CULTURA

Luoghi di poeti: Arquà Petrarca

"Già luogo di poeti è codesto. Tutto all’intorno avvince il poeta", scriveva Niccolò Tommaseo nel 1821 in Tauriliae descriptio. Duecento anni fa. Le sue parole, che oggi prendiamo in prestito, si mostrano al principio di un viale di salici al Castelletto di Torreglia. Scegliamo un frammento della sua opera come titolo di una serie in tre episodi dedicata al Parco letterario Francesco Petrarca e dei Colli Euganei, qui raccontato attraverso un breve viaggio alla scoperta di tre borghi rappresentativi del progetto e del territorio: Arquà Petrarca, Torreglia ed Este.

Il parco dedicato al Poeta del Canzoniere, nei Colli Euganei, fa parte di una rete di parchi distribuiti principalmente in Italia, ma anche in Europa, nata con l'obiettivo di valorizzare i territori celebrati dalle presenze di autori di ogni epoca. Si offre come stimolo per (ri)scoprire cultura, storia e natura di una parte del territorio veneto e come strumento di tutela del paesaggio, dei luoghi e, quindi, della memoria e delle tradizioni.

"Mi sono costruito sui colli Euganei una piccola casa, decorosa e nobile; qui conduco in pace gli ultimi anni della mia vita, ricordando e abbracciando con tenace memoria gli amici assenti o defunti", si legge nella lettera a Matteo Longo del 6 gennaio 1371 (Senili, XIII). Francesco Petrarca si riferisce proprio alla casa di Arquà, dove si trasferisce nel marzo del 1370 e che cita anche nella lettera a Francesco Bruni del 24 maggio dello stesso anno: "Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo". Qualche anno più tardi, nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, il Poeta morirà, alla soglia dei settant'anni, nel suo studio, tra i suoi libri, nella casa di Arquà dove aveva vissuto circondato dall'affetto della figlia Francesca, del genero Francescuolo da Brossano e della nipotina Eletta.

Montaggio: Elisa Speronello

Ivi è ‘l mio cor, et quella che ‘l m’ invola; / qui veder pôi l’ imagine mia sola Francesco Petrarca, dalla Canzone CXXIX - Targa all'ingresso della casa museo

Claudia Baldin, presidente del parco, è la guida scelta per questa nuova serie. La incroceremo infatti in tutti gli episodi, impegnata a creare collegamenti e ritrovar percorsi, esperienze, pensieri, memorie. "Oggi ci troviamo proprio ad Arquà Petrarca, un tempo solo Arquà, da Arquata montium. Qui, dopo Petrarca, inizia un vero e proprio pellegrinaggio letterario, che troverà la sua massima espressione nell'Ottocento del Grand Tour". 

Arquà Petrarca è ubicata ai piedi del Monte Piccolo e del Monte Ventolone, nel suggestivo paesaggio dei Colli Euganei. Fa parte dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia e, da sempre, è meta di turisti da ogni parte del mondo. Testimone dei "pellegrinaggi" alla Casa museo di Francesco Petrarca (di proprietà del Comune di Padova) è la custode Simonetta Gallo, che racconta: "Io non viaggio molto, ma il mondo viene da me. Provo emozione nell'accogliere i visitatori: arrivano qui attirati dalla letteratura e dalla lingua italiana". Da generazioni, le donne della sua famiglia si occupano di aprire, ogni mattina, la dimora del Poeta per dare il benvenuto ai turisti.

Francesca Favaro, scrittrice, docente al Liceo classico Tito Livio di Padova, dottore di ricerca in Filologia ed Ermeneutica italiana, svela l'anima e i luoghi del Poeta: "Nel 1369 Francesco Petrarca riceve in dono dai Carraresi, signori di Padova, quella che sarà l'ultima dimora della sua esistenza, ossia la casa che oggi è possibile visitare ad Arquà. Era rientrato in Italia da diversi anni e il suo arrivo prima a Padova e poi ad Arquà rappresenta un approdo pacificante. Qui cercava di ritrovare le orme dei suoi antichi sogni e di visioni poetiche che avevano sempre attraversato la sua mente. Petrarca si occupò direttamente della sistemazione della dimora dove aveva scelto di vivere con la figlia e la nipotina. Si prese cura anche del giardino in cui fioriva una pianta di alloro. E, del resto, non poteva certo mancare: l'alloro (in latino, laurus) è la pianta che Petrarca identifica con la sua amata Laura". 

"Oggi la casa si presenta molto diversa da come era al tempo di Petrarca, è stata variamente ristrutturata. Ma l'amore per Laura è ancora testimoniato dagli affreschi che decorano alcune stanze, da cui emerge la figura dell'amata. Alcuni di questi affreschi sono ispirati a liriche del Canzoniere, tra cui la celeberrima Canzone delle Metamorfosi in cui il Poeta descrive le proprie successive trasformazioni, in acqua o in roccia, fino alla metamorfosi permanente in alloro, a sottolineare l'identificazione tra sé, la donna amata e la poesia".

Sei o sette giorni addietro s’è iti in pellegrinaggio. Io ho veduto la Natura più bella che mai. Teresa, suo padre, Odoardo, la piccola Isabellina, ed io siamo andati a visitare la casa del Petrarca in Arquà. Arquà è discosto, come tu sai, quattro miglia dalla mia casa; ma per più accorciare il cammino prendemmo la via dell’erta. S’apriva appena il più bel giorno d’autunno. Parea che Notte seguìta dalle tenebre e dalle stelle fuggisse dal Sole, che uscia nel suo immenso splendore dalle nubi d’oriente, quasi dominatore dell’universo; e l’universo sorridea (20 novembre, Ugo Foscolo, da Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802)

I Colli Euganei sono stati meta, luogo di passaggio, visione per molti intellettuali, scrittori e poeti, affascinati e attirati proprio dalla figura di Francesco Petrarca. Ci mettiamo sulle loro tracce, seguendo il filo rosso delle targhe del parco letterario. "Facendo una passeggiata possiamo rileggere il borgo attraverso le emozioni e le descrizioni di tanti autori", spiega Claudia Baldin.

[...] ad Arquà trovai un meraviglioso paesaggio e una vista stupenda. La strada piegava dal canale verso l’entroterra, verso le verdi colline. A destra e a sinistra del percorso c’erano campi riccamente coltivati. Tra gli alberi da frutto e le ghirlande di viti si intravedeva ogni tanto una fattoria, su una piccola collina a destra una villa simile a un castello con cipressi (Joseph V. Widmann, da Sizilien und andere Gegenden Italiens. Reiseerinnerungen. Frauenfeld, 1898)

"Lasciata la casa di Petrarca, dopo una sosta all'Oratorio della Santissima Trinità (chiesa di cui si hanno notizie sin dal 1181 e luogo di preghiera per lo stesso Poeta, ndr), inizia la discesa nel borgo". E, così, camminando, incontriamo le parole di Ugo Foscolo, Margareth Symonds, Joseph V. Widmann, George Byron, Gabriele D'Annunzio, Andrea Zanzotto. Di quest'ultimo - celebrato nel 2021 a cent'anni dalla nascita e dieci dalla scomparsa - rileggiamo alcuni versi della poesia scelta per la sua targa, sistemata nel borgo alto.

Ah, domata qual voi l’agra natura, / pari alla vostra il ciel mi dia ventura / e in armonie pur io possa compormi (Andrea Zanzotto, da Notificazione di presenza sui Colli Euganei, in IX Ecloghe, 1962)

LE TARGHE

Mappa interattiva del parco letterario


ITINERARI 

Zanzotto e Petrarca


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