CULTURA

Il norvegese Jon Fosse vince il Premio Nobel per la letteratura 2023

L’annuncio del premio Nobel per la letteratura sembra fatto apposta per mettere in crisi chi ne deve parlare: raramente viene vinto da scrittori molto conosciuti dal grande pubblico, e la giuria spesso assegna questo riconoscimento prestigioso ad autori appartenenti a letterature di provenienza più marginale per quanto riguarda il contesto italiano.
Quest’anno un grosso aiuto lo hanno dato i bookmaker, perché Jon Fosse, che ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2023, per una volta era il secondo tra i favoriti (dopo Can Xue), tra l’altro insieme ad altri due autori norvegesi, Karl Ove Knausgård e Dag Solstad (rimane deluso, invece, chi da anni ha letto l’opera omnia dei tre sempreverdi al toto-nomi, Murakami, Carson e Atwood). Come drammaturgo è definitivamente uscito dai circuiti locali grazie a Claude Régy, che nel 1999 ha portato a Parigi Nokon kjem til- komme del 1996, un dramma perturbante in cui angoscia e gelosia vengono sottolineate da un linguaggio crudo e privo di orpelli, che contribuisce a sottolineare alcuni sentimenti negativi come il senso di impotenza nella vita quotidiana e la sensazione di scarso controllo dei personaggi, che fanno fatica a orientarsi nel mondo. Un esempio appare in Stengd gitare, il suo secondo romanzo uscito nel 1985 in cui una madre, che per errore si è chiusa fuori casa, non può andare a cercare aiuto, perché suo figlio è all’interno e per legge non può abbandonarlo. Anche in Italia, in ambito teatrale, è conosciuto e apprezzato, tanto che il suo Inverno è stato portato in scena da Valter Malosti (regista oltre che interprete) in una versione che vede sul palco anche Michela Cescon. Meno conosciuto è invece per le opere di prosa, anche se in alcuni paesi le cose stanno cambiando: come riporta il sito del Premio Nobel, ''la sua immensa opera scritta in norvegese Nynorsk e che abbraccia una varietà di generi è costituita da una vasta gamma di opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini e traduzioni. Sebbene oggi sia uno dei drammaturghi più rappresentati al mondo, è diventato sempre più riconosciuto anche per la sua prosa''.
In ogni caso chi volesse avvicinarsi alla sua opera senza alcun investimento economico può ascoltare Io sono il vento dagli archivi di Tutto esaurito di Rai Radio3 e poi decidere se investire anche nei libri tradizionali.

Per chi fosse affezionato al formato cartaceo, infatti, alcune delle sue opere sono tradotte anche in italiano e pubblicate prima da Fandango e Cue Press e poi, le più recenti, da La nave di Teseo (l’ultimo romanzo, Io è un altro. Settologia. Vol. 3-5, esce il 10 ottobre e fa parte di un’ambiziosa trilogia esistenziale, trilogia in termini editoriali, insieme a L’altro nome e Un nuovo nome, quest’ultimo ancora inedito da noi. Il protagonista è un artista che parla di sé in terza persona, e pur superando le 1200 pagine totali si svolge nell’arco di soli sette giorni). Purtroppo la maggior parte dei testi (più di 50, tra romanzi, opere teatrali, saggi ma anche libri per bambini) non sono ancora pubblicati in Italia, ma probabilmente li potremo trovare sugli scaffali nei prossimi mesi, visto che tra l’agente e la casa editrice ci sono già dei contatti proficui.
In patria invece è, com’è normale che sia, più conosciuto e stimato, tanto che il re per un certo periodo gli ha concesso per meriti letterari la residenza onoraria di Grotten, nello Slottsparken di Oslo: un discreto salto rispetto a Haugesund, il piccolo paesino in cui Fosse è nato nel 1959. Piccola nota sui famosi sei gradi di separazione che si riducono quando l’ambiente di partenza è lo stesso, dopo aver frequentato l’università di Bergen Fosse ha insegnato all’Accademia di scrittura di Hordaland, e tra i suoi studenti c’era anche quel Karl Ove Knausgård con cui forse si è conteso il Nobel.

La letteratura può essere una forma di sopravvivenza. Per me è stata un modo per vivere Jon Fosse

Definito l’erede di Ibsen e Beket, ha vinto il Premio Nobel per la letteratura 2023 “per le sue opere teatrali e la prosa innovativa che danno voce all’indicibile”.
Il suo stile, essenziale e talvolta addirittura scarno, è un simbolo delle difficoltà comunicative che da molti anni affliggono le persone. Come spiega Treccani, “Già nel suo primo dramma Nokon kjem til å komme ("Qualcosa sta per arrivare", 1992-93) è compiutamente espressa la sua cifra stilistica, caratterizzata da una scrittura scarna e spietata, pronta a cogliere tutte le contraddizioni del linguaggio e delle reti relazionali, indagando temi quali la labilità della comunicazione, il divario generazionale e la precarietà dei rapporti familiari e di coppia”.
Al netto di questo, buona parte della sua opera è pervasa da un certo umorismo, e non manca la comprensione e un certo senso di solidarietà per il genere umano. Non stiamo parlando quindi del classico autore nichilista, ma solo di uno scrittore che ha ridotto gli orpelli stilistici, pur mantenendo un linguaggio lirico in linea con le sue opere poetiche, per restituire l’essenzialità della narrazione e della psicologia dei suoi personaggi.

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