SOCIETÀ

Oregon: 11 senatori in fuga contro l'ambiente

Sono in 11 e sono spariti dai radar. Si rifiutano di affrontare le responsabilità che implica il loro ruolo e non sembra esserci spazio per un dialogo di alcun tipo. La polizia è sulle loro tracce, con scarsi risultati ma nessuna voglia di arrendersi. Di chi stiamo parlando? Immigrati irregolari sbarcati in Italia in barba al Ministro dell’Interno Salvini? No. Studenti che hanno paura dell’orale della maturità e si sono nascosti nella foresta per non doverlo sostenere? No. Membri di un’organizzazione criminale che si è macchiata di orrendi delitti e si sottrae alla giustizia? Di nuovo, no.

Loro sono 11 senatori repubblicani dello stato americano dell’Oregon: hanno abbandonato la loro casa e sembra anche lo Stato (alcune voci li danno in Iowa, il paese confinante), incuranti dei 500 dollari al giorno che costerà loro questo colpo di testa. Tanto più che molti cittadini sono dalla loro parte, e hanno organizzato una raccolta fondi per pagare quella che si sta trasformando in una cifra folle. Nel frattempo, minacce esplicite sono state rivolte alle forze di polizia che, su richiesta della governatrice Kate Brown, stanno cercando di stanare i disertori delle sedute del Senato, e il Campidoglio di Salem è addirittura stato chiuso dalle autorità per una manifestazione delle “milizie” che solidarizzano con i senatori in fuga.

Ma perché questi 11 senatori sono fuggiti? L’Oregon è uno stato a maggioranza democratica, e la sua Camera ha approvato una legge che prevede la diminuzione delle emissioni nocive nell'aria di almeno il 45% entro l’anno 2035 e dell’80% entro il 2050 (come riferimento ci sono quelle del 1990). Mancava “solo” l’approvazione del Senato, che in teoria doveva essere una formalità, visto che dei 30 seggi disponibili ben 18 sono occupati da esponenti del partito democratico. Purtroppo però i democratici avevano fatto male i loro calcoli, visto che per approvare una legge è necessario che siano presenti in aula almeno i 2/3 degli aventi diritto al voto: in queste condizioni, l’ostruzionismo è talmente facile che ci si stupisce di come l’eventualità non si sia verificata prima (forse la multa era un efficace deterrente). In precedenza, infatti, questa tattica era stata messa in atto in alcuni stati americani, ma in Oregon non era mai successo.

Intanto i senatori in fuga hanno già ottenuto un buon risultato: si parlerebbe addirittura di un referendum per decidere se approvare la legge o meno, ma i democratici non intendono trattare “a distanza” e chiedono ai colleghi di ritornare, possibilmente con le buone. Del resto Brian Boquist, uno dei senatori latitanti, è già stato molto chiaro: “Mandate dei poliziotti single e bene armati a cercarmi”. E non è stato l’unico a fare dichiarazioni ai media: Cliff Bentz si è fatto addirittura intervistare da Fox News, alla faccia di quei poveri poliziotti che erano in giro a cercarlo. Ma Brown è stata altrettanto chiara: “È assolutamente inaccettabile che costoro voltino le spalle a quegli elettori che hanno l’onore e l’obbligo di rappresentare in questo edificio. Devono tornare e fare il lavoro per il quale sono stati eletti”. Non si tratta con i terroristi, insomma, e nemmeno con i propri colleghi senatori.

Del resto la fuga ha una data di scadenza: il 30 giugno si sospende l’attività legislativa, quindi il “pericolo” dell’approvazione della legge sarà sventato. È quello che si augurano tutti i cittadini a cui interessa evitare i rincari della benzina, anche a scapito delle condizioni climatiche già disastrose (gli Usa sono il secondo paese mondiale per le emissioni di anidride carbonica). Intanto sul web l’intero stato si è scatenato, e ha coniato l’hashtag #oregon11, con rimando al film Ocean’s Eleven che narra le gesta di un gruppo di criminali che decidono di derubare l’amante della ex moglie del loro boss. Rispetto ai protagonisti del film, però, i Senatori possono tornare a casa senza troppi problemi, se non quelli economici, e festeggiare con la famiglia il 4 luglio.

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