate, professioniste, e un ampliamento delle tematiche affrontate che ora spaziavano dalla cittadinanza femminile al suffragio, dall’abolizione dell’autorizzazione maritale alla parità di salario”.

Le continue censure da parte del clero e, in seguito dal regime fascista, causarono però la cessazione dell’attività giornalistica di Elisa Salerno nel 1927. Le autorità politiche ed ecclesiastiche erano riuscite a spegnere la sua voce, ma non a spezzarne lo spirito ribelle. L’attività di scrittura di Salerno si fece più accesa che mai, la donna continuò infatti ad affidare le sue riflessioni alla penna, riempiendo diari privati e intrattenendo una fitta rete di scambi epistolari con gli intellettuali del tempo.

“Elisa Salerno si definiva una “lavoratrice del pensiero”, e i suoi articoli di denuncia hanno anticipato problematiche, relative al lavoro delle donne, che sarebbero diventate leggi di tutela molti anni dopo”, riflette Chemello. “Certo le rivendicazioni di carattere “sindacale” per le donne lavoratrici sono state superate nel corso degli anni, ma rimangono le intuizioni e il sapore profetico delle sue letture dei testi sacri, a partire dal Libro della Genesi, che si possono leggere nelle pagine di Porrò inimicizia tra te e la donna (Vicenza, Arti grafiche delle Venezie, 1954), a cui affidava la sua lettura in chiave femminista delle Sacre Scritture. Solo negli ultimi decenni, sotto l’impulso del pensiero femminista, sono usciti i primi saggi che avevano come obiettivo “liberare la Bibbia dall’interpretazione androcentrica”. Elisa Salerno aveva percepito la necessità di questa revisione già un secolo fa.

Ebbe inoltre il coraggio di esprimere “parole di fuoco” nei confronti del fenomeno della prostituzione, affidandole ad uno studio pubblicato con il titolo Le tradite (Vicenza, Arti grafiche delle Venezie, 1950), con lo pseudonimo Maria Pasini, in occasione del dibattito parlamentare sulla proposta di legge della senatrice Merlin, per l’abolizione delle case di tolleranza. In quelle pagine il fenomeno dello sfruttamento sessuale maschile sulla donna viene denunciato a chiare lettere, con profonda coscienza critica, puntando il dito verso le responsabilità degli uomini, con una denuncia senza appello che conserva ancora tutta la sua attualità”.

Nel corso degli ultimi 150 anni la storia del femminismo ha attraversato molte fasi ed evoluzioni, e le battaglie affrontate dalle femministe di oggi non sono esattamente le stesse compiute da Elisa Salerno un secolo e mezzo fa. Nonostante questo, la storia e lo spirito battagliero di questa instancabile pensatrice possono ancora essere di ispirazione alle donne di oggi e, perché no, anche a quelle di domani.

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