SOCIETÀ

Le politiche a tutela dell'ambiente abrogate dall'amministrazione Trump

Che la lotta ai cambiamenti climatici e la difesa dell'ambiente non fossero tra gli obiettivi dell'azione politica di Donald Trump è stato noto fin dall'inizio. L'attuale presidente degli Stati Uniti, infatti, ha sempre espresso molto chiaramente le sue idee su questo argomento, rifiutandosi persino di credere al riscaldamento globale.
Quanti sono stati allora i provvedimenti concreti che Trump ha adottato a scapito dell'ambiente? Quasi 100, secondo un'inchiesta del New York Times, che ha raccolto i dati provenienti da alcuni studi effettuati sull'argomento dalle scuole di legge di Harvard e Columbia e da altre fonti, come il Registro federale e l'Agenzia per la protezione ambientale statunitensi.

Le politiche climatiche che dal 2016 ad oggi sono state smantellate o che si trovano attualmente in fase di revisione riguardano principalmente la regolamentazione della quantità di emissioni di anidride carbonica e sostanze chimiche tossiche, la tutela delle specie animali e vegetali a rischio e la pulizia dell'aria e dell'acqua.

Trump ha indebolito soprattutto le normative che impongono limiti all'emissione di anidride carbonica e altre sostanze, rendendo spesso vani i passi avanti compiuti dall'amministrazione Obama. Ad esempio, pochi mesi fa, l'attuale presidente degli Stati Uniti ha alleggerito i regolamenti che avevano lo scopo di limitare la quantità di metano che fuoriesce dai pozzi petroliferi, ignorando deliberatamente tutti gli studi scientifici che sottolineano la pericolosità di questo gas per la salute degli esseri umani e il fatto che il nord America sia responsabile di ben un terzo della sua produzione mondiale.

La mossa di Trump aveva lo scopo di alleggerire i costi che le compagnie che si occupano di estrazione dei combustibili fossili devono sostenere per tenere sotto controllo le perdite di metano e porvi rimedio. Lo stesso vale per quanto riguarda le regole finalizzate a frenare il rilascio di mercurio e di altri metalli tossici da parte delle centrali elettriche a petrolio e carbone, che sono state ammorbidite delineando un nuovo sistema di calcolo dei costi e dei benefici del contenimento dell'inquinamento da mercurio.

Oltre all'inquinamento dell'aria, a Trump non sembra interessare neanche quello del suolo e delle acque. Una mossa che gli è costata una causa legale da parte dello stato della California riguarda l'annullamento di una norma approvata nel 2015 da Obama per regolamentare le attività di fracking sui territori pubblici o dei nativi americani. L'abrogazione di questa regola ha suscitato l'indignazione delle organizzazioni ambientaliste come Earthjustice, che ha accusato il presidente di non rispettare il National environmental policy act, la principale legge degli Stati Uniti a tutela dell'ambiente.

Trump ha inoltre già abrogato 11 leggi volte alla protezione delle specie animali presenti sul territorio degli Stati Uniti, annullando ad esempio il divieto di caccia agli animali predatori selvatici dell'Alaska, come i lupi, nei loro rifugi. Il presidente ha proposto inoltre di ridurre la protezione degli habitat di alcune specie a rischio, per non intralciare l'attività edilizia.

Osservando questo scenario viene spontaneo chiedersi che cosa accadrebbe se Trump dovesse vincere le elezioni e ottenere altri quattro anni di tempo per continuare a inquinare il suo paese e tutto il resto del pianeta.

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