SOCIETÀ

L'assenza delle compositrici nella storia della musica

Ludwig van Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart, Giuseppe Verdi, Richard Wagner, Johann Sebastian Bach: sono nomi di grandi compositori, spesso nominati tra i più grandi di tutti i tempi. La lista potrebbe allungarsi includendo Fryderyk Chopin o Gustav Mahler, Igor Stravinsky o Leonard Bernstein. Ogni amante della musica ha i suoi autori preferiti, pescati lungo i secoli della storia. Stili e storie completamente diverse, ma tutti accomunati dal fatto di essere uomini. 

La classifica dei 50 migliori compositori di tutti i tempi stilata da BBC Music Magazine, una delle riviste di musica classica più diffuse al mondo, ha inserito solamente due donne nella lista, poco note a chi non sia fan della classica: la compositrice vivente Kaija Saariaho, nata in Finlandia nel 1952, e Ildegarda di Bingen, una monaca e intellettuale tedesca del XII secolo. La radio Classic FM, altro riferimento del settore, ha stilato la propria classifica, limitandosi però a trenta nomi. C’è di nuovo Ildegarda di Bingen e l’unica altra donna citata è l’americana Amy Beach, vissuta tra il 1867 e il 1944. Così a Karol Jan Borowiecki, ricercatore all’Università della Danimarca meridionale, è venuto spontaneo chiedersi come mai. Il risultato è il primo tentativo quantitativo di misurare il gender gap nella storia della composizione musicale.

Contro John Stuart Mill

Il paper a cui Borowiecki ha lavorato con due colleghi, Martin Hørlyk Kristensen (Università della Danimarca meridionale) e Marc T. Law (Università del Vermont), si apre con una frase attribuita al filosofo inglese del XIX secolo John Stuart Mill: “Alle donne viene insegnata la musica, ma non allo scopo di comporre, solo per eseguirla: e di conseguenza, è solo come compositori che gli uomini... sono superiori alle donne…”. C’è una tradizione lunghissima di donne dell’aristocrazia europea che ricevevano privatamente un’educazione musicale e, talvolta, diventavano ottime interpreti. Ma compositrici, pochissime.

Borowiecki e colleghi hanno utilizzato il Grove Music Online, il dizionario enciclopedico pubblicato dalla Oxford University Press e considerato un punto di riferimento della critica musicale mondiale, per ricavare un database di 17mila compositori e compositrici che hanno vissuto tra il XI e il XX secolo. Solo il 6% di questo numero sono donne. Una predominanza maschile schiacciante. Ma come mai si tratta del primo tentativo quantitativo di analizzare database come questo? Contattato via email da ilBoLive, Borowiecki ha spiegato che per poter realizzare questo tipo di studi si deve innanzitutto poter accedere a dizionari musicali, come il Grove, e in formato digitale: “solo allora si ottengono dati utili per un’analisi quantitativa. E la raccolta di tali dati richiede una certa automazione, che siamo stati tra i primi a implementare: abbiamo scritto un algoritmo per estrarre tali dati da Grove Music Online, il principale dizionario musicale, e quindi abbiamo codificato automaticamente il genere di tutti questi individui”.

Ho studiato individui eccezionali in vari contesti, prevalentemente nell'area della musica occidentale, e in quegli studi ho trattato praticamente solo compositori uomini (con qualche eccezione). Tutto ciò sembrava sempre del tutto inappropriato Karol Jan Borowiecki

Si può misurare il peso di compositori e compositrici?

Per capire il peso del singolo compositore o compositrice, i tre ricercatori hanno impiegato un indicatore imperfetto, ma ampiamente usato in questo tipo di studi. In questo caso specifico, si tratta della lunghezza delle voci enciclopediche. Come si legge nel paper: “Le voci del Grove sono scritte da esperti incaricati di spiegare le carriere musicali e i contributi dei loro soggetti. Se gli esperti hanno più da dire sui compositori che sono giudicati favorevolmente dai posteri rispetto a quelli che non lo sono, la lunghezza di una voce biografica dovrebbe essere un ragionevole indicatore dell’importanza di un compositore, con voci più lunghe che indicano maggiore importanza”. 

Il risultato è che confrontando compositori e compositrici dello stesso periodo storico (per evitare errori dovuti alla mancanza di materiale documentale sulle biografie), le voci enciclopediche che parlano delle compositrici sono mediamente più corte del 25% rispetto a quelle dei loro colleghi maschi. Questa disparità, scrivono gli autori, diminuisce man mano che ci avviciniamo ai giorni nostri, “e varia a seconda delle aree geografiche”.

