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In Salute. Sigarette elettroniche: “Da sfatare il mito secondo cui sono innocue”

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L’utilizzo occasionale o giornaliero di sigarette elettroniche non aiuta a smettere di fumare, anzi sarebbe associato a una minore astinenza dal tabacco. “Svapare”, utilizzando un termine coniato negli ultimi anni, potrebbe invece prolungare la dipendenza da nicotina, anziché aiutare i fumatori tradizionali a cessare definitivamente, contrariamente a quanto spesso si crede. Questi, in estrema sintesi, i risultati di uno studio pubblicato su Jama Network Open da un gruppo di ricercatori della University of California di San Diego. Il quadro, però, è più complesso di quanto sembra: se infatti alcune ricerche, come quella citata, vanno in una direzione, altre giungono a conclusioni differenti.
Gli stessi autori dell’articolo scientifico sostengono che non c’è consenso sull’argomento nella letteratura scientifica e portano alcuni esempi: una revisione Cochrane di studi randomizzati, pubblicata nel 2024, conclude che le sigarette elettroniche sono utili a smettere di fumare più della terapia sostitutiva della nicotina; una meta-analisi che ha incluso anche studi osservazionali rileva una sostanziale eterogeneità e stabilisce invece che l’uso delle e-cig non è generalmente associato all’abbandono del fumo, sebbene svapare quotidianamente possa essere d’aiuto. Una revisione della US Preventive Services Task Force del 2021 ha concluso che le prove dei benefici delle sigarette elettroniche sono limitate e incoerenti.
Intervista completa a Paolo Spagnolo, direttore dell’unità operativa complessa di Pneumologia dell’azienda ospedale-università di Padova. Riprese e montaggio di Massimo Pistore
“Ci sono diversi studi, pubblicati anche su riviste importanti e dunque metodologicamente molto robusti, che sono giunti a conclusioni diverse – osserva Paolo Spagnolo, direttore dell’unità operativa complessa di Pneumologia dell’azienda ospedale-università di Padova e della scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio nello stesso ateneo –. Per esempio secondo una recente revisione sistematica della Cochrane (pubblicata nel 2025, ndr), le sigarette elettroniche possono aiutare nel breve termine, quindi entro i sei mesi, a smettere di fumare. In realtà, però, i dati non sembrano essere altrettanto robusti a dodici mesi. L'articolo pubblicato su Jama Network Open, invece, afferma il contrario e cioè che le sigarette elettroniche non sono utili per la cessazione del fumo. I risultati contrastanti dipendono dal fatto che le ricerche hanno arruolato pazienti diversi, esistono cioè i cosiddetti confounders, i fattori confondenti. In alcuni studi, per esempio, prevalgono pazienti con una forte motivazione a smettere di fumare, oppure fumatori che vivono in un ambiente smoke free o ancora persone che hanno già provato a smettere di fumare, quindi maggiormente motivate. Se le popolazioni considerate sono diverse, non è raro giungere a conclusioni differenti, talvolta anche contrastanti”.
Lo studio pubblicato su Jama – che ha analizzato i dati del Population Assessment of Tobacco and Health (PATH) e considerato un campione di oltre 6.000 fumatori statunitensi – prende in esame proprio queste variabili, per esempio il fatto che i fumatori fossero giornalieri o meno, che vivessero in una casa libera da fumo o la loro età. “Abbiamo abbinato ciascun fumatore/vapatore in base a tali caratteristiche – sottolinea Karen Messer, una delle autrici, docente alla Herbert Wertheim School of Public Health –. È essenziale assicurarsi di confrontare gruppi omogenei, ed è per questo che l'analisi è così solida”. I ricercatori concludono che un controllo rigoroso dei fattori confondenti sia fondamentale negli studi sui sistemi elettronici di somministrazione di nicotina e sulla cessazione del fumo.
I protocolli per smettere di fumare
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, così come la Società italiana di pneumologia, forniscono linee guida strutturate per il trattamento della dipendenza da nicotina e tabacco. “In questi protocolli di trattamento – sottolinea Spagnolo – le sigarette elettroniche non trovano posto”. In merito la posizione dell’Oms è netta: “Le sigarette elettroniche come prodotti di consumo non si sono dimostrate efficaci per la cessazione (del fumo) a livello di popolazione”.
Secondo quanto si legge poi nelle linee guida del 2023 dell’Istituto superiore di Sanità, “la prima azione congiunta europea sul controllo del tabacco (Joint Action on Tobacco Control) ha evidenziato l'importanza di includere i soggetti utilizzatori di sigarette elettroniche e di prodotti del tabacco riscaldato nello stesso approccio e negli stessi trattamenti (combinazione di counselling e trattamento farmacologico) già efficaci per smettere di fumare”.
In generale, Spagnolo spiega che il percorso previsto è articolato in più fasi: inizialmente si propone un counselling breve; successivamente si procede con la presa in carico del paziente, che include la prescrizione di farmaci specifici per supportare la cessazione del fumo. In seguito, la persona viene indirizzata a un ambulatorio specializzato nella disassuefazione dal fumo di tabacco, dove figure professionali come il pneumologo e lo psicologo svolgono un ruolo cruciale nel percorso terapeutico. Il docente sottolinea che le società scientifiche non incoraggiano il “fai da te”, anche perché il tasso di successo è molto basso, intorno all’1-2%.

