SOCIETÀ

Galateo social per boomer volenterosi

Quello che abbiamo vissuto tra marzo e aprile dell'anno scorso è stato un lockdown molto social. In quei due mesi, il 94% delle persone che sono entrate in Internet hanno navigato anche su un social network, con una media di 40 minuti quotidiani passati tra un aggiornamento di stato e l'altro, ovvero un aumento del 53% rispetto al 2019 (fonte: ComScore). Effettivamente i social sono stati per molti una parentesi di leggerezza nelle giornate di attesa dei bollettini sui contagi, si pensi anche solo alle frequentatissime dirette Instagram in cui la preparazione della pizza diventava uno status symbol, ma la prolungata esposizione ai contenuti social (tra cui emergono sempre troppo spesso le fake news) non ha avuto solo risvolti positivi: tra lo stress della situazione, le preoccupazioni per il futuro e una sorta di analfabetismo digitale a cui certo non si poteva fare fronte in pochi giorni, l'aria su Facebook è diventata pesante.

Esiste una leggenda metropolitana che dice che i giovani fino ai 24 anni abbandonano Facebook perché ormai monopolizzato dai cosiddetti "boomer", cioè i nati tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Sessanta. In realtà in questo articolo includiamo nella categoria tutti coloro che utilizzano i social senza aver prima compreso il suo linguaggio e le sue dinamiche, indipendentemente dall'età anagrafica (ci sono molti boomer più alfabetizzati dei millennial). L'informazione sull'abbandono di Facebook, comunque, non è precisa, visto che non molti giovani si sono cancellati da Facebook, ma c'è un fondo di realtà: se non consideriamo social network WhatsApp (che è un sistema di messaggistica) e YouTube (che è un ibrido tra social e motore di ricerca) nella fascia 18-24 TikTok è il primo social per tempo medio di permanenza (18,6 minuti al giorno a testa) ed è anche quello che cresciuto di più, quadruplicando i suoi utenti rispetto a marzo dell'anno scorso (durante il lockdown in Italia ha raggiunto i 7 milioni di utenti unici, e ora ne ha 9,8) e l'Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei. Facebook, invece, non si aggiudica nemmeno il podio, a differenza di quanto accadeva nel 2018. Certo, a seguito delle richieste del garante della privacy TikTok ha chiesto di nuovo l'età ai suoi utenti, bloccando chi si è autodenunciato come minore di 13 anni: non sono ancora disponibili dati ufficiali, ma ci sentiremmo di scommettere che non ci sia stata una grossa variazione in termini numerici.

Ma cosa fanno di tanto terribile i boomer per far scappare i giovani da una piattaforma? Interrogando un campione, non statistico, di 20 persone abbiamo individuato le principali criticità dell'uso della piattaforma da parte dei nuovi inquilini. Per prima cosa, i boomer danno del "lei". Su Facebook, che è tra i social più informali, la convenzione è quella di dare del tu senza distinzioni anagrafiche di sorta. Chi si sente dare del lei, quindi, tende a percepire il contenuto come una presa in giro, cosa che rischia di degenerare in una discussione senza fine. Le polemiche potevano trattenere le persone su una piattaforma se mancava l'alternativa a portata di click, ma ora molti preferiscono trascorrere il tempo da qualche altra parte (dove danno del tu).

Un altro dei problemi lamentati è che i boomer tendono a non distinguere Facebook dalla vita reale, tranne quando dovrebbero farlo. Per esempio, è frequente che, sotto un commento senza risposta, ce ne sia un altro del boomer che lamenta che l'interlocutore si è sottratto al confronto, quando in realtà magari stava solo facendosi una scorpacciata di Netflix senza preoccuparsi del cellulare. Se attorno a un tavolo un comportamento del genere sarebbe molto scortese, quando siamo online non possiamo aspettarci risposte in tempo reale, soprattutto quando i giovani sono alle prese con la didattica a distanza dei propri figli, ma anche in altri casi in cui l'uso del cellulare è offlimits (in chiesa, a tavola, in bagno, ai concerti, in abbinata a Netflix per i puristi).

Il "buongiorno" che educatamente proferiamo ogni volta che entriamo in un negozio, sui social è superfluo, anche se alleghiamo la foto di un caffè (o di un kaffè, perché alcuni boomer non si sono accorti che i millennial usano la "k" per sostituire "ch" e non "c"), così come non è obbligatorio salutare periodicamente i nostri contatti in chat senza motivo.

Viceversa, ci sono delle cose che valgono tanto su Facebook quanto nella vita reale: è consigliabile non insultare una persona se esprime un'opinione diversa dalla nostra, anche perché le ingiurie rimangono un reato anche quando sono costituite da bit.
Altro concetto importante per l'autotutela dei boomer è quello dell'effettiva inesistenza della privacy: certo, su Facebook possiamo fare in modo che i post vengano visualizzati solo dagli amici, ma se ne abbiamo 500 e parliamo male del nostro capo, statisticamente le probabilità che la notizia arrivi alle sue orecchie non sono così remote.
Per quanto riguarda le foto, alcuni genitori molto prudenti preferiscono oscurare il viso dei loro figli (una gioia per le altre mamme alle feste di classe), ma per definizione i boomer sono maggiorenni, e coprirsi il volto con uno smile gigante non è trendy, ma solo insensato.

In generale i boomer di buona volontà potrebbero rendere la rete un posto migliore evitando la polemica a ogni costo, limitando la condivisione di gattini e bambini morti in circostanze strappalacrime e, in generale, prendendo i social per quello che dovrebbero essere: luoghi giocosi in cui distrarsi nei tempi morti e non cassonetti emotivi dove riversare tutto lo stress della giornata trascosa.
 

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