MONDO SALUTE

Un festival della salute globale

«A future for the world’s children?». C’è un futuro per i bambini di tutto il mondo? Con questo titolo, così angosciante, la rivista The Lancet pubblicava lo scorso 20 febbraio il rapporto redatto da oltre 40 esperti internazionali di salute infantile su invito dell’UNICEF, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) oltre che della stessa rivista, tra le più autorevoli al mondo in campo medico.

Il succo del rapporto è che «nessuno Stato al mondo sta proteggendo adeguatamente la salute dei bambini, l’ambiente in cui vivono e il loro futuro». Perché il domani dei nostri figli e nipoti è sotto la «minaccia incombente del degrado ecologico, dei cambiamenti climatici e di pratiche di marketing nocive che spingono bambini e ragazzi verso il consumo di cibo spazzatura, bevande zuccherate, alcol e tabacco».

Molto nette le dichiarazioni di Helen Clark, ex premier neozelandese e co-presidente della commissione autrice del rapporto: «Sebbene lo stato di salute dei bambini e degli adolescenti sia migliorato negli ultimi 20 anni, ora i progressi si sono fermati e c'è il rischio concreto di regredire».  

Il domani dei nostri figli e nipoti è sotto la minaccia incombente del degrado ecologico, dei cambiamenti climatici e di pratiche di marketing nocive che spingono bambini e ragazzi verso il consumo di cibo spazzatura Helen Clark

Il rapporto è stato redatto prima che scoppiasse la pandemia da coronavirus. Per cui le parole di Helen Clark assumono una valenza ancora più forte: «Si stima che circa 250 milioni di bambini sotto i 5 anni che vivono nei paesi a medio e basso reddito rischino di non raggiungere il loro pieno potenziale di sviluppo, in base agli indicatori su malnutrizione cronica e povertà. Ma è ancora più preoccupante il fatto che ciascun bambino nel pianeta si trovi oggi ad affrontare pericoli concreti per il proprio avvenire, a causa dei cambiamenti climatici e delle pressioni commerciali.»

Non meno struggenti le parole di Awa Marie Coll-Seck, ex ministro della Salute del Senegal, co-presidente della Commissione che ha redatto il rapporto: «Oltre 2 miliardi di abitanti del pianeta vivono in paesi nei quali lo sviluppo è ostacolato da crisi umanitarie, conflitti, disastri naturali e problemi legati al cambiamento climatico». E aggiunge: «Mentre alcuni dei paesi più poveri hanno fra le emissioni di CO2 minori, tutti sono esposti all’impatto di un clima in rapido cambiamento. Promuovere condizioni migliori per la vita e lo sviluppo dei bambini a livello nazionale non può implicare l'erosione del futuro dei bambini a livello globale.»

Si stima che circa 250 milioni di bambini sotto i 5 anni che vivono nei paesi a medio e basso reddito rischino di non raggiungere il loro pieno potenziale di sviluppo Helen Clark

Già, la salute dei bambini e degli adolescenti messa a rischio soprattutto nei paesi poveri è un problema globale. E non solo per motivi etici, ma anche per motivi immediatamente tangibili. Il rapporto lo dimostra quando, per esempio, prende in esame la relazione tra cambiamenti climatici e salute in 180 paesi. Citiamo solo la classifica dei paesi che offrono le migliori opportunità nell'ambito della salute e del benessere infantile. In testa ci sono paesi ricchi, come la Norvegia, Corea del Sud e l’Olanda, mentre i bambini soffrono di più i bambini di paesi dell’Africa sub-sahariana come la Repubblica Centrafricana, il Ciad, la Somalia, il Niger o il Mali affrontano.

