MONDO SALUTE

In Salute. Malattie toraco-polmonari in ambienti di lavoro

"La malattia professionale è una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo", si legge nel sito dell'Inail e, a fine maggio, proprio l'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro ha pubblicato dati aggiornati relativi alle denunce di infortuni e malattie professionali del primo quadrimestre 2023. "Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo quadrimestre del 2023 sono state 23.869, 4.582 in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+23,8%). L’incremento è del 28,1% rispetto al 2021, del 61,6% sul 2020 e del 12,5% rispetto al 2019". In questo episodio della serie In Salute ci concentriamo sulle malattie toraciche, o meglio toraco-polmonari, che insorgono o peggiorano in particolari ambienti di lavoro: patologie in aumento, soprattutto per quanto riguarda le forme più aggressive. Causate dall’esposizione a sostanze irritanti, che possono avere durata ed effetti irreversibili, queste malattie complesse, per le quali spesso risulta difficile stabilire in tempi rapidi un nesso tra causa ed effetto, necessitano di una corretta e puntuale diagnosi e di terapie e cure personalizzate.

Approfondiamo il tema insieme a Fiorella Calabrese, docente di Anatomia patologica all'Università di Padova, presidente dell'Airpp, Associazione italiana ricerca patologie polmonari, e direttore scientifico del convegno internazionale Occupational diseases: focus on pulmonary/thoracic pathology, tenutosi a Padova nel febbraio scorso, a cui hanno partecipato anatomopatologi toracici, chirurghi toracici, pneumologi, radiologi, medici del lavoro, medici legali, oncologi, storici della medicina.

Intervista di Francesca Boccaletto, montaggio di Barbara Paknazar

"Le malattie toraco-polmonari, contratte o che possono aggravarsi in determinati ambienti di lavoro, sono numerose e interessano diverse aree dei polmoni e della gabbia toracica che li contiene”, spiega Calabrese. Partiamo da forme lievi e moderate, “come le lesioni asmatiche che insorgono con l'esposizione a sostanze di vario tipo: oggi parliamo sia di proteine vegetali che artificiali contenute nella lavorazione di tessuti o in detergenti. Queste patologie possono avere un fenotipo lieve o moderato ma anche severo: alcune forme di asma molto gravi sono legate all'esposizione a fumi di metalli pesanti”.

Altra forma non particolarmente severa è la bronchite cronica, anche chiamata broncopneumopatia cronica ostruttiva: “Riguarda soprattutto i fumatori ma si stima che tra il 15 e il 20% sia collegata a esposizione a sostanze in ambienti di lavoro. Anche in questo caso si parla di possibile evoluzione della malattia fino a forme aggressive. Un ampio gruppo di malattie va sotto il nome di pneumopatie interstiziali, ovvero quelle che interessano la parte del tessuto polmonare adibita allo scambio dell'ossigeno: su quell'area anatomica si depositano particelle e la reazione infiammatoria porta a una cicatrizzazione, una fibrosi, che impatta sullo scambio di ossigeno. Questo box di malattie comprende le pneumoconiosi, provocate per esempio da esposizione a fibre di amianto, oggi leggermente in declino grazie alle misure di controllo in ambienti di lavoro e soprattutto alla messa al bando delle fibre di amianto grazie alla legge 257 del 1992. Accanto a queste ve ne sono altre che portano all'ispessimento dell'interstizio e sono malattie progressive: mi riferisco, per esempio, alle patologie da metalli pesanti come il berillio, utilizzato soprattutto nell'ingegneria spaziale. Aggiungiamo, poi, l'alveolite allergica estrinseca: sono sempre più numerosi gli allergeni di natura sia organica che inorganica che vengono elencati come cause della malattia".

La forma più aggressiva, in ambito polmonare, è il cancro del polmone. "Da un punto di vista epidemiologico è difficile capire se la malattia sia legata all'ambiente di lavoro, perché molti dei soggetti colpiti sono anche fumatori: si sa però che il 15% del cancro del polmone nell'uomo e il 5% nelle donne può essere legato all'esposizione professionale".

