SCIENZA E RICERCA

Il ritorno della tartaruga gigante in Madagascar

La tartaruga gigante di Aldagra potrebbe tornare a ripopolare il Madagascar dopo essere stata sterminata, circa 600 anni fa, dai cacciatori che abitavano sull'isola. 

A suggerire ottimismo è l’andamento di un progetto avviato da un team di scienziati che nel 2018 “trasferì” un primo gruppo di tartarughe giganti, cinque maschi e sette femmine, dalle Seychelles alla Riserva di Anjajavy, nel nord-ovest del Madagascar, dopo aver dotato tutti gli esemplari di un microchip. La reintroduzione della seconda specie di tartaruga terrestre più grande del mondo, parliamo di animali che possono raggiungere i 350 chilogrammi di peso, è stata molto meno scoraggiante del previsto, come spiegano alcuni degli stessi autori del progetto in un articolo pubblicato nei giorni scorsi su The Conversation.

A sei anni di distanza dal tentativo di reinsediamento si sono schiuse oltre 150 tartarughe: fino a quando il loro carapace (la parte convessa del guscio) non sarà sufficientemente robusto da garantire una protezione dai predatori, i nuovi esemplari saranno custoditi in un allevamento specializzato, caratterizzato da un ambiente identico a quello in cui verranno liberati. In questo modo le piccole tartarughe hanno la possibilità di sviluppare le capacità necessarie per sopravvivere in natura e fino a quel momento sono al riparo dagli assalti di altri animali, tra cui il fossa che è il più grande carnivoro del Madagascar.

Aldabrachelys gigantea, questo è il nome della tartaruga che st sta cercando di reintrodurre in Madagascar, è originaria dell’atollo di Aldabra, un’isola dell'arcipelago delle Seychelles ed è tra gli animali più longevi del pianeta, con un'aspettativa di vita che supera i 100 anni (ma un esemplare di una sua sottospecie ha festeggiato i 190 anni nel 2022 ed è entrata nel Guinness World Records come il cheloniano vivente più antico di sempre, in una categoria che riguarda tutte le tartarughe).

Anche la sua storia è affascinante: come riportano gli scienziati che stanno curando il progetto di reintroduzione, questa tartaruga si è evoluta dagli antenati di Aldabrachelys abrupta, una delle due tartarughe giganti che abitarono il Madagascar per 15 milioni di anni. Quattro milioni di anni fa, il lignaggio degli Aldabrachelys abrupta migrò in massa verso le Seychelles, facilitato da una combinazione di deriva con vegetazione galleggiante e dalle buone capacità di nuoto che caratterizzava gli esemplari. Da lì queste tartarughe si spostarono ad Aldabra (un'isola a circa 1.000 km a sud-ovest delle Seychelles), evolvendosi in una terza specie, l'attuale gigante di Aldabra (Aldabrachelys gigantea).

È probabile che molte centinaia di migliaia di tartarughe giganti vivessero storicamente in Madagascar, spiegano gli scienziati su The Conversation, ma 600 anni fa la specie fu completamente sterminata dai cacciatori e sopravvisse solo nelle paludi e nelle zone umide dell'atollo di Aldabra. 

Il progetto di reintroduzione in Madagascar

Nel 2018, Miguel Pedrono, specialista in tartarughe e biologo conservazionista che lavora per il Cirad (un centro di ricerca francese che si occupa di studi agronomici e cooperazione internazionale, spesso in partenariato con le regioni tropicali e mediterranee), ha avviato una collaborazione con il governo del Madagascar per reintrodurre il gigante di Aldabra nella Riserva di Anjajavy, nel nord-ovest dell'isola africana. Il progetto prevede anche una valutazione dell'impatto che la tartaruga potrebbe avere sulla vegetazione e su questo aspetto si è incentrato il lavoro di Grant Joseph, ricarcatore del FitzPatrick Institute of African Ornithology, un istituto sudafricano di ricerca e conservazione biologica con sede presso l'università di Cape Town. 

