Tra i vari record superati nel 2023 bisogna annoverare anche quello relativo alla stagione degli incendi: quella che si avvia a conclusione è una delle peggiori mai registrate per l’emisfero boreale.
Gli incendi boschivi sono un fenomeno naturale e ricorrente. Nell’emisfero settentrionale del pianeta, si verificano incendi boschivi normalmente nel corso della primavera e dell’estate, con un’intensità che varia moderatamente a seconda delle condizioni idrologiche, climatiche ed ecologiche locali. La primavera e l’estate del 2023 sono state caratterizzate, in tutto l’emisfero nord, da incendi particolarmente intensi e prolungati, con fenomeni ben al di fuori della normale variabilità.
Grazie al programma Copernicus, il sistema di monitoraggio satellitare del pianeta a cura dell’Agenzia Spaziale Europea, sono state registrate numerose anomalie nella composizione atmosferica in corrispondenza delle aree interessate dagli incendi. Il CAMS (Copernicus Atmospheric Monitoring Service), divisione del programma Copernicus dedicata al monitoraggio dell’atmosfera terrestre, ha pubblicato i dati relativi allo scorso periodo estivo, tracciando con precisione le deviazioni dalla media.
Una stagione degli incendi particolarmente problematica è stata quella vissuta dal Canada, dove i roghi hanno bruciato ininterrottamente per oltre quattro mesi, da maggio ad agosto, soprattutto nelle regioni nordoccidentali del Paese. Alla metà di settembre, quando i dati del CAMS sono stati pubblicati, erano andati a fuoco più di quattro milioni di ettari di territorio. Per quanto riguarda le emissioni di gas inquinanti causate da questi estesi incendi, i dati relativi al 2023 sono ben oltre la media degli ultimi vent’anni, qualificando l’ultimo anno come il peggiore mai registrato per il Canada. L’entità degli incendi è stata tale che il fumo rilasciato ha raggiunto persino l’Europa, a giugno 2023. Per comprendere l’ordine di grandezza dei fenomeni verificatisi nel corso di questa estate, è interessante mettere a confronto i dati relativi alle emissioni causate dagli incendi del 2023 in Canada con quelli relativi al 2014: 138 megatonnellate nel 2014, quasi 410 nel 2023.
Un altro momento di crisi ha riguardato le regioni artiche di Canada e Russia, dove si sono registrati episodi anomali soprattutto a luglio 2023: per via della quantità di emissioni rilasciate in atmosfera, gli eventi di quest’anno sono stati poi classificati tra i cinque più intensi dell’ultimo ventennio per la regione artica.
Fonte: CAMS - Copernicus
Una stagione degli incendi particolarmente problematica è stata quella vissuta dal Canada, dove i roghi hanno bruciato ininterrottamente per oltre quattro mesi, da maggio ad agosto, soprattutto nelle regioni nordoccidentali del Paese. Alla metà di settembre, quando i dati del CAMS sono stati pubblicati, erano andati a fuoco più di quattro milioni di ettari di territorio. Per quanto riguarda le emissioni di gas inquinanti causate da questi estesi incendi, i dati relativi al 2023 sono ben oltre la media degli ultimi vent’anni, qualificando l’ultimo anno come il peggiore mai registrato per il Canada. L’entità degli incendi è stata tale che il fumo rilasciato ha raggiunto persino l’Europa, a giugno 2023. Per comprendere l’ordine di grandezza dei fenomeni verificatisi nel corso di questa estate, è interessante mettere a confronto i dati relativi alle emissioni causate dagli incendi del 2023 in Canada con quelli relativi al 2014: 138 megatonnellate nel 2014, quasi 410 nel 2023.
Un altro momento di crisi ha riguardato le regioni artiche di Canada e Russia, dove si sono registrati episodi anomali soprattutto a luglio 2023: per via della quantità di emissioni rilasciate in atmosfera, gli eventi di quest’anno sono stati poi classificati tra i cinque più intensi dell’ultimo ventennio per la regione artica.
Fonte: CAMS - Copernicus
Anche l’area mediterranea è stata interessata da roghi di impressionante vastità. È senz’altro da sottolineare il grave bilancio riportato ad agosto 2023 dalla Grecia, dove si sono consumati gli incendi più devastanti – anche in questo caso – degli ultimi due decenni. Gli incendi che hanno interessato la penisola greca sono anche i più ampi mai registrati in Europa: secondo le stime dello European Forest Fire Information Service, nel Paese sarebbero andati a fuoco circa 173.000 ettari di territorio. Altri eventi di grave entità verificatisi all’interno dell’Unione Europea sono l’incendio che ha devastato l’isola spagnola di Tenerife, nell’arcipelago delle Canarie, il cui bilancio consiste nella distruzione di circa 15.000 ettari di territorio forestale, e altri incendi che hanno interessato la penisola iberica, come quello che si è verificato in Portogallo all’inizio del mese di agosto.
È importante ricordare che fenomeni così estremi diventano sempre più probabili via via che il cambiamento climatico avanza. Infatti, gli incendi estivi sono, come accennato, un fenomeno che rientra nella variabilità naturale, e svolgono anche un’importante funzione ecologica. Tuttavia, la loro intensità dipende dal variare delle condizioni climatiche, meteorologiche e idrologiche: il combinarsi di condizioni come una maggiore siccità e periodi prolungati in cui le temperature sono ben più alte della media stagionale è il presupposto perfetto perché questi eventi estremi si verifichino. Come ha affermato Mark Parrington, fisico dell’atmosfera e senior scientist del CAMS, nel comunicato stampa che accompagna i dati sugli incendi del 2023 dal CAMS, «Con l’aumento delle temperature e il protrarsi delle condizioni di siccità, le probabilità che si verifichino incendi devastanti come quelli in Canada diventano sempre più elevate. Il monitoraggio, grazie al CAMS, delle emissioni causate dagli incendi e dello spostamento dei gas inquinanti in atmosfera è essenziale per comprendere l’entità dei fenomeni e i loro potenziali impatti sulla qualità dell’aria».