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In Salute. Tra mente e corpo: l'alimentazione influenza la nostra salute mentale?

“Mens sana in corpore sano”. Così dicevano gli antichi romani, e diverse ricerche hanno confermato l’attendibilità di questa affermazione. Il benessere psichico ha una stretta relazione con la salute corporea e l’equilibrio fisico. Ecco perché se la nostra dieta non è equilibrata, se mancano nutrienti o vitamine particolari, a risentirne non è soltanto il corpo, ma anche la mente. Per questo, negli ultimi anni è emerso un nuovo settore di ricerca noto con il nome di psichiatria nutrizionale, che indaga il ruolo dell’alimentazione sulla salute mentale.

Già da tempo si era giunti alla conclusione, per altro molto discussa, che singole sostanze nutritive – si pensi alla vitamina B e D, al ferro o agli omega 3 – potessero in qualche misura influire positivamente sull’umore o sul sistema nervoso. In seguito, l’attenzione si è concentrata non tanto sulle singole sostanze nutritive, quanto sulla dieta nel suo complesso: soffermarsi sulla combinazione delle diverse proprietà dei cibi, infatti, consentirebbe di comprendere meglio come il cibo possa agire sul cervello. Tuttavia, i vari studi svolti nel settore non sono riusciti a determinare la natura del rapporto di causa-effetto tra un’alimentazione poco equilibrata e uno scarso livello di salute mentale, poiché la quantità di dati a disposizione era spesso esigua e la durata delle ricerche limitata.

Di recente uno studio pubblicato su Nature Mental Health è riuscito a fare dei passi avanti in questo senso. La ricerca, svolta presso l’università di Warwich, ha esaminato le preferenze alimentari di più di 181.000 persone dalla Biobank del Regno Unito, la quale ha come scopo proprio quello di acquisire campioni biologici umani per attività scientifiche. A seguito di queste assimilazioni, le diverse diete dei partecipanti sono state associate a un maggiore o minore livello di salute mentale. La ricerca evidenzia come l’abbondanza di scelte alimentari nella società moderna determini una grande differenziazione di diete e di stili nutrizionali. Dopo aver analizzato i dati, gli studiosi hanno raggruppato le preferenze di ciascuno in quattro diversi modelli dietetici: senza o a basso contenuto di amido, vegetariano, ad alto contenuto di proteine e a basso contenuto di fibre, ed equilibrato. Attraverso analisi comportamentali, di neuroimaging, biochimiche e genetiche, i ricercatori hanno associato questi diversi pattern alimentari a un certo grado di salute mentale.

Già studi precedenti avevano rilevato che, ad esempio, un’alimentazione ricca di zuccheri porterebbe ad una diminuzione della qualità delle prestazioni cognitive, mentre una frequente assunzione di acidi grassi saturi determinerebbe una riduzione della memoria; una dieta ad alto contenuto di proteine, invece, migliorerebbe la capacità di apprendimento. Inoltre, uno stile alimentare poco equilibrato era già stato indicato come un fattore di rischio nell’insorgenza di diversi disturbi psichiatrici, come ansia, depressione, bipolarismo o disturbi del sonno.

La ricerca dell’università di Warwich, invece, approfondisce la relazione tra modelli alimentari e disturbi mentali, suggerendo che essa potrebbe essere mediata dall’asse intestino-cervello: alcune diete, infatti, possono influire negativamente sul microbiota intestinale, che costituisce l’insieme dei microrganismi – come virus, batteri o funghi -, che convivono con il nostro organismo senza danneggiarlo. Queste alterazioni dovute al cibo provocherebbero infiammazione o stress ossidativo, che potrebbero aumentare il rischio di disturbi mentali. Sarebbe il modello alimentare equilibrato, secondo la ricerca, a mostrare il maggior grado di benessere e salute mentale, che andrebbero via via diminuendo negli altri tre modelli. Inoltre, lo studio ha analizzato l’influenza dei diversi stili alimentari su alcune regioni cerebrali, come la corteccia, che risulterebbe più spessa in chi segue una dieta mediterranea, con un basso contenuto di carne rossa e pollo e una maggiore quantità di frutta e di verdura. Il modo in cui mangiamo, ovviamente, non è l’unico fattore che può avere un impatto negativo sulla salute mentale: come mette in evidenza lo studio, infatti, anche il patrimonio genetico di ciascuno per esempio potrebbe avere un ruolo determinante. La ricerca sottolinea tuttavia la necessità di una corretta alimentazione, ritenendo indispensabile che tutti, in particolare i giovani, siano educati a un tipo di dieta sano, così da evitare non solo malattie di natura fisica, ma anche disturbi legati alla salute mentale.

