Febbre, tosse, mal di gola, malessere generale. Quest’anno l’influenza non sarà più aggressiva degli anni scorsi. I vaccini somministrati sono stati allestiti nella stagione dell’inverno australe, per cui considerando l’isolamento del virus, l’allestimento del vaccino e l’arrivo del vaccino stesso sono intercorsi sei mesi e questo spiega perché il vaccino antinfluenzale, per quanto efficacissimo, protegga dal 50 al 75% della popolazione e non il 100%, considerata la capacità del virus di mutare costantemente.
Nei Paesi industrializzati si stima che l’influenza sia la terza causa di morte per malattie infettive e si calcolano circa 40.000 decessi ogni anno in Europa. Anche per questo da anni i virologi di tutto il mondo stanno studiando il modo per produrre un vaccino universale e si stanno concentrando in modo particolare su una porzione dell’emoagglutinina, una molecola (antigene) di superficie del virus influenzale che si attacca al recettore cellulare e causa l’infezione.
Si provi a immaginare un fiore, composto da una testa e uno stelo. Ebbene, la testa dell’emoagglutinina presenta una forte variabilità tra i diversi ceppi del virus, mentre lo stelo è più stabile ed è proprio questo l’obiettivo su cui si stanno concentrando i ricercatori. Al momento si dispone di tecniche di ingegneria genetica di anticorpi neutralizzanti umani molto efficaci, ma non si è ancora arrivati a un risultato certo e definitivo.
Va sottolineato che ancora oggi noi produciamo vaccini con un metodo utilizzato ottant’anni fa, cioè coltivando il virus in uova embrionate. Questo sistema di produzione è ancora utilizzato dalle aziende di tutto il mondo, perché è stato validato da agenzie regolatorie come l’European Medicines Agency e la Food and Drug Administration.
Ci sarebbe invece la possibilità di creare vaccini con tecnologie ben più avanzate, coltivando ad esempio il virus non in uova embrionate ma in cellule umane o creando nuove strutture antigeniche virali (in grado di indurre la produzione di anticorpi neutralizzanti) mediante tecniche genomiche (vaccinologia inversa) e di biologia sintetica. Sarebbero dunque vaccini privi di componenti esterni che potrebbero essere allergeni. La tecnologia dunque esiste, ma comporta meccanismi di sicurezza e approvazioni da enti regolatori di nuovi impianti di produzione.