Kais Saied, neo-presidente della Tunisia scelto tra 26 candidati, è una figura interessante e a tratti misteriosa. Forte della sua estraneità al mondo politico, conducendo una campagna elettorale molto sobria, si è aggiudicato il favore di più del 70% dei votanti. Il Bo Live ha contattato Renata Pepicelli, professoressa di Storia dei paesi islamici e Islamistica presso il dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’università di Pisa, e Ramzi Ben Amara, ricercatore presso il Centro di antropologia, dipartimento di Lettere e Scienze umane dell’università di Sousse, per approfondire le dinamiche dietro al successo di questo neofita della politica tunisina.
Chi era Kais Saied prima di diventare presidente?
“Kais Saied è un giurista, specializzato in diritto costituzionale. La maggior parte della sua carriera si è svolta all'università di Sousse e di Tunisi. Durante gli eventi del 2010/2011 (Rivoluzione dei gelsomini ndr) è stato spesso invitato in programmi televisivi per commentare quello che stava accadendo e, successivamente, i lavori dell'assemblea costituente per la preparazione della nuova costituzione. In Tunisia si sta speculando molto sul suo passato, ma non si è a conoscenza di nessuna precedente affiliazione politica” risponde Ramzi Ben Amara.
La professoressa Pepicelli spiega: "Kais Saied ha riproposto quelle che erano state le promesse della rivoluzione: lotta alla corruzione, tema molto sentito in Tunisia, lotta ai sistemi di potere consolidati, maggior potere al popolo, decentralizzazione del potere attraverso una riforma federalista del sistema politico. I suoi discorsi hanno colpito in particolar modo i giovani, cioè quelli che hanno partecipato alla rivoluzione o che erano bambini quando questa è avvenuta. Le parole di Saied hanno fatto sì che si sentissero nuovamente attivi e parte di una politica che li aveva rigettati e delusi durante gli anni successivi alla rivoluzione. È interessante sottolineare che, secondo alcune stime, il 90% dei giovani tra i 18 e i 25 anni che ha votato, ha votato per Kais Saied. Certamente non è stato supportato solo dai giovani, ma da segmenti variegati della popolazione tunisina. Saied ha avuto un plebiscito di voti: in alcune città come Tataouine e Kebili, città del sud della Tunisia, l'apprezzamento per il neo-presidente ha superato il 90%”.
Sembra che il neo-presidente abbia delle idee conservatrici su alcune tematiche. Quali sviluppi possiamo aspettarci?
"In questo momento ci sono delle aspettative enormi su di lui, che è sostenuto tanto dal partito islamista Ennahda, tanto da forze indipendenti che da forze di sinistra. Tenere assieme tutte queste correnti, che l'hanno sostenuto e portato alla schiacciante vittoria del ballottaggio, sicuramente non sarà semplice. È interessante notare che c'è una parte della sinistra tunisina che, nonostante le posizioni conservatrici di Kais Saied su temi quali libertà individuali, diritti lgbtq, eguaglianza nell'eredità e pena capitale, ha scelto di credere nella sua candidatura considerandola la migliore in questo momento nel panorama politico del paese. Dal punto di vista delle politiche economiche, malgrado i suoi riferimenti a politiche protezionistiche e nazionaliste, non ci sono stati fino ad ora segnali di voler mettere in discussione gli accordi internazionali della Tunisia con l'Ue, come ad esempio l'accordo Aleca per un accordo di libero-scambio completo e approfondito. È ancora presto per capire quello che accadrà. A me sembra, comunque, che la popolazione tunisina abbia degli anticorpi molto forti. Anche sotto i governi precedenti la società civile è riuscita a far crescere le libertà civili e i diritti delle donne. Bisogna attendere gli sviluppi reali del dibattito all'interno del paese. Chi l'ha sostenuto durante il ballottaggio avrà una posizione forte in tema di libertà e diritti sociali e civili. Va detto che in questo momento il grande dramma della Tunisia è di carattere economico, aggravato da un sentimento di non rappresentanza di una larga fetta della popolazione, per lo più giovane e da una grande frammentazione del panorama politico. La Tunisia sta vivendo una grandissima crisi: la disoccupazione è a livelli molto alti, l'inflazione è enorme, il potere d’acquisto del dinaro tunisino si è abbassato notevolmente, l’indebitamento del paese è significativo e i beni di prima necessità costano tantissimo. C'è stato un impoverimento generale della popolazione. Perciò l'economia in questo momento è la grande sfida di Kais Saied" risponde Renata Pepicelli.
Kais Saied sembra essere una voce fuori dal coro, in discontinuità con la vecchia politica tunisina. Questa immagine è stata usata anche da altre figure politiche contemporanee in diversi paesi. Quanto è stato importante per la sua vittoria?
“In Tunisia si è stanchi dei vecchi regimi. Abbiamo avuto 23 anni di dittatura, poi gli islamisti, a seguire il governo tecnocratico, nuove elezioni e il partito liberale, poi la nuova coalizione degli islamisti col partito liberale. Forse abbiamo la sensazione che ci sia più corruzione attualmente che durante la dittatura. Le persone pensano che queste élite politiche stiano guadagnando tanto, ma non stiano risolvendo nulla, soprattutto a livello economico. C'è molta divisione fra i partiti e non ce ne sono di predominanti forti abbastanza da guidare il paese. Se si analizzano i risultati delle elezioni si vede che il partito del presidente uscente Beji Caid Essebsi è praticamente scomparso: credo abbia due seggi in parlamento. Il nuovo partito di Nabil Karoui, chiamato Il cuore della Tunisia, probabilmente ha 14/15 seggi in parlamento. Poi c'è il vecchio partito dell'ex presidente Ben Ali con più di 30 seggi e gli islamisti che ne hanno perso la metà di quelli che avevano. Se si osserva questo mosaico, si capisce che la Tunisia ne ha avuto abbastanza dei vecchi partiti. In passato (durante la dittatura ndr) abbiamo avuto un solo partito, dopo questo più di 200 partiti e ognuno di questi sta cercando di convincere la popolazione che vuole risolvere i problemi dal paese, ma nessuno di loro ha un progetto concreto. Perciò le persone hanno boicottato, in un certo senso, le elezioni, perché non si fidano più di loro. Kais Saied è stato presentato come Monsieur Propre (Mastro Lindo ndr), cioè qualcuno che non ha passato politico, non è corrotto, non sta dicendo alle persone che risolverà ogni problema, il suo programma è semplice. Ha vinto senza una grande campagna politica. Si è scelto un volto nuovo, che ispirasse fiducia. Sono i giovani che compiono queste azioni, che reagiscono così, per questo motivo la maggior parte di loro l'ha votato e il nuovo presidente ha ottenuto oltre il 70% dei voti” conclude Ramzi Ben Amara.