Un sottomarino russo di classe Oscar. Foto: Reuters
In questi giorni stanno iniziando le prove operative di navigazione in mare aperto del nuovo sommergibile nucleare russo Belgorod (K-329, Progetto 09852) una variante della classe Oscar II; il suo completamento ha avuto una storia a dir poco complessa, finché nel 2012 venne definitivamente rilanciato con notevoli modifiche, fra cui l'aggiunta di un nuovo compartimento di 33 m, portandone la lunghezza a 184 m, il che lo rende il più lungo sommergibile al mondo. Ma la vera peculiarità del Belgorod sta nel fatto che è previsto come piattaforma di una nuovissima, e per molti aspetti inquietante, arma nucleare: l'Ocean Multipurpose System Status-6 Poseidon (Kanyon per la NATO), un veicolo sottomarino autonomo a propulsione nucleare, dotato di una testata nucleare di grande potenza.
Il Belgorod prevede un armamento di quattro Poseidon; la Russia ha già in allestimento dal 2014 un secondo sottomarino nucleare per 6 Poseidon: il Khabarovsk, Progetto 09851, della sottoclasse 885. Si ritiene che il programma russo preveda di schierare entro la fine del decennio il Poseidon su 4 sottomarini dedicati, due nella flotta settentrionale e due nella flotta del Pacifico, per un totale di 32 ordigni.
Gli USA sospettavano da tempo che la Russia stesse sviluppando un grande drone sottomarino, ma la conferma diretta venne il 10 novembre 2015, in occasione della riunione del presidente Vladimir Putin con i suoi generali a Sochi, sul mar Nero, per discutere lo sviluppo delle forze strategiche russe per ripristinare l'equilibrio strategico minato dal sistema di difesa missilistico degli Stati Uniti. L'evento è stato ripreso dalla televisione russa e un osservatore acuto ha notato che la telecamera ha mostrato (non si crede sia stato involontariamente) un documento, che presentava una sintesi di uno dei progetti presumibilmente discussi durante la riunione.
Il progetto presentato a Sochi
Nel documento lo Status-6 appare nella forma di un enorme siluro, lungo 24 metri e dal diametro di 1,5 m; lanciato da un sommergibile (sono esplicitamente indicati il Belgorod e il Khabarovsk) dovrebbe proseguire autonomamente per circa 10 mila km, navigando a grandi profondità (fino a 1000 m) e alta velocità (fino a 100 nodi, 185 km/h) per superare le difese nemiche. Il progetto Status-6 si dice affidato quale sviluppatore principale all'ufficio centrale di progettazione per ingegneria marina TsKB MT Rubin, cui sono dovuti praticamente tutti i sottomarini russi attualmente in servizio.
Il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha dichiarato nel febbraio 2019 che le prove a mare del Poseidon erano state completate con successo "in una zona ben protetta dalle forze di intelligence di potenziali nemici". I test del motore nucleare del sistema erano stati finalizzati nel 2018, verificandone le capacità. E ora si sta provando l'effettiva l'operatività del sistema combinato Poseidon-Belgorod, con lo specifico sistema lanciasiluri.
Un breve paragrafo descrive la missione del sistema: danneggiare le componenti importanti dell'economia dell'avversario nell'area costiera e infliggere danni inaccettabili al territorio di un paese creando aree di alta contaminazione radioattiva, rendendole inadatte per attività militari, economiche o di altro tipo per lunghi periodi di tempo.
Come le armi ipersoniche (Avangard, Kinzhal e Tsirkon) e il missile Sarmat, questo sistema, secondo le dichiarazioni russe, servirebbe principalmente come risposta russa alle preoccupazioni dovute al ritiro degli Stati Uniti dal Trattato ABM e ai progressi americani nelle difese dai missili balistici. Come ha osservato il presidente Putin nel suo discorso del marzo 2018, abbiamo sviluppato veicoli sommergibili senza pilota che possono muoversi a grandi profondità (direi profondità estreme) in modo intercontinentale, a una velocità molte volte superiore a quella dei sottomarini, dei siluri all'avanguardia e di tutti tipi di navi di superficie. … Sono silenziosi, altamente manovrabili e non hanno quasi nessuna vulnerabilità che il nemico possa sfruttare.
Le eccezionali prestazioni attribuite dalle fonti russe al Poseidon richiedono un conglomerato delle più avanzate tecnologie in vari campi: propulsione e navigazione sottomarine, automazione e armi nucleari. La difficoltà di comunicazione a grandi profondità richiede una significativa capacità di navigazione e un sistema di comando e controllo autonomi, specialmente per eseguire manovre evasive sulle tre dimensioni per rispondere a tentativi di intercettazione; ciò presuppone l'impiego di una sviluppata forma di intelligenza artificiale. Alcuni dei progetti dello studio Rubin sembrano suggerire il progetto di un'infrastruttura specifica a supporto della nuova arma, basata su sensori e stazioni di comunicazione collocati sul fondo marino.
