SCIENZA E RICERCA

Al via Horizon Europe: perché è importante investire in ricerca, oggi ancora di più

Il 25 febbraio scorso è stato aperto il primo bando dello European Research Council (ERC) Starting Grant, il programma di finanziamento alla ricerca di base dedicato ai ricercatori più giovani. Si tratta dell’inaugurazione del nuovo settennato di finanziamenti alla ricerca europea, Horizon Europe 2021 – 2027, un programma che metterà a disposizione delle menti più brillanti d’Europa la cifra record di 95,5 miliardi di euro.

La cifra è alta, la più alta che sia mai stata allocata per un programma quadro settennale in Europa, ma non così alta come si sperava. Inizialmente, nel 2017, infatti erano stati proposti 120 miliardi di euro. A luglio del 2020 però, in piena ridiscussione del bilancio europeo di fronte all’emergenza pandemica, i fondi previsti per la ricerca sono stati tagliati drasticamente, scendendo fino a 76 miliardi. L’incremento rispetto al programma precedente, Horizon 2020 (2014 – 2020), sarebbe stato sostanzialmente nullo: la ricerca europea avrebbe stagnato per 7 anni.

In un discorso tenuto al Parlamento Europeo a settembre 2020, il presidente dell’ERC, il professor Jean-Pierre Bourguignon ha ricordato alle istituzioni europee perché è importante investire in ricerca e perché oggi lo è ancora di più. Ne riproponiamo alcuni passaggi.

“Il finanziamento a livello europeo consente a una massa critica di risorse pubbliche e private di unirsi insieme per rendere la ricerca e l’industria europea più competitiva, in un modo che gli approcci nazionali non possono sperare di raggiungere. In aree come l’informazione quantistica ad esempio questo è cruciale. Messa semplicemente, consente ai nostri ricercatori e alle nostre aziende di operare allo stesso livello delle loro controparti statunitensi e cinesi: questo è il valore aggiunto del finanziamento europeo.

"Un tale livello è richiesto se vogliamo che l’Europa diventi il primo continente a zero emissioni (nel 2050, ndr), o per ridurle del 55% (nel 2030, ndr), o per diventare leader nell’uso industriale dei dati e dell’Intelligenza Artificiale. Con queste priorità in mente, di certo non sembra essere il momento migliore per l’Europa di girare all’ingiù la manopola degli investimenti!”.

Il presidente dell’ERC tocca poi un tasto che risulta particolarmente attuale oggi, che si discute della proprietà intellettuale in mano alle multinazionali private di beni fondamentali per la salute e per il funzionamento della società come i vaccini: “Raggiungere la sovranità tecnologica richiede costruire una base di ricerca ancora più resiliente e competente, iniziando dalla scienza di base e dallo sviluppo di tecnologie nuove e alternative a livello europeo. Senza tutto questo, non ci può essere né autonomia né leadership. Non merita tutto questo più risorse?

"Se l’Europa vuole guidare, allora i suoi ricercatori devono essere i primi a scoprire e a sviluppare le conoscenze più all’avanguardia. Non si può avere leadership solo sviluppando idee che sono state scoperte altrove”.

Fortunatamente le parole di Bourguignon sono state ascoltate e l’11 dicembre 2020 si è trovato l’accordo istituzionale. Il budget dedicato alla ricerca è salito, anche se non fino al livello che veniva ritenuto opportuno per rilanciare veramente l’Europa nella corsa alla leadership mondiale. Ciononostante rispetto al finanziamento del periodo precedente, Horizon 2020, l’incremento c’è ed è circa del 30%.

E rispetto al programma precedente Horizon Europe presenta alcune novità, come l’organizzazione in missioni. La Commissione Europea ha assunto un team di esperti, tra i quali era presente anche l’economista dello Univerity College di Londra Mariana Mazzuccato, il cui ultimo libro si intitola proprio Mission economy: a moonshoot guide to changing capitalism, con cui ha individuato una lista di sfide chiave per la società, che hanno preso forma nelle 5 missioni di Horizon Europe. Queste sono la lotta al cancro; l’adattamento al cambiamento climatico e la trasformazione sociale; la salute degli oceani, dei mari e delle acque interne; la neutralità climatica e le smart cities; la salute del suolo e del cibo. Alle missioni è stato allocato un budget di 4,5 miliardi di euro e andranno a sostituire le flagship (come la Quantum Flagship o lo Human Brain Project) del precedente programma, a cui erano destinati 1 miliardo di euro ciascuna.

La ricerca di base continuerà ad essere l’asse portante di Horizon Europe: ai vari livelli dell’ERC (Starting Grant, Consolidator Grant, Advanced Grant) andranno complessivamente 16 miliardi di euro, un aumento del 20% rispetto alla tornata precedente. A questi si aggiungono altri 4 miliardi di euro provenienti da quei Paesi al di fuori dell’Unione Europea che potranno partecipare ai bandi ERC. Tra questi, oltre a Israele e Svizzera, da quest’anno ci sarà anche il Regno Unito, che ha firmato un accordo per consentire ai propri ricercatori di accedere ai finanziamenti di Horizon Europe. Ciascun progetto ERC può venire finanziato fino a 2,5 milioni di euro per 5 anni.

Anche per la ricerca applicata ci sono novità. La Commissione Europea ha inaugurato lo European Innovation Council (EIC), per il quale sono disponibili 10 miliardi di euro che come per l’ERC sono suddivisi in 3 tipi di finanziamento, corrispondenti ciascuno a una fase di sviluppo del progetto: idee che hanno un potenziale commerciale (pathfinder); la transizione dal laboratorio al mercato (fast track to innovation); l'espansione del business (accelerator). Sono anche previsti premi (EIC Horizon Prizes) per chi dimostra di vincere le sfide che si pone.

Particolare attenzione verrà poi posta ad altri due temi. Il primo è quello di una scienza aperta e accessibile (Open Science): la pubblicazione in open-access sarà obbligatoria per i lavori finanziati dai fondi di Horizon Europe. Per questo all’interno dei finanziamenti è prevista una quota per le pubblicazioni a riviste ad accesso libero, per le quali solitamente i ricercatori devono sostenere i costi, alimentando un modello di business che va tutto a favore degli editori. La Commissione a tal riguardo metterà a disposizione una piattaforma open-access per gli scienziati supportati da fondi europei: Open Research Europe.

L’Europa chiede ai suoi ricercatori attenzione anche sui dati: dovranno essere generati in modo da essere accessibili e riutilizzabili anche da altri ricercatori. A tal riguardo si sta lavorando allo European Open Science Cloud, anche se il suo regolamento non sembra davvero agevole e alcuni Paesi meno attrezzati, come la Croazia, non sembrano avere tutti i mezzi necessari a rispettare i requisiti richiesti, riporta Nature.

Infine particolare attenzione verrà riposta sul tema dell’uguaglianza. C’è l’impegno a spendere il 3% del budget (quasi 3 miliardi di euro) per ampliare le partecipazioni di Paesi che tendono a vincere meno progetti, al fine di ridurre la distanza tra Paesi dell’Est e dell’Ovest dell’Europa. Altrettanta attenzione verrà posta a rispettare il bilanciamento di genere e a vigilare implementando misure contro le molestie.

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