CULTURA

Il professore e il pazzo: storia di un dizionario

Le parole sono importanti, lo sanno Nanni Moretti, Giove nelle Metamorfosi di Ovidio, i cabalisti, l'Albus Silente di Harry Potter, gli enigmisti e i crittografi; e la storia straordinaria delle parole inglesi, o meglio del suo più immane compendio, l'Oxford English Dictionary, ha qualcosa di quella dei decrittatori britannici del codice Enigma capitanati da Alan Turing. Fatti i debiti distinguo, li lega l'imponenza dell'impresa, il lavoro intellettuale di gruppo, l'intelligenza poderosa e malata di alcuni protagonisti, le conseguenze della guerra e perfino, a un certo punto, la comparsata di Winston Churchill. 

In particolare le trame di vita più incredibili che si intrecciano alla vicenda della redazione del Dizionario promossa dalla Philological Society nel 1857, sono quella del suo più importante direttore editoriale (tale divenne nel 1879) Sir James Murray e quella di uno dei suoi numerosi, il più misterioso in assoluto, collaboratori: il dottor William Chester Minor.

Il primo, che di sé disse "consideratemi un numero irrazionale", fu dottissimo autodidatta, inventore, latinista, cultore di dialetti e lingue esotiche, vittoriano e inglese per eccellenza infine incaricato del coordinamento editoriale del Dizionario dal formidabile gruppo di delegati della Oxford University Press, casa editrice dell'opera, che contava tra i suoi membri i più illustri accademici ed ecclesiastici dell'epoca (categorie spesso coincidenti) come ad esempio Henry Lidell (sua figlia Alice era la stessa cui sono ispirati e dedicati i libri di Lewis Carroll alias Chalese L. Dodgson) o William Stubbs storiografo di fama che per primo portò la sua materia al rango di oggetto di ricerca universitaria.

In quanto a Minor: americano, fu medico militare, reduce dalla Guerra di Secessione e vittima di serissima sindrome paranoide; cresciuto e molto bene istruito in quello che allora era Ceylon e oggi si chiama Sri Lanka, divenne uomo dilaniato tra le seduzioni dell'isola e le restrizioni morali di un'aristocratica famiglia di missionari che presto lo rispedì negli Stati Uniti lontano dalle tentazioni tropicali.

La mente sensibilissima e già compromessa del dottor Minor subì in guerra il colpo di grazia che lo portò nel 1872 a commettere omicidio per le strade di Londra (dove si trovava in viaggio di salute  armato di tavolozza, acquerelli e pistola d'ordinanza) e alla conseguente reclusione nel manicomio criminale di Broadmoor finché recitava la sentenza del giudice piacerà a sua maestà. E a Sua Maestà piacque tenercelo fino al 1910, anno in cui fu trasferito in analoga struttura a Washington.

Gli anni della sua detenzione inglese coincisero con quelli centrali e più febbrili della redazione del Dizionario che fu ed è ancora considerato pietra angolare di ogni biblioteca anglofona e che prese l'abbrivio dall'urgenza di salvaguardare il patrimonio linguistico del regno come in altri Paesi già accadeva (in Italia l'Accademia della Crusca, creata nel 1582, aveva prodotto un dizionario di italiano già nel 1612).

L'opera monumentale impiegò oltre settant'anni a venire alla luce e quando fu il momento, nel 1928, prese forma in 12 volumi per la cui compilazioni la redazione arruolò eserciti di dotti volontari con il compito di leggere certi libri loro indicati, preparare liste di parole tratte da ciò che leggevano e ricavarne schede dedicate.

Il carattere più peculiare del Grande Dizionario era quello di contemplare, a costo dell'estenuante sistema di redazione e raccolta, una scelta vasta e autorevole di citazioni per fornire una gamma più vasta possibile delle caratteristiche di ogni parola a partire da " aa" : antico lemma per significare ruscello o corso d'acqua, citata in un'opera del 1430.

Tra i più prolifici ed impeccabili cacciatori di parole ed inesausti compilatori di schede spiccò proprio il dottor Minor che corrispose per posta con Murray per anni riuscendo sempre a non svelare la natura della sua residenza. L'incontro inevitabile tra i due, riportato da Simon Winchester (nel saggio-racconto Il Professore e il Pazzo edito da Adelphi) nella due versioni popolare romantica e più aderente alla cronaca dei fatti, sono il nucleo di un testo dove l'autore riesce in un gioco di scatole cinesi a dipanare e intrecciare tra loro le avventure di molte vite, anche quelle di personaggi secondari come la vedova della vittima di Minor (povera, alcolizzata e madre di numerosa progenie) che divenne intima del carnefice del marito, le figure dei direttori dell'Asylum dove il chirurgo militare fu ricoverato, i redattori di quello che nelle oltre 250 pagine di saggio viene indicato spesso solo come OED (Oxford English Dictionary); tra tutti lo stravagantissimo Frederick Furnivall, vogatore e donnaiolo, che ispirò la figura del Topo d'Acqua nel best seller inglese della letteratura per l'infanzia "Il vento tra i salici". Ma soprattutto Winchester restituisce, a incipit di paragrafo e seminate nel testo, le storie delle parole: quelle attorno a cui fare fiorire il giardino di citazioni, i lemmi base o catchwords, quelle della guerra e della cronaca nera come murder, della malattia (bedlam, riferito all'ospedale di St. Mary of Bethlehem adibito a manicomio, per estensione usata per indicare ospedale psichiatrico in genere). Ma anche quelle bellissime e misteriose a cui i compilatori attribuirono il senso e significato che a volte neanche i loro inventori avevano del tutto compreso: è il caso di serendipity, entrato nella lingua inglese da Serendip, il nome che i mercanti del Mare Arabico avevano dato allo Sri Lanka dove nel Settcento Horace Walpole ambientò una fiaba i cui protagonisti non facevano che imbattersi accidentalmente in cose e situazioni meravigliose; come capitava ai compilatori dell'OED, come spesso succede a chi si mette a giocare seriamente con le parole.

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