Qui a fianco trovate i dettagli: il professor Ittiosauro si è di nuovo conquistato le pagine della cronaca scientifica perché alcuni ricercatori hanno trovato nelle sue viscere i resti di un rettile senza testa lungo quattro metri. Il che conferma che il prof. Ittiosauro, dall’alto dei suoi cinque metri di lunghezza, era un predatore.
Diciamo era perché il nostro professore, lustro più lustro meno, è vissuto 250 milioni di anni fa ed era a sua volta un rettile marino. Stiamo parlando, dunque, di un fossile. Ma di un fossile che già due secoli fa è entrato nei libri di storia della geologia, della biologia e, a ben vedere, della filosofia e anche della sociologia per impartirci i suoi insegnamenti in contrasto, addirittura, con gli scopritori del “tempo profondo” nonché fondatori della geologia moderna: James Hutton e Charles Lyell.
Le cose sono andate così, più o meno. Nel 1785 lo scozzese James Hutton pubblica un libro dal titolo piuttosto ambizioso: Theory of the Earth. La teoria della Terra. Ne aveva ben donde, per molti motivi che sono tutti alla base della geologia moderna. Uno in particolare riguarda i fatti che stiamo narrando: Hutton scopre il “tempo profondo”. La Terra vive da un tempo che va ben oltre quello proposto dagli esegeti della Bibbia, poche migliaia di anni. Il nostro pianeta è molto più vecchio, vive da milioni di anni. La proposta, suffragata da studi sulle rocce, fa scalpore. Annota il suo amico e divulgatore John Palyfair: «La mente sembrava presa da vertigine guardando così lontano nell’abisso del tempo». Un abisso che non ha «né vestigia di un principio, né indizi di una fine» avvisa Hutton. Ha confini indeterminati.
C’è un altro particolare, però. Per James Hutton il tempo della Terra non è solo profondo, è anche ciclico. Anzi la freccia ciclica del tempo di Hutton non ammette deroghe: la Terra è davvero sempre uguale a sé stessa, grazie a una “macchina del mondo” che risolleva ciò che gli agenti atmosferici continuamente abbassano. E tutto questo ininterrotto saliscendi di erosione e sollevamenti – ecco un pizzico, e che pizzico, di teleologismo – per consentire all’uomo di sopravvivere e alla sua agricoltura di prosperare.
Meno di mezzo secolo, dopo un altro dei grandi padri fondatori della geologia moderna, Charles Lyell, scozzese anche lui, inizia a pubblicare il suo monumentale Principles of Geology, in cui, con molti più dati empirici e cambiamenti di dettagli, corrobora l’idea della “macchina del mondo” di Hutton. E abbraccia in pieno la teoria dell’eterno ritorno, della freccia ciclica del tempo.
Ecco, dunque, cosa scrive il grandissimo Charles Lyell a proposito dei cambiamenti ciclici dell’ambiente. Se tutto il clima terrestre ritornasse come al tempo dei sauri:
Potrebbero fare allora ritorno quei generi di animali di cui ci è conservata testimonianza nelle antiche rocce dei nostri continenti. Potrebbero riapparire l’enorme iguanodonte nei boschi, e l’ittiosauro in mare, mentre il pterodattilo potrebbe tornare a volare attraverso boschetti ombrosi di felci arboree.
Ecco, dunque, che si affaccia il prof. Ittiosauro. Perché non tutti, nella comunità scientifica britannica, aderiscono alla metafora della freccia ciclica del tempo. Non, per esempio, Sir Henry De la Beche, primo direttore della British Geological Survey, propone la figura di cui sopra datata 1830 e intitolata Grandissimi cambiamenti. L’uomo trovato solo allo stato fossile. Riapparizione degli ittiosauri.
L’immagine è un’immagine del futuro. Ovvero, secondo il rigido determinismo di Hutton e Lyell, di un futuro che è stato passato.
Nella figura, come si può vedere, il professor Ichthyosaurus spiega ai suoi studenti ictiosauri come in tempo remoto ci sia stata sulla Terra una specie il cui cranio è qui sotto: Homo sapiens. Una specie che non è sopravvissuta ai cambiamenti dell’ambiente che hanno consentito il nostro ritorno: il ritorno degli ittiosauri.
Questo, se volete, è l’unico insegnamento improbabile del prof. Ittiosauro. Perché altri di ben fondati ce ne dà.
Quello geologico: la geologia è una scienza storica, perché l’ambiente terrestre cambia incessantemente, ma non ritorna mai sui suoi passi.
Quello biologico: neppure la storia della materia vivente torna sui suoi passi. La storia della vita è una successione di accidenti congelati e anche se le condizioni ambientali dovessero ritornare quelle di 250 milioni di anni fa, non ritroveremmo l’amico ittiosauro.
Quello filosofico: al contrario di quanto pensava Hutton la storia della vita non è una storia di perfezione finalizzata aristotelicamente alle sorti magnifiche e progressive degli umani. È, al contrario, una storia che procede linearmente ma senza una direzione. È una storia di imperfezioni.
Quello sociologico: la figura di Sir Henry De la Beche, primo direttore della British Geological Survey, non uno qualsiasi dunque, è intrisa di un feroce sarcasmo verso Lyell e indirettamente verso Hutton, che noi oggi consideriamo i padri fondatori della moderna geologia. Il che ci deve far guardare con occhio distaccato ai contrasti tra i tanti esperti che se le sono dette spesso di tutti i colori a proposito di COVID-19. È sempre successo e, per fortuna, sempre succederà. Perché la critica, talvolta anche sarcasticamente feroce, è il sale della ricerca scientifica.
In conclusione: grazie per così tanti insegnamenti, prof. Ittiosauro.