Progresso (Il Mulino) è uno degli ultimi libri scritti da Aldo Schiavone, noto storico italiano. Parlare di progresso, di questo classico concetto filosofico, – in questo 2020 – è interessante, soprattutto alla luce di quanto la nostra idea di progresso è stata messa decisamente in discussione. Difficile esserne entusiasti e pensare al termine come descritto da Pinker negli anni passati. Nemmeno si può essere aderenti a chi si mostra, invece, ostile a qualsiasi forma di progresso.
Schiavone naviga con molta cura dentro questo dilemma: “Non possiamo che avere sospetto di fronte a idee ingenue di progresso”, dice, dopo episodi come la Shoah, le bombe atomiche, il capitalismo predatorio e soprattutto dopo aver visto il debito ambientale che stiamo scaricando sulle nuove generazioni. D’altra parte, esiste anche il progresso “giusto”, dell’uomo che studia la natura e la sfida, c’è il progresso nella scienza. Dice Schiavone: non dobbiamo perdere l’idea del progresso per non essere schiacciati dal presente ma avere una prospettiva di crescita verso il futuro.
La conclusione è condivisibile: c’è progresso, nonostante tutto, ma sappiamo che la storia è fatta di brusche accelerazioni, di complessità. Il nostro, attualmente, è un progresso incerto e relativo, da vigilare e da dirigere attraverso un altro progresso, quello del pensiero politico, sociale ed economico.