SCIENZA E RICERCA

Interazioni ecologiche a rischio per la deforestazione amazzonica

In questi giorni abbiamo visto l'Amazzonia bruciare, in gran parte a causa dell'azione dell'uomo, che altera l'ambiente a proprio beneficio. In biologia evoluzionistica questa strategia viene chiamata costruzione di nicchia, e di per sé è un comportamento adattativo, per lo meno sul breve termine, per la specie che lo mette in atto. È un processo evolutivo diffuso a tutti i livelli del mondo vivente, dai vermi di terra che modificano l'acidità del suolo rendendolo più adatto alle proprie condizioni, ai castori, ingegneri acquatici che costruiscono dighe di rami, sassi e fango per difendere le loro tane dai predatori.

L'uomo è però un'anomalia, ha abusato dei processi di costruzione di nicchia sino alla distruzione degli habitat e dei servizi ecosistemici. Eppure, proprio questo trend fa parte della sua storia evolutiva, basata sulla conquista di nuovi ambienti, sulla loro modificazione tramite la domesticazione di piante e animali selvatici e sul consumo, fino all'esaurimento, delle risorse disponibili, per poi spostarsi alla ricerca di nuove terre fertili.

Le strategie di costruzione di nicchia umane sono state possibili grazie a due tratti di particolare successo. Il primo è stato l'aumento delle dimensioni dei gruppi sociali; il secondo è stato l'evoluzione di un complesso sistema di trasmissione dell'informazione che è culminato nel linguaggio articolato verbale.

Come si è detto la costruzione di nicchia è un fenomeno diffuso in natura e altri animali hanno messo in atto queste strategie per favorire, questa volta in modo equilibrato, il proprio adattamento.

È il caso di alcune specie di uccelli della foresta pluviale amazzonica peruviana, studiate da un gruppo internazionale di ecologi ed etologi, dell'università di Padova (Matteo Griggio, dipartimento di biologia; Paola Tellaroli, statistica del dipartimento di scienze cardio-toraco vascolari e sanità pubblica), della Monash University di Melbourne (Ettore Camerlenghi, laureatosi a Padova) e dell'università della California, Berkeley (Ari E. Martinez, direttore del progetto di ricerca).

La particolarità di questi uccelli insettivori è che formano stormi di specie miste, un tipo di associazione non comune, ma che nelle aree di foresta tropicale raggiungono anche picchi di 65 specie. Per queste specie che si muovono nella fitta vegetazione alla ricerca di artropodi la possibilità di scorgere un predatore è ridotta dalla bassa visibilità e dal denso fogliame. I vantaggi di un gruppo numeroso comprendono un maggior riparo dai predatori e la diminuzione della competizione ecologica con altre specie. Ma assume un ruolo chiave in questi gruppi misti la specie sentinella, capace di scorgere prima degli altri i predatori e di produrre un segnale sonoro (alarm call) che può essere utilizzato a vantaggio degli individui delle altre specie nelle vicinanze.

“L’associazione con una specie sentinella è fondamentale e permette alle altre specie nello stormo di occupare spazi ecologici cui altrimenti non avrebbero accesso” spiega Ettore Camerlenghi, prima firma del lavoro pubblicato su American Naturalist, che in foresta amazzonica ha trascorso tre periodi di ricerca sul campo, per un totale di 7 mesi.

“In un precedente esperimento Ari Martinez ha monitorato il comportamento degli uccelli in assenza della specie sentinella” prosegue Camerlenghi, “e ha messo in luce che l'uso dello spazio, il movimento e l'uso della vegetazione da parte delle altre specie cambia in modo sostanziale.”

La presenza di predatori (rapaci del genere Micrastur e Accipter in questo caso) è uno dei fattori principali nel plasmare l'occupazione degli spazi da parte delle prede. “In termini tecnici lo chiamiamo landscape of fear, una sorta di mappa delle zone di cui le prede hanno paura”. L'informazione trasmessa dalle specie sentinella modifica questa mappa, rilassa il paesaggio della paura e rende accessibili alle altre specie dello stormo (come le specie del genere Myrmotherula) aree che altrimenti sarebbero loro precluse.

“Nel nostro lavoro sostanzialmente abbiamo mostrato come la foresta sia un mosaico di territori di due specie di sentinella legati a due microhabitat differenti”. La prima, Thamnomanes schistogynus, occupa zone di vegetazione disturbata, in cui alberi caduti aprono spazi nella foresta. La seconda, Thamnomanes ardesiacus, si trova invece in aree di foresta matura e più fitta.

“I dati che abbiamo raccolto mostrano che la prima specie fornisce informazioni più affidabili sulla presenza di predatori, è la sentinella migliore, e deforma in modo diverso il landscape of fear rispetto alla seconda”.

Il meccanismo di costruzione di nicchia in atto riguarda dunque lo sfruttamento del segnale sonoro emesso dalla specie sentinella a vantaggio delle altre specie del gruppo. L'informazione emessa consente alle altre specie di occupare aree che altrimenti eviterebbero, con importanti conseguenze a livello ecologico. L'associazione a stormi numerosi guidati da specie sentinella e la comunicazione tra specie sono i mezzi attraverso cui molti uccelli insettivori modificano la propria nicchia ecologica, ampliandola.

Il “paesaggio informativo” della sentinella modifica il “paesaggio di paura” delle altre specie e a loro volta questi paesaggi sono regolati dalla configurazione a mosaico della foresta, che alterna fitta vegetazione a spazi più aperti.

I disboscamenti in atto in questi giorni nella foresta amazzonica potrebbero alterare drammaticamente questi delicati equilibri evolutisi in decine o a volte centinaia di milioni di anni. “Le foreste tropicali, sono uno dei grandi monumenti alla biodiversità e alla complessità degli ecosistemi” commenta Camerlenghi. “Un ecosistema è ben conservato dal punto di vista funzionale quando le interazioni tra i suoi componenti sono intatte. La deforestazione e il disturbo antropico possono condizionare alcune specie più di altre. Alcune specie rivestono un ruolo chiave nelle comunità biologiche, come le specie sentinella, e perderle significherebbe perdere una complessa rete di interazioni, con drammatici effetti ecologici a cascata”.

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