SOCIETÀ

Una nuova normalità, anche in tv

Da poco meno di un anno il nuovo coronavirus che causa la Covid-19 è entrato a far parte delle nostre vite, anche se sembra passato molto più tempo: sarà che a casa ci si annoia un po', sarà che ormai abbiamo capito come va usata la mascherina, sarà che ci siamo resi conto che baciare tutti era poco prudente anche quando girava la classica influenza stagionale, fatto sta che alla fine siamo entrati in quella "nuova normalità" di cui si parlava a inizio pandemia.

Anche la tv si adegua, e la Covid-19 fa capolino in moltissime serie televisive che sono uscite o usciranno a breve. Del resto la fiction, televisiva o cinematografica che sia, si prende spesso il compito di replicare la realtà e di interpretarla: parlare di virus non è affatto una novità, anche se sono nate delle sporadiche polemiche. Si teme che la presenza del virus nelle storie che tutti i giorni vediamo alla tv potrebbe per certi versi normalizzare la situazione, facendoci rassegnare a restrizioni e nuove regole che potrebbero limitare la nostra libertà a lungo termine. Inoltre c'è chi non è contento di passare dai bollettini dei tg a quelli delle serie tv, che magari guarda per staccare dalla realtà.

Eppure da più parti, a seguire certi gruppi e account social, c'è chi teme che la tv possa giocare un ruolo nell'influenzare i comportamenti sociali. Da un lato, indubbiamente, la speranza è quella di poter riprendere a vivere in un modo quanto più possibile assimilabile a quello di prima una volta che la maggior parte della popolazione sarà stata vaccinata, perché i contagi scenderanno, anche se è ancora presto per sapere quanto. D'altro canto, si parla però già di continuare a indossare la mascherina nei mesi invernali visti i benefici che ha portato nel contenere l'epidemia influenzale. E così gli utenti di alcuni gruppi telegram nei quali la teoria del complotto è grande protagonista sembrano quasi preoccupati che saranno proprio le serie televisive a "mettere la museruola" ai cittadini. Può sembrare assurdo anche solo il pensiero, ma i moderatori di questi gruppi sono convinti, in altre parole, che ci sia un piano preciso per privarci della libertà un pezzettino alla volta.

Ragionando per assurdo, facciamo finta che sia vero: non potrebbe essere stato l'intento anche di altre serie di argomento medico, che per anni hanno portato avanti messaggi come quello che se abbondi con i dolci rischi il diabete, per non parlare dell'alcol e del fumo? In ogni caso, con buona pace dei complottisti, Covid-19 farà la sua comparsa in vari medical drama: è già successo in Grey's Anatomy la cui 17esima stagione è ora in onda: qui si parla spesso di Covid, e del resto c'era da aspettarselo, visto che la sceneggiatura ha sempre preso spunto dai racconti di medici "veri" e di altri membri del personale ospedaliero americano. Anche altri medical drama come The resident, The good doctor e New Amsterdam seguono la scia, e lo fanno anche altre serie ambientate non in ospedale ma in altre situazioni di emergenza, come 9-1-1 e 9-1-1: Lone Star, nonché Station 19, che di Gray's Anatomy è lo spin-off e che è ambientato in una centrale dei pompieri di Seattle.

Alcune di queste serie hanno deciso di dare al coronavirus un posto d'onore: New Amsterdam, per esempio, è ambientata a New York, che è stata una delle città più colpite dalla pandemia, che quindi, inevitabilmente, la fa un po' da padrona. Altre serie, non di ambito strettamente medico, hanno scelto comunque di includerla, ma raramente prende il sopravvento sulle altre vicende narrate.

Un capitolo a parte merita il post pandemia: a chi non è capitato di trovare strano vedere le persone sullo schermo che si abbracciavano e baciavano, senza mascherine e con rischiosi assembramenti? L'effetto perturbante sarebbe scongiurato se lo scenario delle serie future fosse coerente con le norme di distanziamento, ma è anche vero che l'utilizzo della mascherina è particolarmente penalizzante per gli attori. Quello che è certo è che il mondo delle serie televisive conviene su un punto: non si può ignorare quello che è successo nell'ultimo anno, perché il cosiddetto "patto con il lettore" vale anche per le serie tv, che non potrebbero essere credibili se proseguissero normalmente, come se il Sars-Cov-2 non fosse mai esistito.

Per finire ci sono le serie che sono nate nell'ultimo anno, e che hanno scelto di mettere la pandemia al centro di tutto: Connecting, per esempio, racconta la vita di un gruppo di adolescenti che si possono incontrare soltanto su Zoom e Love in time of Corona che è stato girato proprio durante il lockdown, come è successo del resto con molti videoclip musicali, per esempio En e Xanax, una cover di Samuele Bersani interpretata da Comete.

Nel complesso, al netto delle polemiche e del desiderio più che lecito di staccare dalla pandemia almeno quando si guarda la televisione, è difficile immaginare che produttori e sceneggiatori possano bypassare quella che è stata la nostra quotidianità per quasi un anno. A chi non dovesse sopportare di trovarsi la pandemia anche su Netflix, ricordiamo che ci sono tantissime serie storiche covidfree (su tutte, The Crown). Chi invece preferisce la fantascienza è forse più che felice di trovarcisi in mezzo aprendo la porta di casa.

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