Continuiamo il nostro viaggio nell’universo Gianni Rodari. O meglio, in quella parte non marginale dell’universo Rodari che riguarda la scienza. Occupiamoci, dunque, della sua comunicazione. Dove sua si riferisce al grande scrittore.
Iniziamo con Giovannino Perdigiorno. Nei suoi infiniti viaggi questa che è una delle figure principali delle “nuove” storie rodariane, quelle cosmiche, incontra anche la chimica. Si tratta di incontri rapidi, in apparenza sfuggenti. Tuttavia sono significativi. Non fosse altro perché, l’incontro per quanto fugace avviene già nel primo viaggio, tra Gli uomini di zucchero che vivono in un bizzarro paese, sono bianchi e sono dolci, portano nomi soavi:
e il loro re si chiama
Glucosio il Dolcificatore
Nel paese degli uomini di zucchero non è la chimica a essere bizzarra – gli zuccheri sono dolci – è il suo uso che è anomalo. Pensate che
si mette la saccarina
perfino nell’insalata.
Ma questo non è chimica, direte voi. È solo uso di termini chimici – come glucosio – che peraltro è ormai propria del linguaggio comune. Quanto a saccarina è proprio la parola di uso comune che richiama a un termine chimico diverso, saccarosio. Tutto vero. Ma l’uso di termini scientifici – in maniera più o meno alterata – nel linguaggio comune rimodella l’immaginario di noi tutti e, in qualche modo, è propedeutico alla creazione di una cultura scientifica. In altri termini, usando parole in uso nella chimica organica Rodari svolge questa funzione propedeutica.
Fa “comunicazione della scienza”. A suo modo, ovviamente. Sentite questa, tratta da Premi letterari, in Il giudice a dondolo. Si è riunita la giuria di un premio letterario.
Il giurato che aveva l’asso nella manica incalza:
- In quest’epoca corrotta e proterva …
- Corrotta, capisco, ma perché proterva?
- Allude ai protoni. Adesso vanno di moda le rubriche scientifiche, vorrà mettersi in mostra con Occhialetti che dirige un rotocalco per i carabinieri in pensione.
Il riferimento al fisico Giuseppe Occhialini potrebbe non essere casuale. Mentre il riferimento all’uso improprio della parola protoni è certo intenzionale.
Il fatto è che il linguaggio esprime il senso comune. E il senso comune non sempre va d’accordo con la scienza.
Il brano è tratto da Il libro dei perché.
Perché si dice «stupido come un’oca»?
Le oche sono calunniate senza colpa: ci sono assai meno intelligenti di loro e se ne vanno tranquilli per il mondo, senza il peso di quel modo di dire infamante. Che dobbiamo fare, rivalutare le oche? Forse è meglio riformare i proverbi e i modi di dire. Comincio io, e se qualcuno ha voglia di continuare si accomodi.
Chi va piano non arriva a Milano.
Can che abbaia
strada gaia.
Chi va con la pecora
impara a belare.
Ride bene chi ha tutti i denti.
Osso di sera
cena leggera,
osso di mattina
colazione poverina.
Il peggior sordo è quello
che fa finta di sentire.
Pensa dieci parole
prima di dirne due sole.
Quest’ultimo consiglio è sempre più raramente ascoltato. E ancora:
Perché i ragni portano fortuna?
Nei libri di scienze naturali non sta scritto: e io credo solo a quelli, in fatto di ragni.
C’era una volta un ragno
portafortuna:
ma lui non sapeva
di portare fortuna,
e non lo sapeva nemmeno,
sfortunata,
la serva che gli dava la caccia
con la granata.
Così il ragnetto perì.
E la fortuna, in fin delle fini,
toccò alle mosche e ai moscerini.
Non c’è dubbio, i giochi di Rodari sono pane per i denti dei linguisti. Persone che Gianni Rodari ben conosce. Un esempio? Tullio De Mauro.
Nella novella Crunch! Scrash! ovvero Arrivano i Marziani Tullio De Mauro appare come il professor De Mauris, un linguista esperto di «fumettese».
- Peccato, - dice il professor De Mauris, docente di linguistica e suonatore di strumenti a percussione. – La lingua dei fumetti io la leggo e la scrivo, ma non la parlo. Cosa volete, nelle nostre scuole, nelle ore di lingue straniere, si fanno molti esercizi di grammatica, ma quasi mai conversazione.
I fumetti rimanderebbero a un’altra storia che Il Bo Live ha già raccontato: la coraggiosa polemica sulle pagine di Rinascita che Gianni Rodari ingaggia con Nilde Jotti e, addirittura, Palmiero Togliatti. Ma questa è un’altra storia.