UNIVERSITÀ E SCUOLA

Pezzi da museo. Strumenti straordinari che raccontano tre secoli di storia della fisica

Il nostro percorso attraverso i musei dell’università di Padova oggi fa tappa al Museo Giovanni Poleni, che dallo scorso mese di settembre è tornato ad accogliere il pubblico con un inedito allestimento e un nuovo nome.

Il Museo di storia della fisica è infatti adesso intitolato a Giovanni Poleni, in onore del grande scienziato che inaugurò a Padova l’insegnamento della fisica in termini moderni, avviando nel 1739 il primo Gabinetto di Fisica sperimentale.

L’allestimento è un viaggio nel tempo che, attraverso una raccolta di strumenti scientifici, tra le più importanti d’Europa per varietà e ricchezza di oggetti (sono 499), permette al visitatore di immergersi in tre secoli di storia della fisica, evidenziandone anche il legame con altre discipline come l’arte, l’architettura, la musica e la psicologia.

Insieme alla curatrice Sofia Talas ci soffermiamo su alcuni reperti originali, il cui valore è non solo nella bellezza intrinseca degli strumenti scientifici storici ma anche nelle storie che racchiudono e nelle “biografie” che si intrecciano sia con la storia dell’ateneo patavino sia con gli sviluppi della scienza dal Rinascimento al XX secolo e oltre.

La macchina divulsoria impiegata da Poleni nel restauro della cupola di San Pietro

Alcuni degli oggetti presenti al museo sono esposti per la prima volta in modo permanente. È il caso, ad esempio, della macchina divulsoria impiegata da Poleni nel restauro della cupola di San Pietro, commissionatogli nel 1743 da Papa Benedetto XIV in persona.

La cupola da anni dava segni di cedimento. Poleni fu chiamato per verificare la situazione e venne scelto per questo intervento di restauro. "Decise di colmare le fessure della cupola con materiali adeguati e poi di fissare dei cerchioni di ferro. Per stabilire la sezione di questi cerchioni fece degli esperimenti sulla resistenza dei materiali e li svolse proprio a Padova con questo grande strumento”, spiega Sofia Talas, ricordando inoltre che Poleni lavorò in stretta collaborazione con Luigi Vanvitelli che era l’architetto ufficiale della cupola di San Pietro.

Sofia Talas illustra la macchina divulsoria impiegata da Poleni nel restauro della cupola di San Pietro. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Il motore elettromagnetico a pendolo inventato da Dal Negro nel 1831

La tappa successiva è uno strumento legato a uno dei successori di Giovanni Poleni, il professor Salvatore Dal Negro che insegnò fisica sperimentale a Padova nella prima parte dell’Ottocento.

“Si dedicò molto a studi sull’elettricità che era l’argomento punta dell’epoca: lavorò sulle pile e sugli elettromagneti. E cercò di trovare il modo di costruire motori efficaci", continua Sofia Talas. 

In esposizione al Museo Poleni c'è il motore elettromagnetico a pendolo inventato da Dal Negro nel 1831 ed è uno dei primi motori elettrici che siano mai stati costruiti. "Nei testi di storia della tecnologia Dal Negro è ricordato proprio come uno dei pionieri nella storia dei motori elettrici. Questo è un pezzo unico al mondo, Dal Negro lo progettò e lo fece realizzare dal meccanico del gabinetto di Fisica", spiega la curatrice del museo.

Nel Veneto dell’epoca mancavano però un’industria di precisione e un mercato che potesse sviluppare queste invenzioni e farle conoscere al resto d’Europa. "Per questo motivo il modello di motore di Dal Negro è rimasto un prototipo. Ma è l’unico al mondo e lo abbiamo proprio qui a Padova".

Sofia Talas spiega il funzionamento del motore elettromagnetico a pendolo inventato da Dal Negro nel 1831. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

La scoperta dei raggi X, i primi studi e la nascita della radiologia a Padova

Facciamo adesso un salto in avanti alla fine dell’Ottocento. "Precisamente arriviamo al dicembre del 1895 quando vengono scoperti i raggi X. Appena si diffuse la notizia di questa scoperta in tutta Europa si provò a produrli in laboratorio e a studiarli. Qui a Padova il professore di fisica di quegli anni era Giuseppe Vicentini e abbiamo una collezione straordinaria con le lastre che egli stesso produsse provando a lavorare in laboratorio con i raggi X", spiega Sofia Talas.

Le immagini ottenute da Vicentini sono datate e firmate e alcune risalgono ad appena una quindicina di giorni dopo la scoperta. "Vicentini in seguito prova di tutto, fa passare i raggi X attraverso varie sostanze, dal vetro alla carta ma anche diversi tipi di metalli. Li fa passare poi attraverso un portafoglio e attraverso le mani. Siamo proprio agli albori di questi studi e Vicentini da subito presenta i raggi X ai suoi studenti, anche di medicina. Da subito Vicentini lavora con una clinica di Padova e di fatto la radiologia a Padova nasce proprio in quel periodo", conclude Talas evidenziando un altro significativo esempio dei collegamenti che hanno unito la fisica ad altre discipline.

Agli albori dei raggi X con le prime lastre realizzate da Vicentini. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Il nuovo Museo Poleni è aperto gratuitamente al pubblico nei pomeriggi di martedì, sabato e domenica. Accanto alle aperture ordinarie, è prevista una serie di appuntamenti speciali, come il "Grand Tour delle Scienze" organizzato in occasione dell'ottocentenario dell'università di Padova.

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