SOCIETÀ

L'arte di progettare mercati

Comprendere le condizioni migliori per concludere accordi, allo scopo di permettere scambi sempre più efficienti e vantaggiosi per tutte le parti in causa: una cosa da Nobel, come quello ricevuto nel 2012 da Alvin Eliot Roth insieme a Lloyd Stowell Shapley per gli studi sul Market Design. “Design può essere inteso sia come sostantivo che come verbo – spiega l’economista, docente a Stanford e ad Harvard –. Da una parte i mercati hanno strutture che possono essere studiate, dall’altro quando ci sono problemi possiamo provare a risolverli”.

Intervista di Daniele Mont D'Arpizio, montaggio di Barbara Paknazar

Ho iniziato il mio percorso occupandomi di teoria dei giochi, usando la matematica per comprendere i mercati e le loro regole – continua l’economista, ospite a Padova per una Nobel Lecture –; poi a un certo punto mi è stato chiesto di ridisegnare il mercato del lavoro per i nuovi medici negli Stati Uniti. È stato allora che sono diventato un market designer: accettando ho capito che sarebbe cambiato la natura dei miei interessi per i mercati se fossi diventato responsabile di come funzionavano, invece di continuare semplicemente a studiarli”.

La Nobel lecture di Alvin Roth nell'Aula Magna di Palazzo Bo

Gli studi pionieristici di Roth hanno portato negli anni ’90 alla messa a punto dell'algoritmo ancora utilizzato dal National Resident Matching Program (NRMP), la piattaforma che aiuta i medici appena laureati a trovare occupazione negli Stati Uniti, e ha aperto la strada a numerose altre collaborazioni in ambiti come il mercato del lavoro, le iscrizioni a scuole e università e persino la donazione di organi. Roth ha infatti svolto un ruolo teorico fondamentale nell’ideazione di un programma per i cosiddetti trapianti di rene ‘crossover’, che sfruttano lo  ‘scambio’ reciproco dell’organo tra coppie di donatori e riceventi.

Se l’economia è la scienza che studia la produzione e l’allocazione delle risorse, Roth è insomma uno dei  massimi esperti al mondo del matching, l’incontro tra domanda e offerta, soprattutto quando si tratta di sistemi ‘chiusi’, nei quali non basta avere le risorse per essere ammessi a trattare. Questo però non significa che i mercati debbano sempre e comunque avere l’ultima parola: “Vanno regolati, soprattutto quando producono risultati che non ci piacciono, ad esempio troppa disuguaglianza, o non abbastanza trapianti – conclude l’economista –. Così come le lingue anche i mercati sono essenzialmente artefatti umani, strumenti molteplici che devono continuamente evolversi e adattarsi al contesto e alle condizioni sociali”.

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