Foto di Valerio Olivetti
Mancano ormai pochi giorni al nostro rientro dall’Antartide, dove abbiamo trascorso circa un mese per continuare i nostri studi sulla formazione delle montagne transantartiche e la loro evoluzione, nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA).
A differenza delle volte scorse, in cui abbiamo alloggiato nella base scientifica italiana “Mario Zucchelli”, nel corso di questa missione ci siamo sistemati in un campo remoto composto da tende e strutture lontane dalla base e con una logistica completamente separata. Eravamo un gruppo composto da cinque geologi, due guide e i piloti degli elicotteri. Essendo lontani dalla base principale, in una sistemazione per certi versi meno confortevole, dovevamo essere autonomi nell’organizzare la nostra routine, pranzi e cene compresi.
Riprese e montaggio di Elisa Speronello
Fare ricerca in Antartide costringe a cambiare un po’ le proprie abitudini. Di giorno gli elicotteri ci consentono di raggiungere gli affioramenti individuati in precedenza e qui raccogliamo campioni che poi analizziamo una volta tornati in Italia. Arriviamo a prelevare 10-20 chilogrammi, per un totale di diversi quintali in un mese. Nei giorni in cui non usciamo, organizziamo i campioni ed esaminiamo i dati raccolti. Lavoriamo di norma fino alle cinque, la cena è alle otto. Quando si è nella base, ci concediamo qualche distrazione dopo cena. Magari un film registrato. Niente telefonate, niente social network, connessione a internet molto limitata. Una vita per certi versi più semplice rispetto a quella a cui siamo abituati.