Lo schema strutturale del Poseidon
Osservatori internazionali hanno esaminato la credibilità e i limiti delle varie affermazioni. Sono stati avanzati dubbi sull'effettiva velocità del Poseidon: la potenza richiesta per il movimento di un oggetto delle sue dimensioni a 100 nodi è stimata dell'ordine di 30 MW, che sembra eccessiva per lo stato attuale della tecnologia russa dei reattori miniaturizzati. Non ci sono dati affidabili sul reattore nucleare di Poseidon, ma è stato suggerito che potrebbe essere un reattore con refrigerante a metallo liquido con una potenza di circa 8-10 MW, con pompe di raffreddamento magnetoidrodinamiche silenziose per il circuito primario. Una tale potenza potrebbe garantire velocità fino a 55 nodi.
Un'alta velocità è anche incompatibile con la presunta "furtività" del Poseidon, in quanto il rumore prodotto da un corpo sottomarino cresce proporzionalmente alla sua velocità e a 100 nodi sarebbe individuabile a grandi distanze anche navigando a grandissime profondità.
La potenza della testata nucleare del Poseidon è variata notevolmente nelle varie dichiarazioni russe, dai mostruosi 100 Mt iniziali ai più miti 2 Mt, che già sarebbero comunque sufficienti per distruggere una grande città costiera, se Poseidon funzionasse come descritto.
Ricordiamo che 100 Mt era l'energia di progetto della Tsar Bomba RDS-202, testata sul sito di Novaya Zemlya il 30 ottobre 1961 sostituendo il terziario di uranio con piombo, in modo da ridurre la potenza dell'esplosione a 58 Mt, comunque la massima assoluta di tutti i test nucleari. Le dimensioni della RDS-202 (8 m di lunghezza per 2,1m di diametro) non sono compatibili con quelle del Poseidon, che prevede per la testata un compartimento lungo 4 m con 1,5 m di diametro, per un volume di 7 mc.
Queste dimensioni sono d'altra parte eccessive per una bomba da 2 Mt. Il che fa ritenere che l'arma finale del Poseidon possa essere di qualche decina di megaton, come sviluppo attuale della R-36M da 24 Mt per i missili RS36 (NATO SS-18). Non si può escludere che i progressi russi nella miniaturizzazione delle testate nucleari permettano la realizzazione effettiva di un'arma da 100 Mt collocabile nel compartimento previsto nel Poseidon.
Va osservato che un'arma di 5-10 Mt ha una potenza molto superiore a quanto necessario per distruggere un porto militare e causerebbe gravissimi danni collaterali su una vasta area, dato che ovviamente il Poseidon esploderebbe in acqua bassa, mentre solo esplosioni ad alta quota permettono di minimizzare la ricaduta radioattiva.
Fonti giornalistiche russe hanno espresso la possibilità che il Poseidon venga armato con esplosivi convenzionali per attaccare portaerei e altre navi di superficie. Un tale impiego non sembra credibile dato che le caratteristiche del Poseidon (propulsione nucleare, con estreme portata, velocità e profondità) non danno vantaggi tattici, ma hanno solo senso in impieghi strategici.
Colpire bersagli in movimento in mare aperto non è così semplice, specialmente da grandi distanze, e con un'arma che procede rumorosamente in acque profonde. Per attaccare navi di superficie, il Poseidon dovrebbe essere lanciato da distanze relativamente ridotte e la rumorosità sua e del sottomarino vettore diventerebbe un fattore critico. Per interventi a breve o a medio raggio d'azione la Russia ha comunque a disposizione una varietà di armamenti convenzionali e nucleari più veloci, affidabili e precisi: normali siluri nucleari, missili cruise anti-nave o armi ipersoniche.
Un'arma nucleare "sporca"?
L'insistenza sulla contaminazione radioattiva ha fatto pensare che il Poseidon possa venir dotato di un'arma termonucleare "sporca", progettata per funzionare come un'arma radiologica, in cui si rinuncia a parte della potenza per creare sostanze radioattive estremamente intense e con tempi di dimezzamento di qualche anno, per rendere inabitabile una vasta area. Secondo alcuni rapporti, il Poseidon potrebbe venir fatto esplodere in profondità al largo della costa di un paese nemico, per generare uno tsunami radioattivo in grado di distruggere infrastrutture militari e città litoranee.
La possibilità di armi nucleari sporche fu paventata da Leo Szilard nel febbraio '50, ma mai realizzata o considerata seriamente, per cui il Poseidon potrebbe essere il prototipo di tali ordigni, di cui son certo nessuno sente la mancanza.
