SCIENZA E RICERCA
Api e pipistrelli: a rischio estinzione un quinto degli impollinatori del Nord America

Il 22,6% delle 1.579 specie dei gruppi di vertebrati e insetti impollinatori più studiati del Nord America presenta un rischio elevato di estinzione: le api autoctone rappresentano il gruppo di insetti più a rischio (34,7% delle 472 specie valutate), in particolare tagliafoglie e scavatrici, che affrontano i livelli di pericolo più elevati, e anche le 3 specie di pipistrelli impollinatori sono gravemente minacciate. A questi si aggiunge un numero considerevole di farfalle (19,5% di 632 specie), falene (16,1% di 142 specie), moscerini dei fiori (14,7% di 295 specie) e coleotteri (12,5% di 18 specie). A salvarsi, per il momento, solo i colibrì (17 le specie prese in esame), ancora considerati a basso rischio. Sono i dati che emergono dallo studio recente Elevated extinction risk in over one-fifth of native North American pollinators, pubblicato su Pnas, che sottolinea come più di una specie su cinque sia a rischio di estinzione.
La ricerca ha valutato quasi 1.600 specie, tra cui api, coleotteri, farfalle, falene, mosche dei fiori, pipistrelli e colibrì, facendo luce sulla crescente crisi della biodiversità che sta colpendo gli ecosistemi, e rappresenta la più ampia valutazione del rischio di estinzione degli impollinatori nel Nord America, con uno sguardo al Canada. Le principali minacce sono il cambiamento climatico ("a causa delle piccole dimensioni e della fisiologia ectotermica, gli insetti sono particolarmente suscettibili a questi cambiamenti"), e ancora, l'esposizione a pesticidi, la perdita degli habitat, l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano, con variazioni legate ai contesti geografici. "Una valutazione della fine del secolo scorso sulle minacce alla biodiversità negli Stati Uniti aveva previsto con lungimiranza che il cambiamento climatico sarebbe diventato un problema importante. Ora questo è il caso degli impollinatori, per i quali risulta essere la maggior minaccia: il declino di bombi e farfalle, in particolare, è stato collegato al cambiamento climatico soprattutto negli Stati Uniti sudoccidentali e in Canada".
"Lo studio fornisce il quadro finora più completo sulla crisi degli impollinatori in Nord America. I risultati mostrano l'impatto del declino degli insetti evidenziando l'urgente necessità di azioni di conservazione", ha spiegato Tara Cornelisse, prima autrice dello studio e zoologa di NatureServe. "Lo studio dimostra anche l'importanza di dati rigorosi nel guidare azioni di conservazione efficaci": Anne Bowser, alla guida di NatureServe, ha sottolineato l'importanza dei dati per avviare strategie di conservazione. Questi risultati, infatti, possono orientare le azioni di gestione per contribuire a prevenire il declino e impedire l'estinzione degli impollinatori.
Gli impollinatori sono vitali per la salute degli ecosistemi e la produzione alimentare. Il loro declino minaccia non solo la biodiversità, ma anche la stabilità dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza degli esseri umani: senza azioni di conservazione mirate, la perdita di impollinatori potrebbe avere effetti a cascata sulla riproduzione delle piante, sulle popolazioni di animali selvatici e sui servizi ecosistemici. Tuttavia, i ricercatori sottolineano le condizioni di scarsa disponibilità di informazioni utili all'identificazione delle specie a più alto rischio. Per interventi di gestione mirati ed efficaci, risulta fondamentale sapere quali siano precisamente le specie minacciate, dove si trovino e dove risiedano le cause del loro declino: "Tuttavia, ad oggi, pochi insetti impollinatori nativi del Nord America, a parte i bombi e le farfalle, sono stati valutati per il rischio di estinzione", si legge su Pnas. "Dati di monitoraggio standardizzati, a lungo termine e geograficamente ampi, a supporto delle valutazioni dello stato di conservazione, sono assenti per la maggior parte degli impollinatori nordamericani, in particolare gli insetti, e potrebbero non essere mai ampiamente disponibili. Invece, i ricercatori hanno sfruttato i recenti progressi nella disponibilità di registri locali digitalizzati, guidati dalla creazione di database di collezioni museali e da iniziative di citizen science, per valutare lo stato delle specie di impollinatori".

Gli impollinatori a rischio sono concentrati dove la biodiversità è più elevata, nel sud-ovest degli Stati Uniti. Molte di queste minacce causano perdite di fiori e piante vitali per la salute e la riproduzione degli impollinatori. Gli habitat boschivi, di prateria e gli arbusteti ospitano il maggior numero di impollinatori a rischio: "Questi tipi di habitat sono spesso eterogenei e ospitano una maggiore diversità di piante e impollinatori - si legge nello studio -, ma sono anche ecosistemi che hanno subito un alto grado di trasformazione". La ricchezza di specie dei gruppi di impollinatori valutati risulta più alta in California, Arizona, Texas, Nuovo Messico e Colorado con una grande diversità di farfalle e api in questi stati. Grande ricchezza di falene è stata osservata in Texas. In Canada, la provincia più ricca di specie è la Columbia Britannica. Similmente alla ricchezza di specie di impollinatori, il rischio d’estinzione risulta più elevato in California, Arizona e Nevada.
Studi come questo individuano specie, habitat e minacce che necessitano maggiormente di azioni di conservazione, con l'obiettivo di stimolare le strategie di tutela e gestione e garantire finanziamenti per la protezione e sensibilizzare le comunità attraverso la condivisione di pratiche rispettose, come la riduzione dell'uso di pesticidi, la piantumazione di fiori autoctoni e la creazione di habitat che forniscano cibo e riparo agli impollinatori durante tutto l'anno.