Fattori dietro il gender gap

Borowiecki e colleghi sono consapevoli dei limiti che il loro studio presenta. Le voci del Grove, per esempio, non sono statiche nel tempo, ma vengono aggiornate. In una certa misura rappresentano l’idea che la critica ha oggi dei personaggi che tratta. Se svolta in un altro momento, la stessa analisi potrebbe dare risultati diversi. Inoltre, sebbene il dataset includa un gran numero di compositori, le informazioni sulle caratteristiche individuali sono limitate. Ne segue che la stima del divario di genere presentata nello studio non è altrettanto solida rispetto agli studi sul mercato del lavoro moderno. Ciononostante, lo studio fornisce indicazioni sul ruolo che le norme sociali o i pregiudizi hanno avuto sul ruolo delle compositrici.

Le madri sono state importanti nello sviluppo del talento musicale delle figlie compositrici Borowiecki et al., 2024

I tre ambiti sui quali i ricercatori si sono interrogati sono la famiglia, gli insegnanti e il ruolo dei conservatori. Per quanto riguarda le famiglie di provenienza, un ruolo fondamentale sembrano averlo le madri. Mentre avere avuto un padre musicista non sembrerebbe giocare un ruolo nella carriera della figlia, le probabilità che una compositrice avesse una madre musicista sono tre volte maggiori che per un compositore. In questo senso, quindi, sottolineano i ricercatori, “le madri sono state importanti nello sviluppo del talento musicale delle figlie compositrici”.

Per quanto riguarda gli insegnanti, la qualità dei propri maestri è determinante per chiunque intraprenda la carriera nella composizione, indipendentemente dal genere di appartenenza. Ma il risultato parzialmente sorprendente è che aver avuto un’insegnante donna non sembra essere rilevante al fine di diventare o meno una compositrice. Conta, insomma, molto di più la qualità dell’insegnante, uomo o donna che sia.

L’avvento dei conservatori

Invece, quando nel XVII-XVIII secolo si affacciano i primi conservatori moderni, ovvero le scuole che formano musicisti e musiciste, questa istituzione diventa - paradossalmente - un freno all’educazione musicale delle donne. Molte famiglie ritenevano disdicevole che le loro figlie andassero in una scuola frequentata anche dagli uomini e preferivano educarle privatamente. In altri casi, inoltre, le donne non potevano diventare insegnanti, un ruolo riservato agli uomini.

Ne è un esempio la vita di Louise Farrenc, compositrice e pianista francese vissuta tra il 1804 e il 1875. Nel 1842 diventa insegnante di pianoforte al Conservatorio di Parigi, ma le viene impedito di insegnare composizione. Ancora una volta, quindi, la donna veniva vista come esecutrice, non come creatrice di musica. Per sua fortuna, però, Farrenc studia composizione con il ceco Anton Reicha, amico di Beethoven e insegnante di un manipolo di musicisti straordinario, tra cui Franz Liszt e Hector Berlioz. 

La questione è viva ancora oggi, come risulta da una nostra indagine pubblicata a marzo del 2023, in cui si mostrava come ancora oggi le donne siano solamente il 27% dei membri delle orchestre italiane pubbliche. Un fattore è la relativa presenza femminile anche nei corpi docenti dei conservatori, dove i dati mostrano che le donne vengono più spesso indirizzate verso la carriera di interprete e non verso quella, per esempio, della direzione d’orchestra, uno dei ruoli ancora oggi molto dominato dagli uomini. 

Che fare, quindi, secondo Borowiecki? La risposta che ci dà via email è tanto scontata quando necessaria: “quando si tratta di composizione musicale, non c’è alcun vantaggio evidente per un genere rispetto all’altro, e questo è rimasto sostanzialmente invariato nel tempo. La differenza di importanza tra compositori e compositrici dovrebbe derivare da fattori come l'istruzione, la formazione e la domanda di musica composta da compositrici. È fondamentale potenziare l'istruzione e la formazione delle compositrici, offrendo un solido sostegno all'inizio della loro carriera, e stimolare la richiesta di musica delle compositrici attraverso il supporto e la promozione tramite la partecipazione a esibizioni e l'ascolto delle opere delle compositrici.

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012