
Piccole, infestanti e spesso fastidiose: sono queste le caratteristiche più immediate che tendiamo ad attribuire alle formiche. Appare quindi sorprendente immaginare che, in realtà, questi insetti riescano da milioni di anni a costituire società perfettamente coordinate, in cui la cooperazione risulta essenziale per compiere azioni anche molto complesse: procurarsi il cibo, allevare anfibi, coltivare funghi.
Si stima che, sulla Terra, siano presenti circa venti quadrilioni di formiche, un numero elevatissimo, maggiore di quello delle stelle presenti nella nostra galassia. Questi insetti si riuniscono in società – dette anche colonie -, che hanno un numero variabile di membri, ed hanno trovato modalità peculiari per svolgere insieme compiti molto complessi pur non essendo dotati della capacità di parola, che è, invece, essenziale per gli esseri umani per lavorare collettivamente condividendo gli stessi obiettivi e le medesime finalità.
Le formiche utilizzano modi alternativi di comunicare, che risultano comunque efficaci e funzionali: il primo è attraverso l’emissione di feromoni e altre sostanze chimiche, che consentono di avvertire della presenza di cibo o fungono da segnali di pericolo. Un altro strumento utile alla trasmissione di informazioni è il tatto: alcune specie, infatti, si sfregano tra loro alcune parti del corpo, emettendo vibrazioni che servono a scambiarsi messaggi. È infine essenziale il ruolo dei segnali acustici: alcuni di questi insetti producono come dei click udibili, per esempio durante i periodi di migrazione del formicaio.
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Ma come sono organizzate nello specifico le società delle formiche? In primo luogo questi insetti si suddividono in gruppi, ognuno dei quali ha un ruolo ben preciso nella colonia: c’è la regina, che depone le uova e garantisce la continuità della colonia; le formiche operaie, femmine fertili che si occupano di cercare cibo, accudire le larve costruire e difendere il nido. In alcune società esistono ulteriori sottotipi all’interno della casta operaia, come le formiche soldato che difendono il nido e quelle minori, addette alla cura delle larve. Inoltre ci sono i maschi alati, presenti solo in alcuni periodi dell’anno, che hanno il compito di fecondare la regina e che solitamente muoiono dopo l’accoppiamento.
Sulla base di questa perfetta organizzazione, le formiche riescono a svolgere compiti estremamente complessi: un recente articolo del The Conversation mette in luce come questi insetti compiano azioni che rivaleggiano – e a volte superano – quelle dell’uomo. Questo grazie alla straordinaria sincronia della collettività, essenziale per la loro organizzazione. Per esempio, per trasportare il cibo al nido, sono mobilitate decine – se non centinaia – di formiche, che collaborano insieme per portarlo a destinazione. Si sa persino che le formiche pazze dalle lunghe corna – paratrechina longicornis – riescono a rimuovere i detriti dal percorso prima che arrivi un oggetto pesante, anticipandone la traiettoria e preparando la strada alle compagne.
Proprio per esaminare quanto sia centrale la collettività in queste società, è stato condotto un esperimento che ha consentito di confrontare la capacità umana e quella delle formiche pazze di spostare un oggetto a forma di t, in scala con le dimensioni del corpo, chiedendo inoltre ad alcuni team umani di non utilizzare parole o gesti per comunicare. I risultati hanno messo in evidenza come le prestazioni delle formiche siano migliorate all’accrescere delle dimensioni del gruppo, al contrario degli esseri umani, che hanno visto peggiorare le proprie prestazioni all’aumentare del numero di persone, poiché non avevano la possibilità di utilizzare le proprie modalità di comunicazione abituali. Ciò prova che le formiche si affidano molto all’intelligenza collettiva, senza la necessità di un controllo centrale o di una comunicazione sofisticata.
È sorprendente constatare come questi insetti mettano a rischio se stessi per il benessere della colonia: è risaputo che alcune formiche mettono letteralmente a repentaglio il proprio corpo per le compagne, unendo i loro corpi per formare strutture, come ponti che attraversano varchi nel suolo della foresta o impalcature su terreni scoscesi per impedire alle altre formiche di scivolare. Anche il nido è costituito da centinaia di migliaia di formiche unite tra loro, con tanto di tunnel e camere che ospitano le larve e la regina.
Questi insetti, inoltre, praticano efficacemente l’agricoltura. La sua invenzione – circa 12.000 anni fa – è sempre stata attribuita all’uomo; invece, in realtà, le formiche tagliafoglie ci hanno preceduto. Questi insetti tagliano e trasportano foglie fresche non per mangiarle, ma per nutrire un fungo che costituisce la loro principale fonte di cibo. Alcune specie, inoltre, allevano anfibi e insetti succhiatori di linfa, poiché questi ultimi secernono un liquido zuccherino che raccolgono avidamente; in cambio, le formiche fanno loro da guardie del corpo, difendendoli da piccoli predatori come le coccinelle.
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Non siamo neppure i soli ad essere esperti nella pratica medica: quando una formica carpentiere della Florida – caponotus floridanus – viene ferita durante una battaglia tra colonie, le sue compagne di nido sono in grado di amputare un arto danneggiato o di rilevare e curare infezioni, pulendo la ferita o applicando secrezioni antimicrobiche provenienti da ghiandole specializzate.
Dunque, nonostante le loro piccole dimensioni, le formiche sono capaci di compiere straordinarie imprese grazie ad un’arma fondamentale, il contributo e l’intelligenza della collettività. Da questa perfetta organizzazione l’uomo può apprendere molto, per esempio che, forse, una pluralità di individui che agiscono insieme può rivelarsi più efficace dell’azione del singolo.