L’Odissea può essere considerata – anche – un’enciclopedia del femminile.
Oltre a una galleria di avventure, di invenzioni, di mostri, di divinità e di presagi, Omero regala al lettore di ogni tempo una sorta di dizionario di “caratteri” che mostrano, nonostante l’uso di epiteti e formule tipici della forma orale che inevitabilmente sembrano stigmatizzare eventi e figure in un forme statiche, una tridimensionalità resa esplicita nelle riletture successive.
Cristina Dell’Acqua nel suo Il nodo magico. Ulisse, Circe e i legami che rendono liberi, in uscita per Mondadori il 16 di questo mese, altro non fa che evidenziare quei dettagli che ricostruiscono il mosaico della femminilità antica e, inaspettatamente, anche di quella contemporanea.
“Come per gli esseri umani così per i miti – scrive – è nei dettagli più nascosti che si annidano i gesti rivelatori di un’anima”.
Ed ecco che quindi nel suo incedere di parola in parola (Dell’Acqua ha nei suoi testi sempre un approccio etimologico, a riprova di come nelle radici lessicali risieda effettivamente il concetto) le sue “donne dell’Odissea” (e non solo) appaiono al lettore come illuminate dal retro del palcoscenico.
Nausicaa dal bagaglio ancora lieve (con-cordia: così le si mostra Ulisse e lei a lui), Circe non come maga ma come dispensatrice di libertà (gli insegna a fare il nodo magico che è poikilos, ciò complesso e colorato) ed è donna che, in questo, ama nel senso più pieno, Calipso preda della gelosia (kalypto significa nascondere), Clitemnestra dal cuore androboulon (cioè dalla volontà maschile), Elena che è “tutte le donne”, anche e soprattutto quando, davanti al cavallo di Troia, chiama uno a uno gli eroi greci imitando le voci delle loro mogli per ingannarli, infine Penelope “la saggia” che più di qualche volta è stata sul punto, in un atteggiamento pienamente umano, di cedere ai Proci.
A dirlo con le parole dell’autrice: “Nel disegno di Omero, Penelope e Circe sono donne ancorate alla terra, creatrici e custodi di memoria. Grandi tessitrici di vita e di ricordi. Il ricordo Nausicaa lo rivendica, Circe lo regala, le donne e gli amici incontrati nell’Ade lo nutrono con il loro esempio, Calipso lo pretende, Penelope lo coltiva. Ulisse lo ricostruisce, passo dopo passo, grazie a loro. E noi grazie a lui, e a un nodo, il nostro”.
Abbiamo intervistato Cristina Dell'Acqua.