SCIENZA E RICERCA

La morte di Nichi D’Amico

Era un siciliano che amava la Sardegna, Nichi D’Amico, radioastronomo e presidente riconfermato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). È venuto a mancare ieri, 15 settembre, all’improvviso e troppo presto, ad appena 67 anni. Tra i grandi progetti portati a termini c’è il Sardinia Radio Telescope, un’antenna da 64 metri localizzata proprio nell’isola di adozione, nel comune di San Basilio.

Nichi D’Amico era nato a Palermo, il 28 giugno 1953. È morto a Cagliari, dove insegnava astrofisica presso la locale università.

Così, a caldo, lo ricorda Roberto Ragazzoni, astronomo ordinario di INAF e direttore dell’Osservatorio astronomico di Padova:

Ho saputo della morte di Nichi quasi subito, mentre ero in teleconferenza per la didattica. Che dire? Sono un pochino scosso ... Solo dieci giorni fa abbiamo trascorso insieme un paio di giorni assieme al Nobel Michel Mayor e a tanti colleghi. L'ultima sera abbiamo cenato insieme ed abbiamo chiacchierato amabilmente, tra lazzi e battute, dell'astronomia del futuro. Lui, in questi anni, aveva concretizzato lo slogan "largo ai giovani" materializzando un piano di assunzioni senza precedenti di circa duecento nuovi ricercatori in tutta Italia. Qui a Padova, per effetto della sua politica, abbiamo una ventina di nuovi tra ricercatrici e ricercatori, linfa vitale per mettere le basi dell'astronomia del domani. Ci siamo incrociati tante volte in questi anni per la radioastronomia (che è il suo campo di elezione) ma anche per i telescopi ottici da 40 metri che domineranno la scena delle prossime decadi, dei telescopi ad alta energia, chiamati Cherenkov, progetto ad ampio spettro e muiltimessaggero che lui ha supportato e trasformato in realtà. Chiamava la "nostra" ottica adattiva una tecnologia "diabolica". Palermitano, direttore dell'Osservatorio di Cagliari per tanto tempo ha anche contribuito a strutture come il Sardinia Radio Telescope o il telescopio a raggi gamma sulle falde dell'Etna (quello con cui si voleva anche provare a guardare dentro le viscere del vulcano usando i muoni cosmici). Mostrava sempre una calma olimpica, potevi anche non essere d'accordo con lui ma ti strappava sempre un sorriso... 

Una persona che ha lavorato a lungo istituzionalmente con Nichi era Enrico Cappellaro, anche lui astronomo ordinario di INAF e anche lui in forze all’Osservatorio di Padova, di cui è stato direttore. Cappellaro lo ricorda così: 

Ho conosciuto Nichi quando insieme eravamo direttori di un Osservatorio Astronomico (lui a Cagliari e io a Padova). Poi, quando nel 2015 lui è diventato Presidente dell’INAF per il primo mandato, io ero nel consiglio di Amministrazione dove ho servito come vice-Presidente. 

Nichi, come si faceva chiamare da tutti, era una persona di straordinaria determinazione e con un chiaro progetto in mente per l’astrofisica italiana: guadagnare un ruolo di leadership nei grandi progetti internazionali.

Nella complicata gestione di un grande Ente di ricerca, aveva una certa avversione per la burocrazia, ma era anche decisamente pragmatico. Personalmente, conservo con commozione il ricordo delle molte animate discussione, forse ancora di più quelle in cui non ci siamo trovati d’accordo,

Uno dei suo maggiori successi a mio modo di vedere è essere riuscito a garantire le risorse per trasformare molti giovani precari in ricercatori a tempo pieno. Penso che questi giovani ricercatori siano la migliore testimonianza della sua lungimiranza e la sua più solida eredità.

Addio Nichi D’Amico, hai lasciato un segno nello spazio profondo e nel cuore di chi ti ha conosciuto. Che ora ti sia lieve la terra.

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