Si prevede che nel 2023 avranno inizio i lavori di costruzione del primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo. L’impianto è composto da 25 turbine eoliche da 10 Megawatt l’una, e sorgerà nell’area settentrionale del Canale di Sicilia, a circa 37 chilometri a sud-ovest di Marsala.
Un progetto ambizioso dall’iter non semplice
Nell’area individuata, tra Sicilia e Tunisia, il mare ha una profondità di circa 300 metri; tale da rendere necessario l’impiego di turbine galleggianti, mantenute stabili anche grazie a un particolare sistema di ancoraggio. Il progetto è stato proposto dalla società 7SEASmed srl e prevede un investimento di 741 milioni di euro. L’ideatore del progetto - sviluppato dalla società danese Copenhagen Offshore Partners, sostenuta dal fondo Copenhagen Infrastructure Partners - è l’ingegner Luigi Severini, progettista anche del parco eolico offshore di Taranto, la cui realizzazione, dopo un lungo iter burocratico, è in corso. Come spesso accade quando si propongono opere di questo tipo, anche il parco eolico 7SEASmed è al centro di un dibattito che riguarda il futuro energetico nazionale e le strategie da adottare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
«Sono cresciuto professionalmente a Taranto, in un humus che è quello delle grandi infrastrutture industriali, portuali e marittime. Nel 1989 nella “città dei due mari” nasce West (Wind Energy System Taranto) che produce turbine eoliche e già nel 1991 viene installato il prototipo da 1MW, una macchina all’avanguardia per quei tempi. Nel 2001 la West è stata acquisita da Vestas, azienda danese che inizia a produrre le nacelle (le “capsule” in cui vengono inserite le componenti del motore della turbina n.d.a.) e le pale eoliche (nel caso specifico, le Vestas V90-3MW, n.d.a.). È in questo contesto che nel 2008 si è iniziato a pensare a come portare l’eolico in mare ed è così che è nato il progetto di Taranto», racconta Luigi Severini, «negli anni abbiamo analizzato i vari progetti nel campo dell’offshore eolico che erano stati bocciati e mi ha incuriosito molto vedere che il giudizio negativo era dato da tre motivi principali: una fortissima avversione all’impatto visivo, una eccessiva estensione, il pericolo di interferire con la biocenosi, ovvero con il complesso di animali e vegetali che popolano una determinata area.
“ È da queste osservazioni che nasce l’idea di un impianto eolico galleggiante e collocato in una posizione così lontana dalla costa da renderlo impercettibile alla vista. Luigi Severini
«L’impianto eolico galleggiante che proponiamo a largo di Marsala non interferisce in alcun modo con il paesaggio costiero, si potrà osservare all’orizzonte soltanto grazie a un buon binocolo e la biocenosi nei fondali, profondi oltre 300 metri, non verrebbe intaccata».
Studi sulla visibilità dell'impianto dalla costa e dal mare
L'impianto eolico comprende in totale 26 fondazioni galleggianti, di cui 25 fondazioni per turbine (Floating Offshore Wind Turbine – FOWT) e una per la sottostazione offshore (Floating Offshore Sub Station - FOSS), a est del parco. Le turbine, distanti l’una dall’altra circa 1,2 chilometri, saranno collegate tra loro e alla sottostazione attraverso cavi elettrici sottomarini. L’intero progetto occuperà un’area di circa 25 chilometri quadrati e genererà una potenza totale di 250MW, trasportati fino alla terraferma grazie a un cavo sottomarino di trasporto, adagiato sul fondale.
Il percorso burocratico conta, per il momento, 57 documenti che presentano il progetto e valutano l’impatto di una eventuale realizzazione. È così che, relazione dopo relazione, si tenta di scongiurare il rischio di una qualche conseguenza negativa per il traffico marittimo, i resti archeologici, l’ecosistema marino e le attività di pesca. «La pesca d’altura trarrebbe vantaggio dal parco eolico, dato che, per legge, le aree dove nascono i parchi eolici offshore vengono interdette alla pesca e alla navigazione per diventare, di fatto, delle oasi di riproduzione dei pesci», chiarisce Severini, che sottolinea anche come, con l’eolico galleggiante «da un lato siamo in grado di soddisfare le esigenze di tutela ambientale e, dall’altro, massimizziamo la produzione energetica, condizione indispensabile per incentivare gli investitori di tali impianti».
Anche se la realizzazione del primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo sembra ormai cosa fatta, c’è un aspetto che potrebbe frenare gli entusiasmi. L’impianto 7SEASmed, infatti, sorgerebbe esattamente in mezzo a una delle più importanti rotte migratorie di decine di specie di uccelli.
Pale eoliche e rotte migratorie
Non si è ancora giunti a stabilire con certezza quale sia l’impatto delle turbine eoliche sulle popolazioni di volatili. Si tratta di un argomento controverso e su cui è necessario fare ancora ricerca.
Tra le prime a sollevare la questione della possibile incompatibilità di un parco eolico in quell’area marittima, è stata Anna Giordano, direttrice della Riserva naturale delle saline di Trapani e Paceco. «È noto da tempo che c’è un flusso migratorio imponente che parte dall’Africa e arriva in Europa attraverso il Canale di Sicilia. La maggior parte degli uccelli parte da Capo Bon, in Tunisia, e dopo 150 chilometri di volo, giunge sulle coste trapanesi, per poi ripartire e diramarsi. La presenza di un ostacolo rappresentato da 25 turbine nel bel mezzo di una rotta migratoria massiccia ma anche estremamente vulnerabile deve essere sottoposta a studi specifici.
