Il Polo della Salute di Padova, una nuova visione di medicina. Questo il titolo del documento dell’università di Padova che – in 34 pagine – traccia il futuro della medicina a Padova e di quello che sarà il nuovo polo della sanità, diviso, ma unito, a livello funzionale, nella nuova struttura da realizzare nell’area a Est della città e nel sito attuale di via Giustiniani. È il primo contributo, qualificato e appassionato, che l’ateneo redige su mandato della Regione Veneto e del Comune di Padova per disegnare e rispondere alle necessità del bene più importante dell’uomo: la salute.
Risponde a tre esigenze fondamentali: quale modello di medicina si prospetta per il futuro; qual è il ruolo della medicina universitaria nella sua missione di ricerca scientifica, insegnamento e assistenza sanitaria; come si conciliano la costruzione di un nuovo ospedale a San Lazzaro e la valorizzazione dell’attuale polo storico della città? In altre parole: come si garantisce un elevato standard di integrazione funzionale con effettiva unitarietà di gestione e di azione? Si tratta di una visione complessa e allo stesso tempo di una “sfida” per usare le parole del rettore, Rosario Rizzuto, quando ancora non si era entrati nel vivo della progettazione: “Il Polo della Salute – si legge nel documento – sarà una struttura unitaria per concezione e operatività localizzata su due aree” basata su quattro missioni: “clinica, educativa, ricerca e comunità”. Un polo della salute olistico, cioè fondato sulla concezione per cui il paziente viene posto al centro della pratica medica con percorsi diagnostico-terapeutici che integrino le diverse competenze specialistiche medico-chirurgiche e i servizi rispetto alle varie fasi cliniche del malato; integrato, cioè in grado di fondere in modo sapiente “i principi dell’evidenza scientifica, il potere dell’intelligenza artificiale nel guidare decisioni cliniche e terapeutiche basate sui dati generali dalle nuove tecnologie e il capitale umano della sanità padovana per creare una medicina personalizzata”.
Spazio anche alla sostenibilità ambientale: il nuovo polo sarà al passo con le moderne progettazioni architettoniche con un’attenzione particolare all’ergonomicità, alla bioedilizia e all’ospitalità. il Polo sarà ovviamente un ospedale accademico, in cui si formeranno i medici del futuro con spazi di interazione didattici formali e informali per migliorare lo scambio trasversale dell’informazione. E sarà anche un ospedale di ricerca in cui “sperimentazione clinica e ricerca di base si fonderanno in modo organico per avanzare la conoscenza nel campo della medicina e per accelerare i tempi di traslazione dal laboratorio alla clinica”. Il tutto nel paradigma iniziale: servire i bisogni dei cittadini in tutti gli aspetti appena citati in un unicum sinergico. Da queste premesse si entra nel merito di come l’università di Padova vede questo modello di salute pubblica.
Se la visione olistica ha come obiettivo quello di realizzare la cosiddetta medicina delle 4P (predittiva, personalizzata, preventiva e partecipata) allora ci si dovrà concentrare sulla creazione di 5 macro-aree della ricerca medica in forte espansione futura: l’oncologia e la chirurgia oncologica, le neuroscienze, la trapiantologia, le malattie cardiovascolari e la medicina integrata. Solo così si può andare incontro a quelle che saranno le necessità di una popolazione sempre più anziana grazie a un polo medico che garantisca alti standard qualitativi e differenziati a seconda della patologia da affrontare.
Ecco allora prendere forma lo sviluppo di un unico polo su due aree: quella giustinianea da convertire e valorizzare e quella in via di sviluppo a San Lazzaro. La missione è chiara: produrre, sperimentare e diffondere innovazioni e recepire al contempo gli effetti delle radicali trasformazioni cui è soggetto il modo di intendere la salute dei cittadini. Per queste ragioni il modello proposto dall’ateneo prevede un unico dipartimento di emergenza-urgenza integrato ma articolato su due sedi. Nell’area giustinianea un pronto soccorso ad alta autonomia funzionale e aperto alla cittadinanza con accesso diretto, al San Lazzaro, invece, un’area di emergenza-trauma center dedicata all’accoglienza dei pazienti critici e più “strettamente dipendente da tecnologie, professionalità e organizzazioni complesse”. Questa opzione, nell’idea dell’ateneo, consentirà una articolazione integrata delle due aree con una minimizzazione delle sovrapposizioni tra i due pronti soccorso. Le emergenze seguite al giustinianeo saranno perlopiù quelle “non critiche” (codici bianchi, verdi e gialli, cioè circa il 95% degli attuali accessi) con una dotazione prevista per una diagnostica morfologica, due sale operative interventistiche, due sale operatorie per urgenze non differibili e una sala ortopedica. Il tutto supportato da una degenza di terapia intensiva e dai posti letto necessari per la degenza a breve e medio periodo
Il trauma-center del San Lazzaro avrà invece connotazioni strutturali e organizzative orientate alla gestione dell’emergenza di alta complessità senza accesso diretto al pubblico. Il modello è appunto quello del trauma-center: collocazione centrale alla struttura, accesso immediato all’eliporto con una comunicazione diretta e indipendente (non condizionata dal traffico) con l’area giustinianea.
