CULTURA

L'Italia va ai festival?

Rovigoracconta, il Festivaletteratura di Mantova, Pordenonelegge, Una marina di libri a Palermo, Il Teatro sull’acqua di Dacia Maraini ad Arona sul lago di Maggiore, e, ancora, Taobuk a Taormina, Il Festival del Viaggiatore di Asolo e poi il Premio Campiello, il Premio Mario Rigoni Stern, il Premio Comisso: queste sono solo alcune delle occasioni letterarie che si sono susseguite a partire dalla fine di agosto fino alla prima settimana di ottobre e che hanno aperto, di nuovo e come sempre, le porte al pubblico nonostante lo scatenarsi, la scorsa primavera, della pandemia. In poco più di un mese si sono concentrate le numerose kermesse umanistiche (ma non solo, in realtà) che, in epoca pre-covid, avrebbero costellato la primavera intera e parte dell’estate.

Quest’anno però, per i noti motivi, è stato necessario in primo luogo pensare di rimandarle, oppure di formularle in altro modo: mai prima d’ora, peraltro, si sarebbe immaginato di riempire le piazze (per quanto concesso dalla normativa, certamente) in piena estate in pianura oltre che sulle vette (tra i festival in presenza anche Una montagna di libri di Cortina). Di solito l’editoria, in agosto, dorme.

Non quest’anno però che ha visto il settore stringere i denti e non mollare, non staccando letteralmente mai la spina. Uffici stampa all’opera anche di notte, presentazioni in streaming tutti i giorni in molte fasce orarie, librerie che hanno organizzato le consegne a domicilio durante il lockdown e che ora si sono riunite in realtà più strutturate (è Bookdealer il neonato e-commerce delle librerie indipendenti), autori alle prese con le connessioni internet eventualmente aiutati da figli, nipoti o compagni, che hanno fatto infinite presentazioni in diretta le quali hanno riscosso un successo inatteso.

Tutto questo, se ha aperto la strada a nuove forme di comunicazione editoriale (pare che le presentazioni online resteranno in vita anche una volta superata la crisi pandemica) ha instillato anche qualche punto interrogativo nella mente degli organizzatori dei festival storici. Avrebbero funzionato ancora? Nonostante il cambio di abitudini e la paura?

Per ora, in attesa delle eventuali restrizioni che potranno essere previste dal nuovo dpcm, sono in calendario altre kermesse editoriali e letterarie d'autunno (uno su tutti, Bookcity a novembre, a Milano), lo abbiamo chiesto ad Antonella Ferrara direttrice artistica del Taormina Book Festival, appena conclusosi, e, nel video, ad Alberto Garlini, curatore di Pordenonelegge (festival che incredibilmente non ha dovuto modificare le date previste un anno fa).

Antonella, come mai hai deciso di fare Taobuk in presenza anche quest'anno?

La decima edizione del festival doveva per forza tenersi in presenza, perché, per me, l’alternativa sarebbe stata quella di non farla tout-court. Volevamo restituire l’ebbrezza di sentirsi parte integrante di un progetto che secondo noi non doveva allontanarsi troppo dal modello festivaliero che era alla base della sua stessa genesi, per non snaturarlo. Certo, abbiamo anche deciso di integrarci quegli aspetti che l’epoca Covid ha mostrato funzionare bene per la comunicazione della cultura.

Cioè lo streaming?

Sì: gli eventi in streaming, che però secondo noi, devono essere necessariamente di alta qualità.

Su 130 eventi, 80 sono stati gli ospiti in presenza, tra cui i due scrittori che hanno ricevuto l’annuale Taobuk Award: nientemeno che lo spagnolo Mario Vargas Llosa e Svetlana Aleksievič (del cui viaggio in Italia dalla Bielorussia si è letto parecchio nei giorni scorsi) che hanno aderito mantenendo l’adesione al progetto anche quando abbiamo dovuto posticipare la data da giugno ad ottobre.

Avete per un momento avuto paura che gli eventi potessero essere disertati?

Ci siamo accollati i rischi di eventuali defezioni, ma fin dalla conferenza stampa a Catania ci siamo resi conto di quanto grande fosse l’entusiasmo e il desiderio di partecipazione (in quell'occasione c’erano forse più persone che negli anni precedenti, e non solo addetti ai lavori). Abbiamo ricevuto moltissime prenotazioni e dimostrazione di grande interesse per il cartellone che oltre agli autori di libri ha visto in scena artisti anche di altri settori: Mario Brunello, il violoncellista, Dario Brunori di Brunori Sas, i ballerini Alessio Carbone e Davide Dato. Per noi era importante non deludere l’aspettativa che si è sorta intorno al Festival in questi dieci anni.

Come avete fatto i conti con la normativa anti-Covid?

Rispettandola alla lettera: per partecipare era necessario prenotare sul sito perché la capienza delle sale era stata ridotta, abbiamo assoldato squadre di personale che vigilassero perché non si creassero assembramenti, misurassero la febbre all'ingresso e controllassero l'uso della mascherina. C'è voluto molto più personale e quindi è stato molto più costoso.

Credi che lo streaming resisterà anche quando (il prima possibile si spera) il virus verrà sconfitto?

Sì. Sarà utilizzato di meno perché le persone preferiranno sempre esserci. Ma è innegabile che questa esperienza ha introdotto una nuova modalità di gestione degli eventi. Le parole chiave saranno “meno ma meglio”.

 

Alberto Garlini, curatore di Pordenonelegge

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