SCIENZA E RICERCA

Ricerca in Italia: elevata produttività, nonostante scarsi finanziamenti

La Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia pubblicata nel 2018 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche mette in evidenza, tra i molti aspetti, significative differenze nei finanziamenti a disposizione delle principali nazioni occidentali, tra le quali Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Giappone e Stati Uniti. Nel dettaglio, la relazione riporta la spesa per ricerca e sviluppo dal 2000 al 2015 in alcuni Paesi Ocse. Ebbene, l’analisi combinata tra i dati di spesa per ricerca e sviluppo e la produzione scientifica totale di questi otto Stati Ocse nel periodo 2010-2015 mostra come l’Italia, nonostante i valori estremamente bassi di spesa, riesca ad avere una elevata produttività scientifica posizionandosi al terzo posto dietro a Regno Unito e Spagna e davanti a Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone.

I dati relativi alle pubblicazioni scientifiche (raccolti utilizzando come database www.scopus.com, Elsevier), mostrano come l’Italia abbia prodotto in media circa 100 mila pubblicazioni all’anno contro 187 mila pubblicazioni del Regno Unito, 164 mila della Germania, 116 mila della Francia, 84000 della Spagna, 130 mila pubblicazioni del Giappone e ben 640 mila degli Stati Uniti. Se si rapportano le pubblicazioni al numero di abitanti per ogni nazione, si osserva che l’Italia produce in media 0.0017 pubblicazioni all’anno per persona, valore identico a quello della Francia (0.0017) e molto simile a quello della Spagna (0.0018), degli Stati Uniti (0.0019) e della Germania (0.0020). La miglior performance è quella del Regno Unito con ben 0.0028 pubblicazioni all’anno per persona, mentre la peggiore è del Giappone con 0.0010 pubblicazioni. 

Riprese e montaggio di Elisa Speronello

Combinando tali dati con quelli pubblicati dal CNR sulla spesa per ricerca e sviluppo per queste nazioni dal 2010 al 2015, si evince che l’Italia ottiene risultati decisamente buoni. Infatti, si deve considerare che il nostro Paese, nel periodo considerato, ha una spesa media annua di circa 22 miliardi di euro contro 380 miliardi degli Stati Uniti, 130 miliardi di euro del Giappone, 35 miliardi di euro del Regno Unito, 83 miliardi della Germania, 46 miliardi della Francia e 16 miliardi di euro della Spagna. In questa speciale classifica, la miglior performance è ottenuta certamente dal Regno Unito che, nonostante mostri una spesa ben inferiore a Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia, ha tuttavia una produzione scientifica annua per abitante decisamente superiore; al secondo posto si posiziona la Spagna che produce 0.0018 pubblicazioni annue per abitante con soli 16 miliardi di euro di spesa mentre l’Italia si posiziona ad un ottimo terzo posto, con a seguire Francia, Germania, Stati Uniti e ultimo il Giappone.

L’analisi dei numeri appena riportati evidenzia una performance italiana decisamente notevole considerando il suo annoso problema di una spesa molto bassa per ricerca e sviluppo. Una possibile spiegazione per giustificare questo risultato è probabilmente da ricercare nella grande capacità dei ricercatori italiani di avviare collaborazioni scientifiche internazionali che potrebbero (almeno in quelle discipline dove è fondamentale avere a disposizione importanti strumentazioni scientifiche) portare a pubblicare più facilmente. È evidente che i ricercatori italiani non potranno mantenere a lungo performance di questo livello, se la politica nazionale continuerà ad essere quasi cieca non aumentando in modo significativo la spesa per ricerca e sviluppo.

Se l’analisi nello stesso periodo di tempo tra il 2010 ed il 2015 viene spostata sulla ricerca scientifica pubblicata sulle riviste generaliste di maggior impatto sull’opinione pubblica, come Nature e Science, si osserva come l’Italia risulti essere la meno performante tra le otto grandi nazioni considerate. Nel dettaglio, i ricercatori di host institutions italiani hanno pubblicato un totale di circa 660 articoli su Nature e Science contro ben 1.560 articoli pubblicati dalla Francia, 2.700 dal Regno Unito, 2.500 dalla Germania, circa 1000 del Giappone e 680 della Spagna (gli Stati Uniti fanno gara a parte con ben oltre 12.000 articoli pubblicati). Non è certamente semplice interpretare tale dato, ma una possibile causa che potrebbe spiegare tale performance negativa può essere ricercata talvolta nella bassa consapevolezza che i ricercatori italiani hanno delle loro capacità e, forse, nella scarsa propensione a cercare di raggiungere obiettivi molto ambiziosi.

È probabile (anche se non facilmente dimostrabile) che anche in questo caso una maggiore spesa per la ricerca e sviluppo potrebbe portare ad un miglioramento generale della performance anche in questo caso speciale di produzione scientifica.

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