SOCIETÀ

Interpelliamole. Il progetto 100 esperte valorizza i talenti e le competenze delle donne

Stando ai risultati del Global media monitoring project, la più ampia ricerca a livello internazionale che misura la rappresentazione di uomini e donne da parte dei mezzi di informazione, in tutto il mondo le donne vengono intervistate dai media, in qualità di esperte, solo nel 24% dei casi. Ebbene, la media italiana è ancora più bassa. Infatti, l’edizione 2020 di questo report quinquennale ha rilevato che delle persone che vengono interpellate dai media per commentare, analizzare e interpretare il mondo sulla base dei loro saperi e delle loro competenze, solo il 12% delle volte sono donne. I mezzi di informazione, infatti, tendono a parlare delle donne quando queste sono le vittime in episodi di cronaca nera, quando appartengono al mondo dello spettacolo, oppure se hanno un rapporto affettivo o di parentela con uomini importanti; molto raramente viene chiesto loro di intervenire nel dibattito pubblico in qualità di esperte.

Per cercare di contrastare questa tendenza e dare visibilità e riconoscimento alle donne italiane eccellenti nei loro campi di riferimento, è nato il progetto editoriale 100 esperte lanciato nel 2016 dall’Osservatorio di Pavia e dall’associazione di giornaliste Gi.U.Li.A, che ha avviato la costruzione di un archivio digitale che comprende al momento più di 360 nomi di donne italiane esperte in diversi ambiti del sapere contemporaneo: discipline STEM, politica internazionale, economia e finanza e, dal 2021, anche storia e filosofia.

Il processo di compilazione di questo database è stato accompagnato dall’uscita di alcuni volumi riuniti in una collana voluta da Fondazione Bracco e pubblicati dalla casa editrice Egea, ognuno dei quali contiene racconti e narrazioni in prima persona della vita professionale e privata di donne prestigiose e autorevoli. Ai libri usciti in questi ultimi anni (100 donne contro gli stereotipi per la scienza, 100 donne contro gli stereotipi per la politica internazionale e 100 donne contro gli stereotipi per l’economia) si è da poco aggiunto 100 donne contro gli stereotipi per la storia e la filosofia.

Le donne competenti ci sono, interpelliamole

Il libro è stato curato dalle giornaliste Maria Luisa Villa e Luisella Seveso che il 15 dicembre 2021 sono state ospitate dal Centro di Ateneo Elena Cornaro in uno degli appuntamenti del ciclo Conversazioni a Casa Cornaro coordinato dalla professoressa Claudia Padovani. Le due giornaliste hanno dialogato con una delle esperte la cui testimonianza è stata inserita nel volume appena uscito: Maria Cristina La Rocca, professoressa di storia medievale all’università di Padova.

L’ampliamento dell’archivio 100 esperte con una sezione dedicata alla storia e alla filosofia è senza dubbio un risultato importante poiché, come commenta la professoressa Padovani, i saperi umanistici sono fondamentali nella società di oggi, in cui è necessario che le scienze cosiddette “dure” vengano continuamente interrogate con domande che possono provenire proprio dallo studio della storia e dalla filosofia.

“Il progetto 100 esperte nasce dal desiderio di dare la parole alle tantissime donne capaci e competenti che raramente vediamo interpellate dai media e coinvolte in progetti più ampi di governance a vari livelli”, ha dichiarato Maria Luisa Villa durante l’incontro. “In tutti i campi del sapere, infatti, possiamo trovare donne brillanti, le quali però sono spesso assenti nelle rappresentazioni mediatiche. I risultati del Global media monitoring project del 2015 ci hanno scandalizzate e per questo abbiamo pensato di costruire un database destinato ai media e, perché no, anche agli organizzatori di eventi e conferenze. Infatti, molto spesso i panel diventano piuttosto dei “manel”, perché ospitano quasi sempre solo relatori di sesso maschile”.

“Il nostro vuole essere uno sguardo costruttivo e positivo nei confronti della realtà delle donne”, spiega Villa. “Crediamo che la narrazione in prima persona, così come viene proposta nei libri, abbia un ruolo molto importante nella disseminazione del progetto e nella rappresentazione di donne che sono poco conosciute ma che noi abbiamo voluto ascoltare”.

“Questo progetto ci ha permesso di incontrare e intervistare donne estremamente brillanti e disponibili a intervenire nel dibattito pubblico qualora fossero interpellate”, aggiunge Luisella Seveso, che sottolinea anche quanto sia fondamentale per le donne fare rete e creare occasioni di incontro tra quelle più giovani e quelle con più esperienza attraverso, ad esempio, programmi di mentoring.

Villa e Seveso ci tengono infatti a specificare che i criteri di selezione definiti per individuare le donne da inserire nell’archivio non comprendono solo l’eccellenza e la competenza nel proprio ambito di studio o di lavoro, ma anche la disponibilità ad essere interpellate dai media e il desiderio di sostenere altre donne che decidono di intraprendere una carriera nel loro stesso ambito.

Che l’importanza di fare rete sia prioritaria in tutti i campi del sapere è stato sostenuto anche dalla professoressa La Rocca, che nel suo intervento ha parlato delle disparità di genere ancora molto presenti nelle università italiane anche all’interno dei dipartimenti di studi umanistici, dove alcuni settori disciplinari sono ancora considerati prettamente maschili. “Lo sbilanciamento numerico viene purtroppo mantenuto anche nelle nuove assunzioni di docenti e ricercatori che, 9 volte su 10, sono uomini”, spiega.

Come fare allora per spezzare questi meccanismi e aiutare le nuove generazioni di donne a emergere? Come ha sottolineato Seveso, “la disparità di genere non è un problema solo delle donne, ma di tutta la società, che sta sprecando molti dei talenti di cui dispone. Pensiamo, ad esempio, a tutte le donne che vengono formate nelle università ma che poi non ottengono riconoscimento nel mondo del lavoro”.

Il lavoro del comitato scientifico per il progetto 100 esperte diventa ancora più indispensabile alla luce dei risultati dell’ultima edizione del Global media monitoring project. Il report evidenzia infatti che, rispetto al 2015, la rappresentazione mediatica delle donne esperte in Italia è scesa ulteriormente, passando dal 18% al 12%.

La buona notizia è che iniziative simili a 100 esperte sono state avviate anche in altri paesi europei. “La sottorappresentazione mediatica delle donne non è un fenomeno solo italiano, bensì globale”, afferma infatti Villa. “In Europa esistono dei progetti nati dalla stessa esigenza e ciascuno di essi percorre una strada parallela alla nostra”.

Quale miglior modo di fare rete se non unendo le forze con chi ha promosso simili iniziative altrove? Questo sarà possibile grazie al progetto European Network for Women Excellence (ENWE) che darà più visibilità ai singoli database e promuoverà occasioni di incontro tra donne provenienti da diversi paesi.

Con il nostro lavoro non vogliamo disconoscere l’interpretazione maschile della realtà, bensì equilibrarla”, specifica Seveso. “Crediamo sia importante diffondere nel mondo una narrazione più bilanciata del ruolo che hanno le donne della società e per questo stiamo cercando di creare una community di donne consapevoli che le competenze femminili rappresentino una fonte di ricchezza per l’intera società e che quindi debbano entrare nel dibattito pubblico”.

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