A detta degli esperti, una pandemia era inevitabile, prima o poi. A gennaio 2020 usciva su Netflix l'antologia di documentari "Pandemia globale", che spiegava come ci si prepara a un'emergenza di questo tipo, a livello scientifico ma anche politico.
Solo pochi mesi dopo, la pandemia è effettivamente arrivata anche in Italia e il Covid-19 ci ha lasciato con molte domande: cos'è andato storto? Si poteva fare meglio o in una situazione del genere il potere della scienza, almeno inizialmente, è limitato? Ma soprattutto: come si potranno prevenire le pandemie future?
Per toglierci questi dubbi, abbiamo intervistato il dottor Salvatore Scondotto, presidente dell'Associazione Italiana di epidemiologia.
Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Elisa Speronello
Anche prima del Covid-19 esistevano delle norme per scongiurare il pericolo di una pandemia di quest'entità, ma ci si concentrava in particolar modo sul contrasto alla diffusione delle malattie croniche, come per esempio il diabete, che causavano l'80% delle morti nel nostro paese, mentre ondate epidemiche come quella che ci siamo trovati ad affrontare erano lontane dalla nostra immaginazione. Ora è emersa la necessità di attrezzarsi per contrastare gli agenti infettivi che mettono alla prova la sostenibilità dei nostri sistemi, e molto probabilmente nel futuro verranno implementate altre tecniche per limitare i contagi.
Nel caso del Covid-19, dopo un breve momento di spaesamento, l'OMS e i governi si sono resi conto erano di fronte a una minaccia più insidiosa di quanto potesse sembrare e immediatamente è stata riorganizzata non soltanto l'assistenza, ma anche la prevenzione. Il Covid-19 ha messo gli addetti ai lavori nella condizione di elaborare nuove strategie che permettano di contrastare anche le pandemie del futuro: d'ora in poi possiamo ragionevolmente sperare che le risposte alle minacce virali saranno più veloci.
L'Associazione Italiana di epidemiologia ha già proposto alle istituzioni nazionali alcune protocolli da utilizzare in futuro, soprattutto per quanto riguarda il monitoraggio dei focolai. Gli operatori dovranno essere attrezzati per il tracciamento dei contatti dei malati, che è uno dei punti cardine per il contenimento dei contagi, visto che permette di isolare tempestivamente sia i contagiati che, in via precauzionale, tutti i loro contatti.
Oltre a questo, bisogna essere pronti a riconvertire alcuni reparti che potrebbero avere una maggiore affluenza in caso di pandemia.
Nel frattempo i cittadini, che già hanno dato un'ottima risposta alle raccomandazioni date per contribuire al contenimento del Covid-19, devono stringere i denti e continuare a seguire le indicazioni delle autorità. Questo comporterà qualche sacrificio e nuove regole nella vita sociale, per esempio nei luoghi di lavoro: nuove abitudini che ci permetteranno di preservare la nostra salute e quella di chi ci sta accanto.