Il particolare interesse di questo studio è confermato da Luca Busetto, professore di medicina interna all’università di Padova: “La ricerca mette insieme tanti dati e analizza diversi fattori, come la genetica o l’anatomia del sistema nervoso; inoltre, si sofferma sullo studio del proteoma, cioè l’insieme di proteine prodotte o modificate da un organismo. Ciò rende possibile l’esame di alcuni biomarcatori associati all’alimentazione: questi ultimi servono proprio a studiare l’effetto di determinate sostanze chimiche sugli organismi viventi, e dunque possono aiutare a chiarire la natura del rapporto tra cibo e sistema nervoso. È proprio la grande quantità di aspetti presi in considerazione che rende questo studio particolarmente rilevante”.

Come si è visto, la relazione tra intestino e cervello risulta stretta e intricata, tanto da spingere i ricercatori a parlare di asse intestino-cervello. Busetto chiarisce proprio la natura di questo rapporto.

“Fino a poco tempo fa – afferma – si pensava che l’intestino fosse un organo deputato solo alla digestione. In realtà, negli ultimi anni è emerso che esso ha anche una natura endocrina: infatti, quando gli alimenti vengono digeriti incontrano dei recettori, che consentono di riconoscere ciò che abbiamo mangiato, in quanto risultano diversi in base al tipo di alimento. Si attiva così un processo chiamato nutrient sensing, ovvero di riconoscimento, che produce a livello della mucosa intestinale diversi ormoni, i quali regolano il nostro comportamento alimentare, segnalando al nostro sistema nervoso se abbiamo mangiato oppure no. Infatti, questi ultimi agiscono sul sistema ipotalamico, che regola il nostro senso di fame o di sazietà, e sul sistema limbico, ovvero sul nostro senso del piacere, dunque hanno un ruolo anche nell’orientare le nostre future scelte alimentari”.

Gli studi più recenti, osserva Busetto, stanno rilevando come ciò che mangiamo possa avere un ruolo determinante anche sul nostro sistema nervoso centrale, poiché una cattiva alimentazione può essere un fattore di rischio nell’insorgenza di disturbi come ansia e depressione e malattie degenerative come il morbo di Parkinson. Inoltre, una dieta poco equilibrata ha un ruolo non trascurabile nello sviluppo di tutte le malattie endocrino-metaboliche: l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari. Infatti, riferisce il docente, ci sono dati epidemiologici che confermano l’associazione tra queste malattie ed una dieta ricca di sale, zuccheri, grassi o di alimenti di ultima generazione, dannosi perché combinano tanti ingredienti che spesso non siamo abituati a mangiare insieme, ed un’elevata presenza di additivi.

“Ovviamente – sottolinea Busetto – una dieta adeguata non è l’unico fattore che può influire sul nostro sistema nervoso. È vero che ci sono sostanze, come ad esempio il triptofano, che regolano l’umore e aumentano il nostro senso di benessere. Ma è anche vero che i nostri pattern alimentari sono molto complessi, perciò il rapporto tra ciò che mangiamo e come ci sentiamo non è univoco e facile da determinare. Non dobbiamo dimenticare nemmeno il ruolo culturale e sociale dell’alimentazione: noi siamo stati educati al cibo, e mangiamo non solo quando siamo in riserva di energie, ma anche semplicemente per il piacere di farlo e per stare in compagnia, in quanto ritrovarsi insieme a tavola come da tradizione costituisce un vero e proprio collante sociale”.

Se dunque lo studio dell’università di Warwich risulta interessante per la grande quantità di dati che prende in considerazione, secondo Busetto servono analisi ulteriori per parlare di vera e propria relazione di causa-effetto tra dieta e salute mentale. Nonostante ciò che un rapporto esista è un fatto noto, pertanto una corretta alimentazione è un elemento da tenere in considerazione  per favorire il benessere psichico.

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