SOCIETÀ

Rapporto territori 2021: non ci sarà sostenibilità senza la cooperazione degli enti locali

Era il 25 settembre 2015 quando i 93 Paesi dell’Assemblea Generale dell’Onu hanno deciso di adottare quella che comunemente viene chiamata l’Agenda 2030, cioè il documento intitolato: Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile". All’interno di questo documento sono racchiusi anche i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, cioè quei punti definiti dalle Nazioni Unite come strategia "per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti". Detta in parole ancora più semplici questi sono 17 obiettivi che l’Onu si è dato per rendere sostenibile un modello di sviluppo che non lo è più. Tali obiettivi sono sviscerati in 169 traguardi ad essi associati, e tutto ciò costituisce il nucleo vitale dell’Agenda 2030.

Giovedì 2 dicembre l’ASviS, cioè l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, ha elencato le azioni che il nostro Paese sta mettendo in campo per raggiungere questi Sustainable Development Goals. Nella seconda edizione del Rapporto sui Territori, attraverso indicatori statistici elementari e compositi, si è cercato di analizzare il posizionamento di regioni, province e città metropolitane, delle aree urbane e dei comuni, rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

“Questa seconda edizione del Rapporto - ha dichiarato Marcella Mallen, presidente di ASviS - conferma l’impegno dell’Alleanza a volersi mettere a disposizione per aiutare a individuare i punti di forza e le criticità esistenti, e per disegnare le politiche per rispondere alle sfide dell’Agenda 2030”. Sfide che sono ancora maggiori a causa di questi ultimi due anni. Il periodo pandemico infatti, ha aggravato il forte ritardo forte ritardo nell’attuazione dell’Agenda 2030 ed ha evidenziato come in molti casi le disuguaglianze economiche, sociali e ambientali siano in aumento nel nostro Paese.

Il rapporto, che si può leggere nel sito di ASviS, fornisce anche una serie di proposte che consentirebbero al nostro Paese di intraprendere una strada seria verso gli obiettivi dell’Agenda 2030. Ad esempio si evidenzia la necessità di un Sistema multilivello di Strategie e Agende per lo sviluppo sostenibile incardinato sugli strumenti di programmazione degli enti. Secondo gli autori occorrerebbe costruire una Strategia territoriale nazionale per la rigenerazione urbana, il consumo di suolo e i principi fondamentali per il governo del territorio, avendo però un coordinamento di tutti i programmi di rigenerazione urbana già finanziati, oltre all’elaborazione dell’Agenda urbana nazionale da parte del Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU).

Le direttive che gli autori del rapporto consigliano vanno poi dall’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle aree interne e della montagna all’introduzione nei bandi del Pnrr di una norma applicativa del 40% delle risorse territorializzabili per il Sud, passando per l’acquisto dei mezzi del trasporto pubblico locale elettrici per le aree urbane e a idrogeno verde o biometano per le tratte interurbane con i contributi statali a partire dal 1° gennaio 2022.

Queste però sono le conclusioni finali che arrivano al termine di un corposo report. Il secondo Rapporto territori di ASviS analizza la posizione dell’Italia per ogni obiettivo di sviluppo sostenibile.

 

“Viviamo in una realtà fortemente diseguale”, ha commentato la presidente dell’ASviS Marcella Mallen, “La pandemia ha aggravato le disuguaglianze di reddito, ha colpito con maggiore forza le persone meno protette, come donne e anziani, e tolto speranza ai nostri giovani. È su questi temi che le istituzioni devono convergere. Grazie anche all’aiuto dei fondi del Pnrr - Piano nazionale di ripresa e resilienza -, abbiamo una possibilità più unica che rara di ridurre le tante disparità che da troppo tempo attraversano il Paese. Il Rapporto presentato dall’ASviS è uno strumento prezioso per i territori, oltre infatti a misurare le criticità è in grado di fornire informazioni utili per allocare meglio i fondi a disposizione e per attivare processi partecipativi dei cittadini”.

Viviamo in una realtà fortemente diseguale Marcella Mallen, Presidente ASviS

Proprio per quanto riguarda i territori l’analisi si sofferma sulla situazione di Regioni, province e città metropolitane. Per quanto riguarda le prime, dal lavoro emerge che oltre l’80% delle Regioni e delle Province autonome ha già raggiunto o mostra trend positivi per il target relativo alle coltivazioni biologiche. Un altro 60% poi, evidenzia andamenti favorevoli per quanto riguarda la riduzione dei tempi della giustizia, mentre più del 50% registra trend promettenti per la diminuzione della mortalità per malattie non trasmissibili e alla diminuzione dell’abbandono scolastico. 

Questi aspetti positivi però sono attenuati dalle notizie non virtuose. Circa il 50% delle Regioni e delle Province autonome infatti, segnala andamenti negativi per i target relativi alla riduzione degli incidenti stradali e delle disuguaglianze nel reddito disponibile. Circa il 60% poi, non raggiungerà gli obiettivi relativi: alle energie rinnovabili, all’incremento del tasso di occupazione, all’aumento della spesa per ricerca e sviluppo e alla riduzione dei rifiuti prodotti. 

Più dell’80% delle Regioni italiane poi registra un allontanamento o un andamento negativo per i target relativi all’aumento dell’efficienza delle reti idriche, alla riduzione della quota di giovani che non studiano e non lavorano (NEET) e alla riduzione delle emissioni di gas serra. Infine oltre il 95% presenta un andamento negativo per l'obiettivo relativo all’efficienza energetica, mentre nessuna Regione o Provincia autonoma registra un trend in linea con il raggiungimento dei Target relativi alle aree marine protette e alla riduzione del consumo di suolo. Uno spaccato che è analizzato nel dettaglio all’interno del report ma che fa capire come il lavoro da fare sia ancora molto.

L’ASviS poi, per la prima volta, introduce un’analisi delle disuguaglianze tra le Province, che risultano diminuite per quanto riguarda la salute, la parità di genere, l’acqua ed i servizi igienico sanitari, le città e le comunità sostenibili e la produzione ed il consumo responsabili, ma al contempo aumentate per quanto riguarda l’istruzione, il lavoro e la crescita economica, l’innovazione e le infrastrutture, gli ecosistemi terrestri e la giustizia e le istituzioni solide.

Come per i cambiamenti climatici, anche per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile il tempo sta per finire. Il 2030 infatti è dietro l’angolo e il Rapporto territori 2021 mette nero su bianco quali sono le problematiche più evidenti da sanare. Non è certo tutto negativo ma per dare una reale svolta alla sostenibilità e per raggiungere veramente i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, è inevitabile che si debba accelerare e ricorrere ad una sempre più importante cooperazione tra enti.

 

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