Una possibile configurazione per una bomba nucleare radiologica potrebbe prevedere un ordigno primario a fissione di uranio arricchito e plutonio, potenziato con 2-3 g di deuterio e trizio, la cui esplosione fornisce radiazioni ed energia necessarie all'innesco della fusione del sistema secondario di deuteruro di litio; mentre in una comune arma ternaria i neutroni e l'energia prodotti nel secondario provocano la fissione del terziario, costituito da uranio naturale, in un arma "sporca" il terziario è formato da un materiale che i neutroni rendono radioattivo, tipicamente cobalto-59 per ottenere cobalto-60.
Il Co-60 ha una radioattività specifica di 44 TBq/g, tempo di dimezzamento di 5,2714 a, radiazioni di energia massima di 2,824 MeV, per una potenza specifica di 20 W/g. Un'alternativa al cobalto potrebbe essere lo zinco-65 (radioattività specifica di 305 TBq/g, tempo di dimezzamento di 0,668 a, radiazioni di energia massima di 1,116 MeV, per una potenza specifica di 66 W/g) e quindi una sorgente più intensa ma di durata inferiore rispetto al cobalto; potrebbe risultare militarmente più efficace per impieghi tattici, ma è inferiore per usi strategici. Per un confronto, l'intensa sorgente radioattiva radio-226 ha una radioattività specifica di 0,037 TBq/g, tempo di dimezzamento di 1622 a, radiazioni di energia massima di 0,19 MeV, per una potenza specifica di 1 mW/g.
Naturalmente, un'arma di decine di megaton di energia produce di per sé una contaminazione radioattiva enorme e non ha senso "sporcarla" ulteriormente: l’ordigno Castle-Bravo di 15 Mt testato nell’atollo di Bikini il 1° marzo 1954 causò una grave contaminazione su un’area di più di 18.000 km quadrati. Invece nel caso dell'esplosione di un'arma meno potente, per esempio da 2 Mt, la radiazione residua, dovuta essenzialmente ai prodotti di fissione, dopo un minuto può raggiungere l'attività di 2 × 1024 Bq, ma diminuisce rapidamente (di un fattore 10 ogni volta che il tempo aumenta per un fattore sette).
Inizialmente, le radiazioni gamma dai prodotti di fissione di una bomba a fissione-fusione-fissione di dimensioni equivalenti sono molto più intense di una bomba a cobalto: 15.000 volte più intense a un'ora dall'esplosione; 35 volte più intense a una settimana; 5 volte più intense a un mese; e circa uguali a 6 mesi. Successivamente la radiazione da fissione diminuisce rapidamente in modo che la radiazione del Co-60 diventa 8 volte più intensa della fissione a 1 anno e 150 volte più intensa a 5 anni. Gli isotopi molto longevi prodotti dalla fissione supererebbero nuovamente il Co-60 dopo circa 75 anni.
Nel caso del Poseidon, nel bilancio della contaminazione radioattiva va considerato anche il contributo dei materiali del reattore propulsore, che verrebbe ovviamente vaporizzato nell'esplosione, e dei materiali del porto-bersaglio attivati dal flusso neutronico iniziale.
Ma perché?
Esperti di questioni strategiche stanno considerando le possibili missioni previste per il Poseidon e le ragioni dello sviluppo di questa nuova arma alla luce delle attuali forze militari russe.
Quando la Russia ha rivelato per la prima volta l'esistenza di questo nuovo drone, alcuni analisti si sono chiesti se la Russia stesse sviluppando una nuova arma di attacco disarmante preventivo, in grado di eludere le difese degli Stati Uniti e devastarne la basi militari. Effettivamente un attacco simultaneo, alla Pearl Harbor, alle stazioni aereo-navali di Norfolk in Virginia e di San Diego in California con ordigni di alta potenza potrebbe eliminare l'85% delle forze della marina americana, oltre a produrre enormi danni alle città e alle strutture industriali costiere.
Per evitare l'allerta, l'attacco dovrebbe partire da lontano, avvalendosi del raggio d'azione intercontinentale dei Poseidon, ossia essere lanciato qualche giorno prima del raggiungimento degli obiettivi, col rischio che sensori anti-sub oceanici possano individuare e affrontare i droni, eliminando il cruciale fattore sorpresa.
Questa strategia ricorda il progetto T15 dei primi anni '50, quando si consolidava il programma nucleare sovietico, con la prospettiva di armi termonucleari, ma mancavano ancora vettori affidabili per un (contro-) attacco nucleare agli USA. Infatti gli aerei Tu-4 (Bull per la NATO) erano troppo lenti per sfuggire ai caccia americani, richiedevano un rifornimento sulla banchisa polare e comunque non avevano sufficiente autonomia per il ritorno alla base.
