SOCIETÀ
Etica proattiva e inclusiva per orientare innovazione tecnologica e scelte globali
Al centro della nuova dichiarazione pubblicata dal Gruppo europeo sull'etica nelle scienze e nelle nuove tecnologie (EGE) c'è la necessità di stabilire principi etici condivisi per orientare le future scelte in materia di innovazione tecnologica e risoluzione dei grandi problemi globali, come i cambiamenti climatici, la pandemia e l'immigrazione.
Come viene sottolineato nel documento, intitolato “Values for the future: The Role of Ethics in European and Global Governance” i valori etici modellano, che lo vogliamo o no, ogni azione o intervento umano. Per questo motivo, la definizione di strategie e politiche a livello sia nazionale che sovranazionale non può prescindere da una riflessione etica.
Quando si parla di valori si intende quell'insieme di “considerazioni di fondo, ideologie politiche o paradigmi scientifici” che talvolta sfuggono alla nostra stessa comprensione e che guidano le azioni non solo degli individui e dei gruppi sociali, ma anche delle nazioni.
Le leggi di uno stato, ad esempio, si basano sui valori etici che quella società ha a cuore e “senza di loro non si può agire, governare, gestire e amministrare, né innovare, progettare e intervenire.
Questo implica che se il mondo cambia, devono farlo anche i valori.
“ I valori che una società ha a cuore riflettono ciò che è considerato buono e desiderabile all'interno di quella società. I valori designano e modellano lo scopo dietro le nostre azioni Values for the future: The Role of Ethics in European and Global Governance, European Group on Ethics in Science and New Technologies (EGE), 2021
Le persone che vivono nel XXI secolo sono chiamate a confrontarsi con alcune enormi sfide. Nel documento si parla in particolare di wicked problems, che sono “problemi seri, di grande importanza sociale e con forti dimensioni etiche” che sembrano impossibili da risolvere perché sono a loro volta composti da più problemi messi insieme e basati su divergenze di idee e cause contraddittorie e mutevoli. In questo senso, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (UNSDG) rappresentano altrettanti wicked problems.
Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu
Studiare le migliori strategie per risolverli è la sfida principale delle società del nostro secolo e la responsabilità di chi guida e attua i progressi scientifici è enorme, perché le loro azioni avranno ripercussioni fondamentali su tutti gli esseri umani e non umani e sul futuro del pianeta in generale.
Secondo la riflessione dell'EGE, perciò, l'Unione Europea ha il compito di promuovere un dibattito etico tra tutte le parti in causa e condurlo in modo tale da affrontare le sfide globali in modo inclusivo e democratico.
Con l'aiuto di Guglielmo Tamburrini, professore di logica e filosofia della scienza all'università “Federico II” di Napoli, abbiamo approfondito i punti principali di questo documento e la proposta degli autori.
L'intervista completa al professor Guglielmo Tamburrini. Montaggio di Barbara Paknazar
“Questo documento rappresenta un'interessante novità attesa da molto tempo”, premette il professore. “I grandi problemi globali, che riguardano ogni essere umano indipendentemente dal suo ruolo e dalla sua posizione, sono impellenti. Infatti, proprio all'inizio della Dichiarazione, si parla del riscaldamento globale, della lotta alla povertà e delle minacce alla democrazia che possono derivare dall'utilizzo dei nuovi media.
Nel documento viene specificato che tali minacce per l'umanità provengono sia dall'interno che dall'esterno dell'Unione Europea, la quale non è considerata un entità monolitica, ma piuttosto un coacervo di culture e istituzioni tra le quali sono presenti delle forze che spingono per un indebolimento delle istituzioni democratiche. Ci si riferisce, in questo caso, ai populismi”.
Nel valutare la situazione attuale, l'EGE parla infatti di “recenti tendenze di ricaduta democratica, spostamenti autoritari e oscillazioni populiste, esacerbate dall'uso problematico dei social media”. Questo significa che le innovazioni tecnologiche spesso non sono basate sul rispetto di principi etici condivisi, cioè non mirano a implementare diritti umani e sociali, né la democrazia e la libertà dell'individuo.
Un esempio di tutto ciò, come riportano gli autori, riguarda il fatto che molti social network sono progettati per tenere incollati gli utenti davanti allo schermo il più a lungo possibile, oppure sono basati su algoritmi che favoriscono la polarizzazione e la creazione di camere d'eco. Ma non si tratta solo di questo.
“I sistemi di comunicazione online, i social media e i browser che noi utilizziamo sono sviluppati in modo poco trasparente e con poco riguardo verso la privacy degli individui”, aggiunge il professor Tamburrini. “Questo si traduce in una mancanza di rispetto nei confronti sia dell'autonomia delle persone, di cui la privacy è una componente fondamentale, sia della loro dignità: spesso, infatti, non abbiamo i mezzi per renderci conto di come funzionino queste tecnologie, i cui scopi possono essere anche estranei al servizio che ci viene reso.