“ È necessario conoscere quale sia il possibile effetto negativo su milioni di migratori. Anna Giordano
«La richiesta che abbiamo fatto,» spiega Giordano, «è di avere al più presto la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la valutazione d'incidenza (VIncA), introdotta a livello comunitario dalle Direttive 2009/147/CE ("Conservazione degli uccelli selvatici"), 92/43/CEE ("Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche") e disciplinata in Italia dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003, n. 120. Se venisse autorizzata la costruzione senza avere queste valutazioni, non potremo fare altro che comunicare alla Direzione generale ambiente dell’Unione Europea che è stata violata la normativa comunitaria».
Il grande dubbio sull’impatto del parco eolico 7SEASmed sulle rotte migratorie è in parte respinto dai promotori del progetto. Secondo Luigi Severini, infatti «molti studi confermano che le pale eoliche vengono percepite dall’avifauna come un ostacolo - come un albero o un grattacielo - e, di conseguenza, evitate. Inoltre è necessario comprendere che la produzione di energia mediante fonte eolica è uno strumento fondamentale per risolvere la gigantesca problematica del cambiamento climatico, vera causa di morte, non per alcuni volatili ma per intere specie. Noi avremo sempre più bisogno di energia ma non possiamo ottenerla continuando a bruciare combustibili fossili mettendo a rischio intere specie aviarie, molte delle quali già a rischio di estinzione. Occorre fare tutti assieme un bilancio globale e porci le giuste domande. Vogliamo continuare a marciare sulla strada dell’estinzione - anche dell’essere umano - oppure incamminarci verso la produzione di energia pulita, pur accettando qualche rischio residuale? Io credo che la scelta sia obbligata».
Un piano integrato su energia e clima
L’eolico è parte fondamentale del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, e gli impianti offshore galleggianti sembrano essere la chiave di volta per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. La naturale abbondanza di spazi marittimi battuti dal vento può far immaginare un futuro di grandi impianti eolici in mare aperto, collocati come ad abbracciare (e rifornire) l’intero paese.
Questo immaginario si scontra con una realtà ben più complessa, caratterizzata anche da una certa dose di incertezza per quanto riguarda le conseguenze sull’ambiente. Infatti, precisa Anna Giordano «in qualità di direttrice di una riserva naturale gestita per conto della Regione Sicilia, chiedo nient’altro che il rispetto delle regole. Certo è che gli studi - molto limitati - che sono stati fatti finora su una rotta seguita da una parte dei migratori che arrivano in Sicilia, dimostrano un flusso migratorio imponente. Ai tempi del progetto per il ponte sullo Stretto di Messina, era stato studiato il flusso migratorio notturno nell’arco di un mese e 13 giorni tramite un radar che copriva un’area minuscola di soli 4 chilometri di diametro. Ebbene, pur con queste limitazioni, sono stati contati 4.630.000 uccelli. Lo studio più recente sulle popolazioni di volatili che arrivano alle saline di Trapani, invece, è del 2018 e aveva stabilito la presenza, numerosa, di ben 229 specie diverse».
Nel video qui sopra, prodotto da National Geographic, si vede il funzionamento del parco galleggiante scozzese e, in particolare, in cosa il meccanismo flottante è diverso da quello di altri parchi eolici marini.
Con il deposito dei progetti ai ministeri competenti e con la pubblicazione fatta a inizio luglio da parte della Capitaneria di Porto di Trapani, è cominciato ufficialmente l’iter progettuale e amministrativo che potrebbe portare alla costruzione del parco eolico a partire dal 2023. A breve, assicura Luigi Severini, «inizieremo la procedura di studio sull’impatto ambientale, faremo operazioni di ricognizione sui fondali e faremo verifiche su qualsiasi altro aspetto, incluso quello delle rotte migratorie».
L’International Energy Agency ha pubblicato un dettagliato rapporto sui futuri investimenti che riguarderanno il settore eolico. Entro il 2040, infatti, la produzione di energia eolica da impianti offshore dovrebbe aumentare di 15 volte. I primi parchi eolici in mare aperto stanno già producendo energia, come nel caso dei parchi eolici scozzesi inaugurati nel 2017. Con i suoi 250 MW di energia prodotta, il progetto 7SEASmed, rappresenta però il primo parco eolico offshore industriale di grandi dimensioni.
Tra verifiche amministrative, studi d’impatto ambientale da svolgere e progetti sul lungo periodo, la strada italiana verso l’energia eolica appare tortuosa. È già stato proposto, per esempio, il progetto per un impianto eolico offshore galleggiante composto da 42 turbine da 12MW ciascuna, da costruire a largo delle coste sud occidentali della Sardegna. Il progetto, iniziativa dalla Ichnusa wind power srl, è stato firmato sempre dall’ingegner Luigi Severini. «Stiamo parlando di una filiera che potrebbe diventare una caratteristica della capacità produttiva del sistema nazionale. L’Italia potrebbe diventare la capofila nello sviluppo di energia da fonte eolica a patto che si possa contare su un apparato legislativo più coordinato», sottolinea Severini, che conclude ricordando che «se vogliamo fare uno scatto in avanti nel settore dello sviluppo delle rinnovabili e di questi impianti, dovrebbe essere rivista completamente l'impalcatura di leggi e regolamenti, possibilmente coinvolgendo i soggetti competenti nella loro stesura».
Tutte le foto del progetto sono tratte dalla Documentazione depositata al Ministero dell'Ambiente "Progetto per la realizzazione di un parco eolico offshore di tipo floating nel canale di Sicilia, composto da 25 turbine ciascuna dalla potenza nominale di 10 MW, per una potenza totale di 250 MW." Per concessione e indicazione dell'ingegnere progettista Luigi Severini.