SCIENZA E RICERCA

Clonati due primati: "Mai risultato del genere prima d'ora"

Nel 1996 nasceva la pecora Dolly, nel 2018 nascono altri due mammiferi tra loro geneticamente identici, due cloni. Zhong Zhong e Hua Hua, il cui nome deriva dal termine cinese "Zhonghua" che significa nazione o popolo cinese. Sono due macachi (Macaca fascicularis) fatti nascere con la tecnica del trasferimento nucleare da cellule somatiche (somatic cell nuclear transfer), la stessa che era stata usata su Dolly. Zhong Zhong e Hua Hua hanno rispettivamente 8 e 6 settimane, sono apparsi sin da subito in buona salute e crescono normalmente rispetto alle scimmie della loro età.

Il lavoro è stato pubblicato su Cell e diretto da Qiang Sun dell'Istituto di neuroscienze dell'accademia delle scienze cinese di Shanghai.

In natura esistono diversi organismi che si affidano alla clonazione come strategia riproduttiva, dal regno delle piante al mondo degli organismi unicellulari. I mammiferi invece si affidano alla riproduzione sessuata, per la quale sono necessarie le cellule della linea germinale, i gameti, che corrispondono alla cellula uovo nella femmina e agli spermatozoi nel maschio. Ciascuna di queste cellule contiene metà del patrimonio genetico del genitore e nel momento in cui si fondono ricostituiscono un corredo genetico completo da cui si svilupperà l'organismo del nascituro.

L'aspetto sorprendente di questi studi sulla clonazione risiede nel fatto che Dolly e i due macachi non sono stati ottenuti da cellule della linea germinale, bensì da cellule della linea somatica. “Non era mai stato ottenuto un risultato del genere con dei primati” ha dichiarato al Bo Magazine Rodolfo Costa, professore di genetica del dipartimento di Biologia.

La tecnica utilizzata è molto simile a quella che era stata impiegata per la pecora Dolly, ma con alcuni accorgimenti metodologici innovativi. Non si tratta di per sé di novità da un punto di vista teorico, ma la combinazione delle tecniche sperimentali impiegate rappresenta qualcosa di inedito.

“Si parte da una cellula uovo che viene enucleata, e proprio qui ci è una delle novità di questo studio. A questo oocita enucleato viene aggiunto un nucleo proveniente da colture di fibroblasti fetali, non ancora molto differenziati. A queste cellule sono state applicate poi delle modificazioni epigenetiche, modificazioni che accendono o spengono un certo numero di geni, aumentando le probabilità che quella informazione genetica sia in grado di riprogrammarsi, per sviluppare un embrione e quindi poi un organismo” ha spiegato Costa.

“L'eleganza di questo lavoro e del suo risultato sta nel fatto che i fibroblasti fetali sono un materiale che geneticamente è facilmente trattabile”. Ciò significa che questo studio potrebbe dare un contributo metodologico fondamentale al futuro della ricerca biomedica e non solo. “Oggi ad esempio si possono utilizzare le tecniche di editing genetico come il Crispr-Cas9 su fibroblasti fetali i cui nuclei poi possono essere utilizzati per produrre organismi geneticamente omogenei, quindi più individui con lo stesso identico genoma. Il che vuol dire fare esperimenti in una situazione in cui non c'è un mascheramento del risultato sperimentale dovuto all'eterogeneità genetica. E questo ha grandi implicazioni nei termini di utilizzare molti meno individui per ottenere risultati importanti”. Un risultato molto importante anche dal punto di vista bioetico dunque, perché permetterà di ottenere risultati più precisi abbassando il numero di individui impiegati nella sperimentazione di laboratorio.

“Un altro aspetto interessante, è che potranno essere introdotte manipolazioni genetiche in questi fibroblasti fetali che potrebbero essere fondamentali per comprendere le cause e i meccanismi che portano a certe patologie neurodegenerative, perché il macaco è un modello duttile e ideale per approssimare i risultati delle ricerche alla realtà della nostra specie. Ma più in generale tutte le malattie con base genetica potranno essere meglio indagate sotto questo aspetto”.

Questo studio fornisce inoltre prospettive interessanti anche sul fronte della conservazione e salvaguardia della biodiversità: “Questo studio fornisce strumenti nuovi che potrebbero suggerire un metodo per tentare di salvare o intervenire su specie a rischio di estinzione”.

Francesco Suman

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