
Palazzo Giusti in via San Francesco, nel cuore della città di Padova (foto d'epoca)
La Canzone della nave custodisce la memoria del luogo. Le strofe riportate sulla lapide del portico ricordano che proprio lì, nel cuore di Padova, per sei lunghi mesi, tra la fine del 1944 e l'aprile del 1945, la Banda Carità, un reparto di servizi speciali guidato dal fascista Mario Carità, imprigionò e torturò un gran numero di partigiani. Docenti universitari, staffette, studenti, operaie, sacerdoti, medici vennero arrestati - spesso dopo essere stati traditi - e condotti a Palazzo Giusti per essere interrogati e sottoposti a torture, dalla fustigazione alle scosse elettriche, dagli abusi fisici alle peggiori umiliazioni morali.
Tra il salone da ballo e le scuderie dell'antica dimora di via San Francesco, nel centro storico della città, in uno spazio con finestre ovali simili a oblò di una nave, gli sgherri di Carità costruivano celle in legno dove rinchiudere i prigionieri per poterli isolare, separare uno dall'altro, indebolire, lasciando ognuno nella propria disperazione. Da quelle prigioni di sofferenza, dal ventre di una immaginaria imbarcazione a vela, per tenere viva la speranza, i partigiani intonavano una canzone scritta da Egidio Meneghetti - farmacologo, prorettore dell'Università di Padova, fondatore con Concetto Marchesi e Silvio Trentin del Comitato di Liberazione Nazionale del Veneto -, detenuto come gli altri, prezioso supporto morale per tutti: "Nave, tu porti un carico d’intemerata fede, gente che spera e crede nel sol di libertà".
Basterebbero questi elementi per descrivere una vicenda tanto incredibile quanto dimenticata, ma noi cosa sappiamo davvero? Cosa abbiamo letto, cosa ci hanno già raccontato? Non molto, in verità, ma ora possiamo prenderci del tempo per ascoltare. Su Il Bo Live una conversazione con Sara Clementi e Giulia Cupani, autrici di Dietro gli scuri. L'ultimo inverno della Banda Carità, il podcast di Ondelunghe in sette episodi (con titoli da opere di Calvino, Vittorini, Meneghello, Ungaretti, Montale, Hemingway, De Gregori) che rintraccia un pezzo importante e doloroso di storia padovana, a ottant'anni di distanza dai fatti. "Facendo ricerca è emerso con forza il tema della rimozione del ricordo e la difficoltà di riuscire a fare i conti con la propria storia: si tratta di un aspetto potente di questa vicenda, ci sembra importante sottolinearlo”, spiega Giulia Cupani a Il Bo Live.
“ Nave, tu porti un carico d’intemerata fede, gente che spera e crede nel sol di libertà

Egidio Meneghetti, rientrato a Padova dopo la liberazione dal lager di Bolzano, 1945
"Al fredo, drio dei scuri, / i padovani i scolta l'agonia dei partigiani". Per il suo titolo questo podcast prende in prestito un verso di Partigiana nuda, una poesia sempre di Meneghetti, e sceglie di svelare le ombre di Palazzo Giusti per ripotare alla luce una storia di ingiustizia, violenza e sopraffazione e, al tempo stesso, di coraggio, ideali e speranza. “Questa storia piccola ha molti punti di contatto con storie più grandi - commenta Cupani -. È avvenuta ottant’anni fa, in un luogo preciso, ma non si chiude dentro quel palazzo. Il quadro in cui si può inserire è ampio, per questo abbiamo provato a raccontare cercando di allargare il più possibile il contesto ed evidenziando, già nel titolo Dietro gli scuri, le responsabilità oltre il fatto in sé, perché siamo tutti sempre testimoni di qualcosa”. Possiamo decidere da che parte stare e da che parte guardare. Gli scuri nascondono gli orrori del palazzo, ma non solo, perché dietro gli scuri di altre case vivono persone che possono sentire i lamenti delle torture inflitte e scelgono di non intervenire. “Il nostro racconto audio si nutre di elementi visivi - aggiunge Sara Clementi -. È necessario aiutare l'ascoltatore a ricreare un ambiente”, per riuscire a immaginare le scene raccontate e quegli scuri ben serrati, perché "la storia di Palazzo Giusti, se la guardi in controluce, rivela tante altre cose".
