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Quando lo sport può far male

Troppa attività fisica fa male, lo dice la scienza. Questo potrebbe essere un titolo acchiappaclick per dare innumerevoli alibi ai pigri che non ne vogliono sapere di fare sport. In realtà ovviamente i termini della questione sono molto più sfaccettati di così: prima di farci prendere da facili (e pigri) entusiasmi, leggiamo l'articolo di Mikael Flockhart e altri apparso su ScienceDirect che conferma che in realtà fino a un certo punto l'attività fisica fa bene come ci hanno sempre detto, e il danno avviene soltanto se e quando si dovesse esagerare.

Ma cosa significa esagerare? Con buona pace degli estimatori del divano, molto probabilmente non è il loro caso: di solito succede agli sportivi professionisti, in misura minore agli amatori che dimenticano di avere dei limiti. Per comprendere meglio queste dinamiche e per capire bene quando è il caso di fare una pausa dall'attività fisica abbiamo intervistato Andrea Ermolao, direttore dell'unità di medicina dello Sport e dell'Esercizio dell'azienda Ospedale Università di Padova e professore al dipartimento di medicina del nostro ateneo.

Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Elisa Speronello

"Mi spiace deludere i pigri, ma gli effetti benefici dell'attività fisica sono sicuramente superiori alle controindicazioni" dichiara Ermolao prima di esporre le linee guida internazionali, che indicano di fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata ogni settimana; chi invece non ha controindicazioni per un'attività fisica più intensa può limitarsi a 75 minuti. Una categoria a parte è quella dei bambini, che dovrebbero svolgere quotidianamente un'ora di moto, mentre per quanto riguarda gli anziani non è indispensabile arrivare ai 150 minuti indicati per gli adulti, ma è comunque importante muoversi, sempre tenendo presente le proprie possibilità e soprattutto i propri limiti.

"In realtà - spiega Ermolao - sono molto rare le condizioni in cui l'attività fisica può avere effetti collaterali, se fatta secondo le indicazioni. In soggetti con specifiche patologie in fase acuta l'esercizio va evitato, ma persino dopo un infarto le persone dovrebbero riprendere a fare esercizio fisico, naturalmente in modo graduale e personalizzato". Ma cosa succede al nostro corpo quando esageriamo con l'attività fisica? Ci sono varie ipotesi: nell'articolo Flockhart indica la possibilità che vengano influenzate negativamente le dinamiche mitocondriali, il che potrebbe comportare problemi di tolleranza al glucosio e alterare la secrezione di insulina. "Il nostro organismo vive in una condizione di omeostasi, cioè di equilibrio, e cerca di mantenere costanti, per esempio, parametri come la temperatura corporea e il ph sanguigno" spiega Ermolao. "Di fronte a ogni stimolo che perturba questo equilibrio, l'organismo reagisce creando risposte adattative che danno origine a un nuovo equilibrio, spesso più efficiente rispetto alla condizione di partenza. A volte, però, questa capacità di risposta è inadeguata".

In ogni caso le ipotesi sulle cause dell'overtraining, cioè problemi dovuti all'attività fisica eccessiva, non sono ancora confermate, mentre lo sono gli effetti, che possono variare a seconda dell'attività fisica praticata ma che implicano quasi sempre un calo della performance, molto frustrante nel caso di sportivi professionisti, alterazioni del ciclo per le donne, alterazioni del tono dell'umore, della frequenza cardiaca, del ritmo sonno/veglia, e una maggior suscettibilità alle infezioni. L'overtraining riguarda principalmente gli atleti professionisti, che per definizione cercano di superare i loro limiti, ma non solo: spesso capita anche a quelle persone che cominciano ad allenarsi con entusiasmo senza conoscere le effettive possibilità del loro corpo, portando al limite le capacità di adattamento dell'organismo. Gli studi sulla prevalenza suggeriscono che il 60% dei professionisti sono stati soggetti a questa condizione. Non è quindi un fenomeno raro, soprattutto negli sport di resistenza, e non bisogna sottovalutarlo.

Per fortuna l'overtraining non è necessariamente un problema grave: se si corre subito ai ripari può avere una breve durata, ma in alcuni casi può protrarsi anche diversi mesi: se non identificato in modo precoce può prolungarsi nel tempo e in questo modo rischia di comportare danni alla carriera degli sportivi professionisti.

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