All’interno sarà presente una grande piastra multifunzionale e multispaziale dotata di flessibilità e di facile convertibilità: il cuore pulsante dell’emergenza e in stretto collegamento con l’area occupata per le attività diagnostico-interventistiche e per la rianimazione. La vision prevede anche un’area attrezzata, ma non attiva, dedicata a casi particolari tipici dei disastri o di grandi incidenti destinata a eventuali sovraccarichi improvvisi di pazienti. Attorno a questo cuore pulsante prende vita la nuova area della salute di San Lazzaro. L’ateneo mira a una struttura efficiente, in grado di rispondere all’aspetto di connettività, big data e tecnologia che caratterizzeranno la medicina del futuro. Una struttura che dovrebbe vedere attorno alla piastra centrale la costruzione di cinque grandi moduli di assistenza-didattica e ricerca, di una torre della ricerca, di una dedicata agli ambulatori, oltre a un settore interamente dedicato alla riabilitazione. L’ateneo prevede di dedicare al San Lazzaro complessivamente 895 posti letto.
Da quest’ottica si comprende anche come l’area del giustinianeo sarà completamente rivista. Al netto dei vincoli architettonici presenti, l’attuale ospedale diventerà il punto di riferimento assistenziale per la città, visto l’unico pronto soccorso ad accesso diretto al pubblico. La collocazione ideale dell’area di pronto soccorso sarà a est dell’attuale Policlinico, in prossimità di via Giustianiani. Dovrà essere strutturato per far fronte alla rilevante mole di accessi annuali e dovrà contare su posti di degenza per gestire le ospedalizzazioni di breve e medio periodo. Questi posti dovrebbero trovare naturale collocazione all’interno dell’attuale corpo del Policlinico. All’interno dello stesso troveranno posto diversi gruppi operatori (breast unit-Iov, chirurgia oncologica IOV, chirurgia d’urgenza, sale operatorie ortopediche e day surgery). L’area del giustinianeo, avrà poi a disposizione altri 480 posti letto dedicati alla medicina integrata multi-specialistica con inclusa un’area di recupero funzionale. Diverso spazio sarà assegnato infine alle aree ambulatoriali e a un settore stand alone dedicata alla donna e al bambino dotata di circa 300 posti letto. Nell’area faranno riferimento quattro edifici: la torre pediatrica, la torre ostetrico ginecologica, la palazzina “ex divisione Ostetrica” e quella del “Calabi”. Una volta a regime l’area del giustinianeo avrà circa 900 posti letto e integrerà gran parte delle attività dello Iov. In totale, l’ospedale unico di Padova avrà 1.795 posti a disposizione compresi anche quelli da realizzare a San Lazzaro.
Nella visione di questa sanità le due aree del polo saranno collegate da un sistema a navetta “people mover” dedicato in grado di evitare il traffico cittadino e di collegare in tempi rapidi le due strutture. “Abbiamo dato un impulso immediato al compito che ci era stato assegnato in sede di pre-accordo di programma – spiega, soddisfatto, il rettore Rosario Rizzuto – Quello che proponiamo è il disegno di un ospedale del futuro su due sedi perfettamente integrate e senza zone di serie A o di serie B”. Un ospedale moderno anche per quando sarà costruito: “Tracciamo la linea per una sanità competitiva – prosegue il rettore – delineando quelle che saranno le sfide del futuro della medicina di fronte anche all’invecchiamento della popolazione. E allo stesso tempo guardiamo alla gestione della mole di dati clinici e genomici che ci sarà in futuro per disegnare una salute personalizzata ma che dovrà tenere conto di molteplici informazioni sullo stato di salute del paziente”.