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Gli effetti sulla salute
La sigaretta elettronica (o e-cig, svapo) è un dispositivo progettato per inalare vapore contenente una quantità variabile di nicotina (solitamente tra i 6 e i 20 mg, ma possono anche non contenerne), in una miscela composta da glicerolo, glicole propilenico, acqua e altre sostanze tra cui aromatizzanti. “Le sostanze tossiche, o potenzialmente tossiche, che derivano dalle sigarette elettroniche sono circa 7-800 – argomenta il docente – e solo in parte sono simili a quelle che derivano dalla combustione del tabacco. Se per alcune di queste gli effetti possono essere prevedibili, per altre invece è difficile dire quali siano, e soprattutto è difficile stabilire le conseguenze dell'interazione di queste sostanze fra di loro”.
Uno studio condotto in Italia dall’Istituto superiore di Sanità nel 2023 ha evidenziato che gli utilizzatori di sigarette elettroniche (occasionali e abituali) sono il 2,5% della popolazione (circa 1.300.000 persone). Coloro invece che consumano sia sigarette tradizionali che e-cig (i cosiddetti fumatori duali), sono l'85,6%. Il 60,4% dei consumatori dichiara di utilizzare liquidi di ricarica contenenti nicotina.
Spagnolo spiega quali possono essere gli effetti sulla salute: “Il termine E-vali (E-cigarette or vaping product use-associated lung injury) è stato coniato proprio per indicare un danno polmonare indotto dalla sigaretta elettronica. I disturbi più comuni ricordano quelli della bronchite, dunque un po’ di dispnea e tosse con espettorazione. Possono però verificarsi anche casi più gravi, con polmoniti bilaterali, e addirittura casi mortali che sono complicanze molto rare ma ben descritte”.
Le donne che usano la sigaretta elettronica, in particolare, possono avere una tendenza maggiore a sviluppare asma bronchiale, se sono però già predisposte a svilupparla. Inoltre, gli effetti deleteri sull'apparato riproduttivo sono più evidenti nei soggetti di sesso femminile. “Non deve dunque passare il messaggio che le sigarette elettroniche siano innocue”.
Secondo uno studio condotto in Ohio le persone che fanno uso combinato di sigarette elettroniche e sigarette tradizionali, i cosiddetti fumatori duali, presentano un rischio di sviluppare tumore polmonare quattro volte superiore rispetto a chi fuma esclusivamente sigarette tradizionali. “Questo indurrebbe a pensare non tanto a un effetto additivo, ma addirittura a un effetto sinergico, quasi moltiplicativo, probabilmente per l'interazione di sostanze di cui non si conosce ancora l’effetto con sostanze contenute nel fumo di sigaretta tradizionale”.
Secondo il docente è molto probabile che esista una relazione anche tra sigarette elettroniche e cancro al polmone. “Si deve considerare che gli effetti dannosi del fumo si possono manifestare anche decenni dopo: le sigarette elettroniche sono un dispositivo relativamente nuovo, dato che sono state messe in commercio agli inizi degli anni 2000, per cui non abbiamo ancora risposte certe, ma è molto probabile che sia così”.
E-cig e giovani
L’uso di sigarette elettroniche non è infrequente nemmeno tra i più giovani: attualmente, stando ai dati dell’Oms, in 88 Paesi non esiste un’età minima per l’acquisto di e-cig. “I Centers for Disease control statunitensi riferiscono che nel 2024 circa il 6% di ragazzi e ragazze (1,63 milioni di studenti) usa la sigaretta elettronica. Nell’adolescenza la sigaretta elettronica costituisce spesso il primo contatto con il fumo. Questa fase dello sviluppo è particolarmente delicata, e gli effetti delle e-cig si possono manifestare in particolare a livello del sistema nervoso centrale. La nicotina, per esempio, tende ad accumularsi maggiormente nel cervello dei soggetti di sesso femminile, e questo può portare a difficoltà di concentrazione, può determinare irritazione o una ridotta capacità di controllare gli impulsi”.
Spagnolo sottolinea che poco meno della metà degli adolescenti che provano la sigaretta elettronica sono poi in grado di smettere e ciò potrebbe anche significare l'inizio di una dipendenza: non è infrequente che l'utilizzo in una singola occasione si trasformi poi in un uso abituale. La maggior parte dei ragazzi mostrano comunque la volontà di smettere, sempre secondo dati americani, e ciò significa che percepiscono la sigaretta elettronica come uno strumento non scevro da rischi.
“Concludo con due messaggi chiave – afferma Spagnolo al termine dell’intervista–: non c'è certezza, innanzitutto, che le sigarette elettroniche costituiscano un valido ausilio per smettere di fumare. In secondo luogo, soprattutto, deve essere sfatato il mito secondo cui sono dispositivi innocui, perché assolutamente non è così”.