SCIENZA E RICERCA
Cimiteri pieni di vita: luoghi di sepoltura e conservazione della biodiversità

Un capriolo al Cimitero Centrale di Vienna (Immagine: © WienTourismus/Paul Bauer)
Fino a poco tempo fa, gli agricoltori europei consideravano il criceto comune (Cricetus cricetus) una seccatura. Per mettere insieme le riserve invernali sottrae cereali e legumi alle coltivazioni e non esitava a saccheggiare le fattorie. L’agricoltura, però, è cambiata e i campi non sono più il suo habitat ideale, al punto che oggi il criceto è registrato nella lista rossa IUCN (il più importante database sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali) come “in pericolo critico”, praticamente l’anticamera dell’estinzione.
Un luogo dove è però possibile ancora oggi incontrarlo è il Cimitero Centrale di Vienna, tra le tombe di Ludwig van Beethoven, Johannes Brahms, Franz Schubert e altri personaggi illustri. Lo racconta un recente reportage della BBC che ha scelto il criceto come storia esemplare di una tendenza di cui la comunità di chi si occupa di conservazione delle specie si è accorta da qualche tempo: i cimiteri sono dei luoghi ideali per la salvaguardia della biodiversità.
Habitat sempre più piccoli
Nelle aree sempre più urbanizzate del mondo, lo spazio per la fauna selvatica si sta progressivamente riducendo, come mostra la storia del criceto. Lo attesta, per esempio, il World Cities Report 2024 pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UN Habitat): negli ultimi trent’anni il trend registrato è stato di contrazione delle aree verdi urbane. I cimiteri, quindi, risultano degli spazi decisivi per la biodiversità, almeno al pari dei parchi cittadini, come mostra un’analisi condotta dal Leibniz Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries e pubblicata su Current Biology un anno fa.

Criceto comune fotografato in un altro Cimitero di Vienna, il Meidling (Charles J. Sharp in CC BY-SA 4.0)
Al Cimitero Centrale di Vienna questa situazione è ben chiara. Per questo motivo, i lavori di giardinaggio e manutenzione della struttura cercano di ridurre al minimo l’impatto sulle specie in pericolo. È il risultato della collaborazione con l’Universität für Bodenkultur di Vienna che ha portato a misure speciali all’interno dei 2,4 chilometri quadrati del cimitero. Il progetto si chiama “Biodiversità al cimitero” (Biodiversität am Friedhof) e monitora, anche grazie alle segnalazione delle persone che li visitano, la presenza animale in oltre 3 mila cimiteri austriaci. Da quando è partito, nel 2021, ha mappato quasi 250 specie animali e vegetali.
Non solo fauna
I cimiteri possono essere un luogo perfetto anche per la sopravvivenza di piante a rischio. Il discorso è analogo a quello fatto per le specie animali: gli habitat naturali di alcune specie sono sempre più piccoli o minacciati da inquinamento e cambiamenti climatici.
Nell’aprile del 2019, un paper pubblicato su Global Ecology and Conservation ha analizzato 97 studi sull'argomento provenienti da cinque continenti. Il risultato è che “nel complesso sono stati elencati 140 taxa protetti”, facendo scrivere agli autori che i luoghi di sepoltura presentano una “elevata biodiversità”. Alla base ci sono “la loro lunga esistenza e il loro stato indisturbato". Il che fa pensare che proprio lo stato di parziale abbandono di alcuni cimiteri più vecchi li rendono spazi ideali per una riconquista da parte delle specie selvatiche.

Esemplari di orchidea minore (Anacamptis morio)
Questa situazione, però, non è detto che si mantenga in futuro. Al punto che nel paper possiamo leggere anche una certa preoccupazione per i cimiteri come luoghi di conservazione di biodiversità. Per questo motivo, gli autori auspicano una ricostruzione della “sacra spiritualità” dei cimiteri, questa volta mescolando il rispetto per chi vi è sepolto con quello per i nuovi abitanti di quei luoghi. In questo senso, serve sensibilizzare “le popolazioni locali sui valori naturali di queste aree e anche attraverso una gestione specifica e mirata che fornisca habitat adeguati per la flora e la fauna naturali”. Un futuro inatteso per luoghi che solo superficialmente sembrano privi di vita.
Orchidee sentinelle
Se i cimiteri sono a rischio di perdere il loro ruolo di guardiani della biodiversità, ecco che subito si è trovata la sentinella ideale: l’orchidea. Uno studio pubblicato sul numero di agosto dei Global Ecology and Conservation riporta l’analisi della presenza di questa pianta in oltre 2000 cimiteri sparsi in 13 paesi europei.
La ricerca condotta direttamente sul campo ha portato all’identificazione di 65 diversi taxa di orchidea, per un totale di quasi 45 mila piante. A scopo statistico, l’orchidea minore (Anacamptis morio) è risultata la specie più presente, corrispondente al 55,7% del totale delle orchidee censite.
Il gruppo di ricerca, guidato da Jenő Nagy dell’Università di Debrecen in Ungheria, sottolinea l’utilità delle orchidee come indicatori della biodiversità. Le orchidee hanno, infatti, “esigenze specifiche in termini di terreno” e la presenza di determinati funghi che sono alla base della loro germinazione e crescita. Altrettanto importanti sono anche gli insetti impollinatori e la spiccata sensibilità alle variazioni climatiche e ambientali. Tutti questi fattori fanno delle orchidee un “bioindicatore chiave per il mantenimento della biodiversità".
Come il criceto, infatti, anche gli habitat naturali delle orchidee diffuse in Europa sono sempre più piccoli e minacciati. Utilizzare queste piante come sentinelle della biodiversità dei cimiteri è quindi una strategia sensata.

Localizzazione dei cimiteri valutati per la diversità delle orchidee tra il 2015 e il 2019 (Nagy et al., https://doi.org/10.1016/j.gecco.2025.e03613)
Il futuro dei cimiteri
Il gruppo guidato da Nagy è però consapevole della necessità di conoscere meglio i cimiteri. Mancano infatti dati specifici sui suoli e sulle dinamiche di popolazione a lungo termine delle orchidee. E nonostante si tratti di piante molto studiate, anche a causa della bellezza dei loro fiori, l’associazione con i funghi deve ancora essere approfondita, soprattutto in ottica di biodiversità.
Inoltre, il loro studio sottolinea come, sotto il fronte della biodiversità cimiteriale, alcuni paesi siano meno studiati di altri. Tra questi c’è anche l’Italia. La speranza è che la situazione cambi nel prossimo futuro, anche perché abbiamo visto che i cimiteri sono luoghi paradossalmente pieni di vita.