Passiamo alla gabbia toracica, concentrandoci sulle malattie della pleura, prevalentemente legate all'esposizione ad amianto (o asbesto): "Anche qui abbiamo un ampio spettro di lesioni, da quelle benigne non progressive, come la placca pleurica, alle forme gravi, penso all'asbestosi, fino alla più aggressiva, il mesotelioma maligno della pleura, per il quale non disponiamo ancora di cure efficaci".

Quando gli effetti diventano irreversibili, gli impatti fisici e psicologici sulla vita del paziente possono essere devastanti. Le forme che hanno un maggiore impatto sulla qualità della vita sono quelle oncologiche: “Ci riferiamo aI cancro del polmone e il mesotelioma - precisa Calabrese -. In questi casi la malattia è aggressiva e progressiva e si manifesta con disturbi che riducono la performance della persona attraverso la mancanza di respiro e il dolore". 

Le forme più aggressive sono destinate ad aumentare in un futuro prossimo, "nonostante si sia fatto molto in termini di controllo e contenimento delle polveri nei luoghi di lavoro, a partire dalla legge del 1992. Le denunce all'Inail per malattie professionali sono aumentate: queste riguardano molte patologie legate al sistema nervoso, osteo-articolare e acustico ma ci sono anche le malattie respiratorie. Senza contare che, nel 2020, con la pandemia, molti lavoratori si sono ammalati di infezione da Sars-CoV-2 proprio nell'ambiente di lavoro".

Si tratta di malattie complesse per le quali risulta spesso difficile stabilire, in tempi rapidi, il nesso di causa ed effetto, ma sappiamo che la vita del paziente è affidata proprio a una corretta diagnosi. In questo senso la ricerca medica, l'alta competenza e la collaborazione tra specialisti possono fare la differenza. "La competenza e la collaborazione tra specialisti risultano estremamente importanti: mi riferisco a uno pneumologo esperto, al medico del lavoro, al patologo polmonare, al radiologo toracico, al chirurgo e all'oncologo toracici, tutte figure che compenetrano le loro competenze in centri hub ad alto volume di queste patologie. In questi centri i team lavorano in sintonia, non solo per quanto riguarda l'aspetto diagnostico terapeutico ma anche nella ricerca. La raccomandazione da fare ai centri periferici e ai medici di base è di indirizzare tempestivamente il paziente negli hub di elevata specializzazione, per affrettare tempi di diagnosi e trattamento".

Dopo la diagnosi, infatti, le terapie devono essere avviate quanto prima. "Viene valutata la tipologia e la gravità della malattia per permettere percorsi di terapia differenti. Oggi si cerca di personalizzare la terapia, soprattutto per le forme più aggressive, individuando biomarcatori che permettano di scegliere farmaci nuovi, come gli antiangiogenetici o l'immunoterapia. Per il mesotelioma, per esempio, la chirurgia viene presa in considerazione solo in fase precoce, quando il paziente dimostra ancora un'ottima performance psichica e fisica e, in ogni caso, oggi, il trattamento chirurgico non è più demolitivo e invalidante, gli interventi sono meno invasivi". 

Concludiamo parlando dell'importanza dell'educazione nelle scuole: è fondamentale informare adeguatamente i ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro attraverso i programmi di alternanza scuola/lavoro. "Per i medici impegnati in attività di docenza l'educazione nelle scuole risulta fondamentale per favorire la conoscenza delle malattie professionali, far comprendere l'impatto di queste patologie sulla vita delle persone e sottolineare l'importanza della prevenzione. Quest'anno, all'interno dei programmi della terza missione del dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica, e con la collaborazione di Airpp, abbiamo organizzato alcune attività di incontro e dialogo nelle scuole, con format di interazione con gli studenti. Prima degli incontri, abbiamo proposto un questionario i cui risultati mi hanno sorpresa: i ragazzi hanno mostrato di avere grosse lacune, a partire dalla conoscenza dei dispositivi di protezione individuale, e questo avviene anche tra studenti e studentesse degli istituti professionali, più vicini al mondo del lavoro". 

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