L'alternativa considerata dal governo russo fu di utilizzare sommergibili in grado di lanciare un siluro con una potente carica nucleare da una distanza di 20-30 km dall'obiettivo, una grande città portuale americana. I progettisti delle armi nucleari riuscirono a sviluppare ordigni per siluri di due calibri: del tradizionale 533 mm con potenza di qualche kt (T5) e di 1550 mm con potenza di centinaia di kt (T15). La marina fu felice di dotarsi dei siluri nucleari T5 per impiego tattico, inizialmente dotati di testate RDS-9 da 5 kt, che diventarono completamente operativi dal 1957, ma fu contraria al progetto T15, che riteneva incompatibile con la sua missione.
Il T15 fu approvato dal governo nel 1953, anche nella prospettiva di impiegare la nuova arma termonucleare, e venne sviluppato il progetto di un sommergibile adeguato (progetto 627), dotato appunto di un tubo lancia-sicuri del calibro necessario e lungo oltre 20 m (quasi un quarto di tutto il sommergibile). L'opposizione della marina, dubbi sulla operatività effettiva del siluro T15 e del sommergibile 627 portarono nel 1955 alla cancellazione del progetto, anche a seguito di nuovi bombardieri più performanti, in particole il Tu-95 (Bear per la NATO).
A differenza degli anni '50, ora la Russia possiede una varietà di vettori nucleari strategici impiegabili per un attacco contro le forze strategiche americane, in particolare 310 missili con base a terra (ICBM) e 176 lanciabili da sommergibili (SLBM), molti dotati di testate multiple indipendenti (MIRV), e tutti più rapidi, sicuri ed efficienti dei Poseidon, in grado di colpire non solo basi litoranee ma tutto il territorio americano.
Un impiego destabilizzante del Poseidon potrebbe consistere nel farlo esplodere al largo delle coste americane creando panico di massa, difficilmente gestibile a livello politico, e confusione militare, condizioni utilizzabili dalla Russia per diversificare la sua capacità di attacco preventivo e come copertura per disparate operazioni offensive.
Putin insiste sul ruolo delle nuove armi per vanificare i sistemi anti-missile degli USA. Il Poseidon, che opera sott'acqua, ovviamente non sarebbe disturbato da un intercettore anti-missile americano, ma è difficile pensare che tale sistema sia la soluzione più economica ed efficace per superare le difese missilistiche statunitensi, rispetto alla dotazione di contromisure per i missili russi, come d'altra parte si sta facendo.
Va tenuto anche conto che le effettive capacità di intercettare e di ingaggiare una testata missilistica balistica strategica sono ancora limitate e comunque resteranno a lungo inadeguate a fronte alle oltre 1500 testate che il New START permette alla Russia di dispiegare. Inoltre non vanno dimenticati gli sviluppi in corso per sistemi anti-sommergibile, che potranno limitare la penetrabilità dei Poseidon.
Quindi, il Poseidon non appare affatto un progresso decisivo delle capacità nucleari russe, e non aggiunge alcuna possibile missione strategica che l'arsenale russo non sia già in grado di realizzare; al massimo può integrare la flessibilità nucleare e convenzionale globale della Russia. Queste armi, come i nuovi sistemi ipersonici, sono comunque un segnale del continuo impegno della Russia per il primato delle sue forze nucleari come elemento cruciale della sua politica difensiva, della sua continua spinta all'innovazione militare, nonché di uno sforzo per diversificare e approfondire la sua impostazione strategica.
Come ben sappiamo, la necessità è spesso solo vagamente collegata a ciò che le istituzioni militari si procurano; la spesa per la difesa è nella migliore delle ipotesi "semi-razionale", frutto di numerosi interessi burocratici e politici più delle stesse minacce e missioni effettive.
Non si deve inoltre trascurare gli aspetti della politica interna russa, il nazionalismo e populismo dell'attuale governo. La rivelazione sullo Status-6 potrebbe quindi essere stata rivolta primariamente ai telespettatori domestici, per assicurare loro che, nonostante l'ansia che Mosca esprime sulle difese missilistiche statunitensi, l'esercito russo sarà ancora in grado di contrattaccare e vincere.
La natura non convenzionale rappresentata dalle nuove armi e la situazione asimmetrica che esse comportano potrebbero fornire alla Russia una posizione di vantaggio negli auspicati nuovi colloqui per il controllo delle armi strategiche con gli Stati Uniti. Fortunatamente, la provvidenziale estensione del New START mette a disposizione anche un contesto per trattare queste armi esotiche: l'articolo V del trattato infatti afferma che quando una Parte ritenga che stia emergendo un nuovo tipo di arma offensiva strategica, quella Parte avrà il diritto di sollevare la questione di tale arma presso la Commissione consultiva bilaterale.
Non sono dunque del tutto perdute le speranze che si possa affrontare il problema del controllo delle armi più pericolose e devastanti e di giungere, un giorno, alla loro limitazione ed eliminazione.