Grande protagonista del racconto (e, in generale, della Resistenza a Padova), qui autore di versi di dolore e conforto, è il professor Egidio Meneghetti. Il 7 gennaio 1945, dopo essere stato tradito da Mario Santoro, che credeva amico e compagno, Meneghetti viene arrestato, imprigionato, interrogato e torturato proprio a Palazzo Giusti, per poi essere deportato in un campo di concentramento a Bolzano dove resta fino al 30 aprile 1945. A guerra finita, tornato a Padova, riprende l'insegnamento diventando rettore dell'ateneo dal 1945 al 1947. Anche la partigiana al centro dei suoi versi, la giovane operaia vicentina Erminia Gecchele, nome di battaglia Lena, viene imprigionata a Palazzo Giusti: nella poesia sopracitata viene torturata e umiliata dalla Banda Carità mentre i padovani, muti e impotenti, si limitano ad ascoltare le grida da dietro le imposte delle loro case sicure.


A destra: l’immagine di copertina del podcast di Nadia Pillon
“ Al fredo, drio dei scuri, i padovani i scolta l’agonia dei partigiani
A chi si rivolge questo podcast? “Ieri un’amica mi ha raccontato che sua figlia, al terzo anno delle superiori, ha ascoltato i sette episodi senza interruzioni e alla fine ha detto: se sabato c’è il sole prendo la bicicletta e vado a vedere i posti citati nel podcast. Per noi è una soddisfazione, se abbiamo fatto venir voglia a una ragazza di sedici anni di prendere la bici e fare un giro, è già una gran cosa", racconta Clementi. E Cupani aggiunge: "Il podcast ha un focus locale, è una storia padovana: su questo noi abbiamo lavorato molto citando i nomi delle vie e dei tanti luoghi, rivolgendoci a chi quei posti li conosce e può quindi immaginarli facilmente. Ci piacerebbe sicuramente arrivare alla comunità universitaria, perché questa storia riguarda da vicino l’ateneo. Se il discorso di Concetto Marchesi* ci rende ancora molto orgogliosi e ci fa sempre emozionare, la storia di Palazzo Giusti è più complicata e, per tanti motivi, ci mette di fronte a domande diverse". Sui fatti che portarono alla detenzione e alle torture, "c'è chi ha fatto il doppio gioco e c'è chi non ha agito, forse è anche per questo che la vicenda non viene così tanto ricordata". Ombre e silenzi, mancato ascolto e sguardi rivolti altrove.
Episodio dopo episodio, incontriamo chi ha resistito, chi ha tradito, chi ha torturato, chi ha continuato a sperare, ma non sempre risulta facile distinguere i buoni dai cattivi: "Qui raccontiamo figure sfaccettate, tridimensionali - spiega Clementi -, per questo a volte risulta difficile tracciare una linea e distinguere nettamente i buoni dai cattivi, perché l'animo umano è complesso. Oggi, in un'epoca che tende alla semplificazione, abbiamo forse tutti bisogno di fare un passo indietro, ricordandoci che le relazioni sono fatte di complessità: perdere di vista questo aspetto è pericoloso e impoverisce".
Il podcast è uscito pochi giorni fa e già molte persone l'hanno ascoltato: "Ora io mi aspetto che ci raggiungano altre storie", conclude Sara Clementi. "Il potere delle storie è anche questo: ne lanci una e ne tornano indietro tante", in qualche modo collegate a quella d'origine. "Probabilmente la maggior parte dei nostri ascoltatori sono e saranno padovani, quindi io credo che nei prossimi mesi qualcuno potrebbe scriverci per aggiungere un ulteriore pezzo a questa vicenda".
* Signori, in queste ore di angoscia, tra le rovine di una guerra implacata, si riapre l’anno accademico della nostra Università [...] Giovani, confidate nell’Italia [...] In questo giorno 9 novembre dell’anno 1943 in nome di questa Italia dei lavoratori, degli artisti, degli scienziati, io dichiaro aperto l’anno 722° dell’Università padovana (dal discorso del rettore Concetto Marchesi, grande latinista e antifascista)
Dietro gli scuri. L’ultimo inverno della Banda Carità ripercorre le azioni svolte dalla Banda Carità a Padova tra la fine del 1944 e la Liberazione dell’aprile 1945. Il podcast di Ondelunghe è realizzato da Giulia Cupani e Sara Clementi con la supervisione di Riccardo Caporale, storico e autore della monografia La Banda Carità. Storia del Reparto Servizi Speciali (1943-45). Il progetto ha ottenuto il patrocinio di ANPI Padova e del Centro di Ateneo per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea dell’Università di Padova.