SCIENZA E RICERCA

Cambio dell'ora: rischi e pericoli per la salute

Il passaggio dall’ora solare a quella legale avrebbe effetti negativi sulla salute: lo dimostra un recente studio, che ha appurato che questo cambio può incrementare il tasso di infarti, incidenti stradali e obesità.

Due volte l’anno – a ottobre e marzo -, dobbiamo spostare le lancette degli orologi: l’ora solare in ottobre prevede di tornare indietro di un’ora, quella legale, in marzo, rende necessario spostarla in avanti. Tuttavia non sono soltanto i classici orologi a dover essere riposizionati: anche quelli del nostro organismo devono adattarsi e spostarsi, in sincrono con il cambio dell’ora.

Il funzionamento del corpo, infatti, è caratterizzato dai cosiddetti ritmi circadiani: questi sistemi seguono un andamento di 24 ore, perché si basano sulla rotazione della Terra attorno al Sole.

“Ogni cellula del nostro corpo – afferma a Il Bo Live Carolina Greco, ricercatrice nell’ambito dei ritmi circadiani presso l’università Humanitas – ha un proprio orologio, che funziona seguendo un andamento di esattamente 24 ore. Ognuno di essi, poi, è sincronizzato con il mondo esterno, da cui riceve precisi imput, come ad esempio quelli luminosi”.

A segnalare al nostro corpo che inizia una nuova giornata, infatti, è la luce, che viene recepita dal cervello, in particolare dall’ipotalamo; in questo modo, gli orologi delle nostre cellule si sincronizzano con il mondo esterno.

“Il loro ruolo principale – continua la ricercatrice – è quello di permettere al nostro corpo di anticipare e adattarsi alle variazioni dell’ambiente. I ritmi circadiani regolano tantissimi processi – da quelli fisiologici ai metabolici -, e consentono all’organismo di funzionare in modo ottimale. Il problema sopraggiunge quando non c’è più sincronia tra i nostri orologi interni e il mondo esterno, e si crea un disallineament o tra l’andamento che segue l’organismo e ciò che accade al di fuori di esso. Ciò si verifica in particolar modo  con il passaggio all’ora legale, causando effetti dannosi sulla salute”.


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Quest’ultima, infatti, non consente di assecondare il ritmo naturale del Sole, in base al quale i nostri orologi interni si sono sempre regolati.

“Quando si segue l’ora legale – afferma Greco – si ha un anticipo di un’ora. Ciò significa che avremo meno sole al risveglio, mentre alla sera quest’ultimo sarà presente per più tempo. Diventa così più complesso adattare i nostri orologi all’ambiente esterno, anche perché i nostri ritmi di vita e di lavoro rimangono i medesimi nonostante il cambio dell’ora”.

Ciò determina quello che si definisce un “social jetlag”, che può causare problemi ed effetti negativi sulla salute.

La ricerca in questione, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), suggerisce appunto che, adottando l’ora solare permanente, la salute trarrebbe più giovamenti rispetto all’adozione continuativa di quella legale o all’alternanza di entrambe. Lo studio ha notato che la permanenza dell’ora solare potrebbe incidere positivamente sugli aspetti della salute influenzati dal ritmo circadiano: basandosi sulla popolazione americana, i ricercatori hanno concluso che la prevalenza nazionale dell’obesità si ridurrebbe dello 0,78% e la frequenza di ictus dello 0,9%. Non si sono riscontrate, invece, variazioni su altri fattori – come l’artrite -, che non sono influenzati dai ritmi circadiani.

“Ciò che di positivo si può affermare su questo studio – afferma Carolina Greco – è che, nonostante abbia portato alla luce una conclusione a cui si era giunti da molto tempo, ha considerato molte più variabili per fornirne una dimostrazione più accurata”.

Occorre, infatti, tenere conto di diversi fattori per comprendere a fondo come funzionano i nostri orologi interni: le ore di esposizione alla luce, le aree geografiche, i comportamenti umani e i differenti cronotipi degli individui. Di base, infatti, il nostro ritmo circadiano funziona in base a un periodo di 24 ore, ma possono esserci delle leggere oscillazioni:

“Le persone che si svegliano presto al mattino, sono attive subito ma vanno a dormire prima – continua la ricercatrice – hanno un ritmo circadiano più corto, e sono definite “allodole”. Coloro che, invece, sono meno mattinieri e fanno fatica ad addormentarsi alla sera sono conosciuti come “gufi”.

È opportuno, dunque, tenere conto di questi diversi fattori per valutare gli effetti sulla salute del cambio dell’ora, e lo studio ne tiene in considerazione alcuni, come ad esempio l’area geografica, differenziando le aree dell’ovest e quelle dell’est degli Stati Uniti, dato che queste zone sono colpite dalla luce solare con tempi e modi diversi.

“Un limite che presenta la ricerca – dichiara Greco – è che non ha considerato gli effetti a lungo termine dell’ora legale, che non sono stati ancora adeguatamente valutati”.

Secondo la ricercatrice, tutte le principali società scientifiche concordano sul fatto che mantenere l’ora solare sia la soluzione più vantaggiosa per la salute collettiva. Questo perché i nostri ritmi circadiani seguirebbero l’andamento naturale del Sole, divenendo così più performanti. Tuttavia, nonostante il dibattito sia vivo anche in ambito politico, non è stato emanato alcun provvedimento che renda l’ora solare permanente; non è ancora tempo, purtroppo, di dire addio al tanto odiato “social jetlag”.

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