Questi sono dei temi molto ben discussi e sviscerati nel documento, dove però possiamo notare anche alcune omissioni. Si accenna, infatti, a tanti problemi universali ma, come spesso accade nei documenti dell'UE, non viene sottolineato, ad esempio, il pericolo che alcuni conflitti regionali degenerino e diano inizio a uno scontro globale. Questo rischio è aggravato dallo sviluppo delle tecnologie: basti pensare al nuovo dominio dei conflitti, che è il dominio cyber, o al fatto che tutti i sistemi di comunicazione e le infrastrutture vitali degli stati, compresi quelli di carattere militare, sono profondamente informatizzati e perciò possono essere manomessi da un attacco informatico. Un altro tema che non viene affrontato è quello del rischio che si aprano nuove crisi finanziare, le quali potrebbero avere anche una portata globale.
Nel documento, inoltre, si insiste molto sullo stretto legame tra etica e democrazia, tralasciando il rischio che questo rapporto diventi conflittuale: sottoporre ogni cosa al giudizio democratico potrebbe farci ritrovare in una condizione in cui una maggioranza potrebbe voler abolire il diritto al divorzio oppure votare contro il diritto alla non discriminazione e all'uguaglianza dei gruppi LGBT+. Esistono dei diritti fondamentali che vanno sottratti alla deliberazione democratica, e su questo punto il documento non fa abbastanza chiarezza”.
In questo senso, allora, forse sarebbe più corretto parlare di un'etica che vada di pari passo con l'inclusione, oltre che con i principi democratici. E il documento, in effetti, tocca anche questo punto nel momento in cui sottolinea la necessità di un approccio inclusivo e interdisciplinare, oltre che rispettoso e pacifico, alla base di ogni dibattito etico.
“Il documento parla dell'inclusione come un valore fondante delle istituzioni democratiche nell'Unione Europea”, osserva il professor Tamburrini. “Anche in questo caso, però, tradisce una sorta di tensione tra il “dover essere” e l'“essere”. Viene rimarcato infatti che l'Unione Europea, così come altre istituzioni di carattere internazionale, dovrebbe avere a cuore e promuovere i valori di tutti gli esseri umani, al di là dei confini. Eppure, sappiamo fin troppo bene che a volte l'Europa viene descritta come una “fortezza” all'interno della quale è difficile accedere anche per le persone che avrebbero il diritto di essere accolte per il loro status di rifugiate oppure perché, se respinte, potrebbero essere mandate in luoghi dove rischiano di essere sottoposte a vessazioni, torture e altri trattamenti degradanti. L'Europa, in questo senso, fa fatica a trovare un punto di vista comune e ad agire nel rispetto dei principi che sono contenuti nella sua Carta dei diritti fondamentali”.
Un altro aspetto che l'EGE evidenzia in questo documento riguarda la difficoltà di stabilire principi etici condivisi in una realtà caratterizzata dal pluralismo etico, e dove è presente, cioè, una molteplicità di convinzioni, visioni del mondo, valori morali, opinioni politiche e credenze diffuse che distinguono gli uni dagli altri gli individui, le istituzioni e le nazioni stesse.
“ Nel contesto del pluralismo etico, c'è un bisogno crescente di valori e principi etici condivisi, di fronte alla complessità del progresso scientifico e tecnologico, attraverso una riflessione critica equilibrata e un'argomentazione dialettica Values for the future: The Role of Ethics in European and Global Governance, European Group on Ethics in Science and New Technologies (EGE), 2021
“Questo è un problema che ha a che fare con il multiculturalismo”, afferma il professor Tamburrini. “L'etica nasce all'interno delle singole culture ma cerca anche di trascenderle. In questo documento c'è sicuramente uno sforzo in questa direzione: si parla, infatti, dell'importanza di una discussione pubblica basata sulla ragione. Cosa questo voglia dire, però, è un tema su cui molte volte ancora si contende.
È importante, quindi, che l'EGE proponga all'Europa di trascendere, in qualche modo, anche i propri limiti fisici e i propri confini per cercare di promuovere sul piano globale dei valori che dovrebbero essere ispiratori. Tuttavia, permangono gli ostacoli e i problemi di fondo, e rimane tutto da vedere come questo programma possa essere realizzato.
Il documento, inoltre, sostiene che l'Unione Europea debba assumere una posizione da leader in questo tentativo di coniugare l'innovazione scientifica e tecnologica con un atteggiamento responsabile e ispirato a valori morali e a una concezione etica più generale. In un certo senso, questo è sicuramente vero, come è accaduto nel caso del GDPR. Detto questo, non bisogna sottovalutare i contributi che provengono da altre parti del mondo. Per esempio, negli Stati Uniti, probabilmente a causa delle questioni che storicamente hanno caratterizzato la società, esistono dei regolamenti che hanno come oggetto la non discriminazione anche precedenti allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione”.
