SCIENZA E RICERCA

La violenza contro le donne è anche in politica

È ben noto che il divario tra uomo e donna e le differenze di genere permangono ancora con forza nella società odierna: dall’istruzione al luogo di lavoro, dalla vita domestica alla politica, le donne devono tutt’ora fronteggiare differenze e discriminazioni, e, con fatica, farsi strada in un mondo nel quale il genere maschile resta predominante.

Un recente studio ha esaminato un aspetto particolare tra tutti quelli in cui si evidenzia questo gap: la sfera politica, in particolare quella locale. Nello specifico, la ricerca ha esaminato la frequenza di attacchi violenti subiti dalle sindache, per capire se fossero in numero maggiore rispetto a quelli che si verificano ai danni di sindaci uomini.

“Il motivo per cui abbiamo intrapreso questa ricerca – afferma Gianmarco Daniele, docente dell’università degli studi di Milano e coautore dello studio – è che ci sono poche ricerche quantitative in merito. Di frequente, negli ultimi anni, si sente parlare di violenza politica, in particolare contro le donne, e volevamo capire se fossero i media ad accentuare il problema o se, invece, si tratta di una tendenza realmente presente”.

Il contesto europeo e italiano

In primo luogo, sono stati considerati i dati degli altri paesi, per capire se questo problema fosse presente anche in contesti diversi. Un’indagine dell’Unione internazionale parlamentare del 2016, ha rilevato che l’85% di 55 donne in 39 paesi ha subito violenza psicologica; inoltre, da interviste a 270 politici statunitensi e 150 messicani si evince che le donne hanno il doppio delle possibilità di divenire bersaglio di violenza psicologica. I dati relativi al contesto italiano derivano invece da Avviso Pubblico, un’associazione che si occupa di promuovere la legalità e che monitora il numero di attacchi che i politici subiscono fin dal 2010.

“Questi – afferma Daniele – Si presentano con forme e entità diverse: possono essere vere e proprie aggressioni fisiche, lettere minatorie o l’incendio della macchina del sindaco – probabilmente il tipo di attacco più frequente -. Avviso Pubblico descrive tutte queste forme di violenza, permettendoci così di distinguere quelle che vengono denunciate da quelle che si verificano in un luogo pubblico e che quindi non possono non essere denunciate”.

Questo aspetto è molto rilevante perché, come spiega il docente, si potrebbe pensare che gli attacchi ai danni delle donne in politica siano più frequenti perché denunciano di più; tuttavia, poiché si considerano anche gli atti di violenza pubblici, che non possono non essere denunciati, l’ipotesi è stata esclusa.

Per comprendere realmente il differenziale degli attacchi tra uomini e donne in politica è stato necessario isolare il genere. L’obiettivo è stato raggiunto confrontando politici locali – per lo più sindaci – che hanno vinto le elezioni per pochi voti e che apparivano simili per vari aspetti: ideologie, istruzione, scelte politiche.

“Da questo confronto – afferma Daniele – è emerso che le donne sindache hanno tre volte più possibilità di essere attaccate rispetto agli uomini. Questo effetto si concentra soprattutto subito dopo le elezioni, in particolare nel primo anno, e nel tempo diminuisce fino a sparire”.

Quali sono le motivazioni?

La seconda parte dello studio ha cercato di esaminare i motivi di questo risultato. I ricercatori ne hanno presi in considerazione due: l’influenza politica o un’effettiva tendenza a discriminare soltanto in base al genere. Se si prende per vera la prima ipotesi, si potrebbe supporre che gli attacchi contro le donne siano più numerosi con lo scopo di spingere a rivedere decisioni e provvedimenti, che sarebbero spesso diversi dalle scelte e dalle performance di sindaci uomini.

“Abbiamo esaminato più di 80 performance e orientamenti politici – dichiara il docente -: provvedimenti sulla spesa pubblica, sulla corruzione o sulla gestione finanziaria. Tuttavia, non abbiamo riscontrato differenze rilevanti nelle scelte e nelle politiche tra sindaci di sesso maschile e femminile”.

Inoltre, è stato rilevato che le sindache non tendono né più né meno dei sindaci a cambiare le proprie decisioni dopo un attacco, e che entrambi hanno le stesse probabilità di essere presi di mira dalla criminalità organizzata, che tende ad agire per orientare e influenzare i processi decisionali.

Per questo, appare evidente che la causa della maggiore frequenza degli attacchi contro le sindache è la discriminazione di genere: il problema è la presenza delle donne al potere, ed è questo che spinge gli uomini ad essere più violenti e severi nei loro confronti.

“Il fatto che gli attacchi si concentrino particolarmente subito dopo le elezioni – afferma Daniele – Fa pensare che l’effetto chiave sia la novità: un volto nuovo nell’arena politica, una donna – molto spesso per la prima volta – al comando della giunta comunale. Questo suscita scompiglio e agitazione e incentiva la violenza”.

Tutto questo ha ovviamente delle conseguenze: le sindache, infatti, hanno meno probabilità di ricandidarsi dopo il primo mandato. “Quindi – dichiara il docente – Gli attacchi contro le donne sono più efficaci, perché le spingono più spesso ad abbandonare la carriera politica”.

Un’altra conseguenza di questo fenomeno è il rafforzarsi del divario di genere. In Italia, infatti, le donne in politica sono circa il 15% del totale: il dato mette in evidenza quanto questo gap sia ancora profondo e la rappresentanza femminile scarsa.

“Quello che si può fare per limitare gli attacchi nel breve periodo – afferma Daniele – è sicuramente fare in modo che le forze dell’ordine prestino più attenzione, fornendo più protezione e scoraggiando le violenze. Nel lungo periodo, invece, deve avvenire un cambiamento culturale, che porti ad un miglioramento dell’atteggiamento verso le donne in quanto tali e a un mutamento di ciò che rappresentano”.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012