In uno studio pubblicato all'inzio dell'anno, Grant Joseph e Miguel Pedrono, insieme ad altri due colleghi, hanno dimostrato che la reintroduzione della tartaruga accelererà considerevolmente la crescita delle foreste e dei boschi del Madagascar, in un contesto dove oggi gli alberi fanno fatica a rigenerarsi perché vengono incendiati per creare pascoli per il bestiame o abbattuti per fare spazio a terreni coltivabili. "La nostra ricerca prevede che la reintroduzione della tartaruga gigante di Aldabra limiterà tali incendi in futuro. Nutrendosi di erba o foglie secche sul suolo della foresta, le tartarughe fanno diminuire la quantità di combustibile secco che facilita il propararsi del fuoco, spiegano gli autori, ricordando anche quanto accaduto a Île aux Aigrettes, un’isola di 25 ettari al largo delle Mauritius, dove "le foreste di ebano sono tornate dopo la reintroduzione delle tartarughe giganti". 

Duemila tartarughe entro il 2040

L'obiettivo del progetto è allargare la popolazione di tartarughe giganti nella riserva di Anjajavy portandola a 500 esemplari entro il 2030 e a circa 2000 entro il 2040. Ma il sogno dei ricercatori è che questa tartaruga possa tornare a vivere in molte aree del Madagascar, uscendo quindi dai confini della riserva dove oggi sono custoditi i nuovi esemplari. A beneficiarne, osservano gli scienziati, sarà la biodiversità perché la vegetazione tornerebbe ad essere molto più varia e ci sarebbero ricadute positive anche in chiave turistica. Inoltre, sottolineano Miguel Pedrono e colleghi, il Madagascar ha recentemente sperimentato una carestia, che in alcune aree potrebbe essere stata aggravata dal cambiamento climatico e per questo motivo è importante considerare anche il fatto che l'aumento dell'estensione di boschi e foreste, favorito da una reintroduzione su larga scala della tartaruga gigante, contribuirà a ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici.

I numeri previsti dagli scienziati - 2.000 esemplari entro il 2040, in un paese di quasi 600.000 chilometri quadrati (circa il doppio rispetto all'Italia) - sono contenuti e al momento è difficile immaginare che questo progetto di reintroduzione della tartaruga gigante di Aldagra in Madagascar possa avere delle criticità rilevanti in termini di impatto sulle altre specie che attualmente vivono sull'isola. Il caso dei conigli in Australia insegna quanto sia fondamentale fare reintroduzioni controllate: uno studio pubblicato su Pnas ha rivelato come tutto si sia originato da un solo gruppo di 24 animali che furono importati dall’Inghilterra a metà Ottocento e non da molteplici introduzioni indipendenti. Ma stiamo parlando di una specie nota per la sua prolificità e con una storia completamente diversa visto che fino alla fine del Settecento, nessun coniglio aveva mai messo zampa in Australia. Le tartarughe giganti di Aldagra, come altre tartarughe giganti che in passato erano molto comuni in diverse isole dell'oceano Indiano, sono invece specie che hanno abitato quei territori per milioni e milioni di anni e per le quali è stato possibile approfondire, anche attraverso la revisione di studi presenti in letteratura, l'impatto sulla composizione delle specie vegetali. La reintroduzione di Aldabrachelys ad alimentazione mista (prove ecologiche, paleoecologiche, geomorfologiche e molecolari indicano che la dieta di questa tartaruga era caratterizzata sia da materiale legnoso che erboso) faciliterà il ripristino di "un habitat ricco di alberi, ridurrà la frequenza degli incendi, permettera di ristabilire le funzioni ecologiche perdute e migliorerà la produttività del paesaggio su una vasta gamma di scale, compresa l’appetibilità dei pascoli, a vantaggio sia della biodiversità che del benessere umano", scrivono i ricercatori nel loro studio. 

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