Gli autori del documento parlano poi della necessità di abbracciare un'etica che sia proattiva e ambiziosa, e che vada perciò oltre il mero rispetto di quadri giuridici positivi e delle tradizionali responsabilità di ruolo, ma che incoraggi l'individuo ad assumersi le sue responsabilità e si assicuri che non ci sia un'eccessiva enfasi su soluzioni puramente tecnologiche a problemi sociali profondamente radicati.
Come spiega il professor Tamburrini: “viene difesa, sostanzialmente, una visione dell'etica intesa come una riflessione, un'analisi e una proposta di interventi che dovrebbe accompagnare tutto lo sviluppo tecnologico, a partire da una progettazione partecipata.
Ciò significa che tutte le parti coinvolte in un progetto di innovazione tecnologica, ovvero i cosiddetti stakeholder, dovrebbero poter dire la loro in ogni fase della realizzazione e della revisione del prodotto finale.
In tutto questo, però, ci sono anche dei pericoli insiti. Non dobbiamo mettere una camicia di forza allo sviluppo tecnologico. Per esempio, la liberà di ricerca è fondamentale. Appesantire eccessivamente il processo di innovazione crea anche il rischio di soffocare, o quantomeno ostacolare, il progresso scientifico.
In linea di principio, comunque, dobbiamo sempre tenere presente che l'etica non può essere la nottola di Minerva che arriva solo quando tutte le azioni del giorno sono state già compiute ed è ormai troppo tardi. Lo sviluppo tecnologico è infatti caratterizzato da una certa inerzia, e se noi non indirizziamo fin dall'inizio l'ideazione e la progettazione delle nuove tecnologie nella giusta direzione, rischiamo di trovarci ad avere a che fare con sistemi che non corrispondono né ai nostri bisogni, né ai nostri valori.
Come realizzare tutto ciò? Questo rimane un grande interrogativo ancora aperto, e rappresenta forse il limite di questo documento.
“ Il progresso scientifico e l'innovazione tecnologica influiscono su ogni aspetto della nostra vita e l'etica e i valori sono al centro del plasmare il nostro mondo attraverso le innovazioni Values for the future: The Role of Ethics in European and Global Governance, European Group on Ethics in Science and New Technologies (EGE), 2021
Vale la pena di considerare che la valutazione dello stato attuale delle nuove tecnologie proposta nel documento impone di abbandonare una volta per tutte l'idea della neutralità della tecnologia. Se, come scrivono gli autori, ogni dispositivo digitale o innovazione tecnologica contiene, seppur implicitamente, le preferenze di valore e le scelte etiche dei loro creatori e designer, allora non si può più pensare che la tecnologia sia, di per sé, qualcosa di neutro.
“Già dalla seconda metà del secolo scorso, dopo l'applicazione della fisica atomica alla costruzione di armi distruttive per tutta l'umanità, i fisici si erano ben resi conto di questo”, puntualizza il professor Tamburrini. “Al giorno d'oggi, ormai, è difficile trovare uno scienziato che non sia consapevole delle molteplici possibilità applicative degli strumenti tecnologici e di come queste possano essere indirizziate – usando delle parole moralmente cariche – per il bene oppure per il male.
Ci accorgiamo di questo anche osservando le tecnologie di uso quotidiano: quando navighiamo in rete o visitiamo un sito ci viene chiesta l'accettazione dei cookie. La risposta di default, quella più immediata, è quella di acconsentire. Se invece vogliamo porci ulteriori domande, il percorso diventa estremamente faticoso.
Sarebbe importante, perciò, progettare una tecnologia rispettosa delle concezioni individuali della privacy e che vada quindi al di là del mero rispetto di una regolamentazione positiva anche per quanto riguarda le scelte e le preferenze degli individui. In effetti, l'Unione Europea sta finanziando dei progetti informatici di questo genere.
Insomma, per qualsiasi tecnologia e sviluppo tecnologico, questa idea di neutralità e progresso inarrestabile è ormai tramontata. A maggior ragione, quindi, gli scienziati e i tecnologi hanno delle responsabilità particolari. Essendo in grado di guardare “più lontano” rispetto agli utenti, ai decisori politici o alle comunità interessate a un certo sviluppo tecnologico e scientifico, possono analizzare e sviscerare molte delle possibilità future riguardo all'utilizzo di una specifica tecnologia ancora prima che ci siano delle applicazioni messe in campo, agendo quindi come dei campanelli d'allarme”.