«Tuttavia – recita il comunicato stampa delle organizzazioni promotrici – quando si prende in considerazione la sostenibilità ambientale basata sulle emissioni di CO2 pro capite, i paesi più virtuosi nella protezione dell'infanzia finiscono in fondo alla classifica: la Norvegia è al 156° posto, la Corea del Sud al 166°, e i Paesi Bassi al 160°». Già, perché la salute dei bambini e degli adolescenti oggi e domani è minacciata anche dai cambiamenti climatici in atto, causati dalle emissioni antropiche di gas che gli esperti chiamano climalteranti ma che è più semplice definire “gas serra” a opera dei paesi più ricchi. Qui la situazione si ribalta. I tre Stati che meglio coltivano il benessere dell'infanzia a livello locale immettono una quantità di CO2 pro-capite pari al 210% di quanto previsto dagli obiettivi concordati per il 2030.

Proteggono i loro bambini qui e ora, ma minacciano i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo, loro e altrui, non solo nel futuro ma anche nel presente. Per inciso, trai i dieci maggiori responsabili delle emissioni di “gas serra” ci sono paesi molto ricchi come Stati Uniti, Australia e Arabia Saudita sono tra i dieci peggiori inquinatori globali.

Non ci sono solo i problemi derivanti dalle relazioni tra cambiamenti climatici e salute. Il rapporto, per esempio, mette in evidenza quello tra dieta e salute: tra il 1975 e il 2016 il numero di bambini e adolescenti obesi è passato in tutto il mondo da 11 a 124 milioni, Come si legge su Epicentro, la rivista on line dell’Istituto Superiore di sanità, impatti, sanitari, economici e sociali sono enormi: «Circa 250 milioni di bambini sotto i 5 anni che vivono nei Paesi a medio e basso reddito corrono il serio rischio di non raggiungere il loro pieno potenziale di sviluppo. Come già ampiamente dimostrato in precedenti studi, questo rapporto [pubblicato da Lancet] ribadisce come i benefici di uno sviluppo sano durante il periodo dell’infanzia si estendano anche alle età più avanzate, con importanti implicazioni per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e un rapporto uomo-ambiente equilibrato».

Le condizioni di salute dei bambini e degli adolescenti di oggi e di domani non sono che uno – certo, uno dei più gravi – problemi di quella che viene chiamata Global Health: la salute globale. L’aggettivo, globale, indica chiaramente la dimensione planetaria dei problemi che prende in esame. Mentre il concetto di salute va ben declinato. O meglio, va sempre ricordata la definizione che ne dà l’Organizzazione Mondiale di Sanità: la salute è uno «stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia». La stessa agenzia delle Nazioni Unite ribadisce che la salute è un diritto universale dell’uomo.

Allora è evidente, in questo ambito, che la salute globale è un diritto che riguarda non solo l’assenza di malattie (per quanto possibile), ma anche una condizione di benessere che attiene alla sfera economica, sociale e politica, oltre che psicologica. Significa assenza di guerre, di persecuzioni politiche. Significa un ambiente salubre. Significa diritto al lavoro, al necessario per vivere bene, alla dignità. Significa in definitiva la creazione di un nuovo umanesimo.

Sono questi e altri ancora i temi che vengono affrontati da Global Health. Il Festival della salute globale progettato dagli Editori Laterza, con la direzione scientifica di Stefano Vella e Walter Ricciardi, in collaborazione con il Comune di Padova e con l’Università di Padova in partnership Medici con l’Africa-Cuamm.

 La nuova edizione del festival – una vera e propria festa, perché si può affrontare temi di questa serietà con serenità d’animo – era previsto a Padova in questo mese di aprile. Ma per i noti problemi di salute globale correlati al virus SARS-CoV-2, tutto slitta al periodo compreso tra il 12 e il 15 novembre prossimi. Intanto però gli organizzatori non se ne stanno con le mani in mano. Propongono così, attraverso la pagina Facebook, una serie di testimonianze, documenti ed interventi con i maggiori esperti di salute globale del mondo. L’appuntamento è per ogni ogni lunedì, dalle ore 17:00 sulla pagina Facebook del Festival della Salute Globale.
Ma anche il giovedì c’è da fare, grazie agli appuntamenti mensili con ospiti internazionali.

Una straordinaria occasione per riflettere anche sulla pandemia che stiamo attraversando: la sua origine, le sue cause prossime e remote, i motivi che ci hanno visti impreparati a gestirla in tutto il mondo.

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