SOCIETÀ

Si può affrontare il cambiamento climatico con ironia?

Ultimamente il problema del cambiamento climatico è sempre più sentito dalla popolazione, anche grazie a iniziative come i Fridays for future. In realtà, però, molti governi fanno marcia indietro quando si tratta di attuare modifiche pratiche a livello sociale ed economico per invertire la tendenza, e quindi viene da pensare che i politici non lo reputino un argomento importante per il loro elettorato. Di fatto, fino a ora, a livello governativo si è mediamente fatto molto poco e le iniziative vengono demandate alle singole aziende, che però spesso trasformano la difesa dell'ambiente in una mera leva di marketing.

Parallelamente, si moltiplicano le istanze di intellettuali, e del mondo della cultura in generale, che si sono mobilitati per sensibilizzare i cittadini sulla questione: non c'è più tempo, è necessario occuparsi del problema del cambiamento climatico ora, anche se potrebbe essere già tardi. Queste iniziative sono certamente lodevoli, ma viene il sospetto che il loro target sia formato da persone già perfettamente coscienti del problema, mentre chi dovrebbe davvero essere sensibilizzato non viene raggiunto dalle informazioni che potrebbero permettere, se non altro, un cambiamento delle abitudini più impattanti. Anche per questo motivo, sette late-night show in America hanno dedicato una serata proprio a questo tema, trattandolo con il tono di voce che li caratterizza: comico, ironico e a volte irriverente.
A livello prettamente artistico, alcuni di questi show sono stati criticati anche piuttosto duramente, ma al netto dei risultati del singolo spettacolo c'è più che altro da chiedersi se un approccio di questo tipo possa funzionare, e se basti raggiungere una larga fetta di popolazione (che comprende anche il target adatto) per produrre un cambiamento. Per indagare su questo aspetto abbiamo intervistato il professor Ludovico Ferro, sociologo dei processi comunicativi nonché autore del libro Sociologia dell'ironia, edito da Cleup.

Servizio di Anna Cortelazzo e montaggio di Barbara Paknazar

Per prima cosa bisognerebbe mettere l'accento su una differenza sostanziale, ovvero quella tra comicità e ironia: "L'effetto comico - spiega Ferro - si raggiunge in tanti modi e con tante modalità, tra le quali l'ironia; poi bisognerebbe vedere l'effetto, il contesto e il mezzo. Se lo scopo è solamente stemperare un argomento come quello del problema climatico utilizzando la sola comicità, non si va nella direzione della sensibilizzazione, non si favorisce la costruzione di una base culturale ampia e si finisce anzi per fare peggio". In effetti l'idea di Steve Bodow, il produttore esecutivo di questo format, era proprio quella di stemperare la paura che, secondo lui, rischiava di paralizzare il cittadino, che di fronte ad alcune previsioni molto preoccupanti si sente impotente e quindi non prende in mano la situazione neppure nel suo piccolo. Fare del becero umorismo sul cambiamento climatico, però, non giova alla causa della sensibilizzazione, ma esiste una sorta di alternativa complementare: "Si possono utilizzare - dice Ferro - modalità che sembrano meno dirette e meno drammatiche: in Sociologia dell'ironia ho cercato di tracciare un confine tra comicità, ironia, sarcasmo e umorismo, anche se un vero e proprio confine non c'è, perché anche se hanno alcuni elementi in comune ci sono anche fattori che li differenziano tra di loro. Con l'ironia non si semplifica un problema, c'è una drammaticità di base che non viene negata, ma si può riuscire ad arrivare in maniera trasversale a più pubblici, magari anche in maniera diretta e più economica dal punto di vista della comunicazione. Non basta una battuta, magari si strappa anche il sorriso, ma quella che segue un contenuto ironico non è mai una risata di sfogo: se si ha un intento puramente comico si finisce per buttarsi alle spalle il problema, se invece lo si affronta in maniera complessa, utilizzando anche le strategie comunicative che possono implicare la comicità e altre forme di espressione vicine si può entrare nei problemi in modo più efficace, raggiungendo anche un pubblico più ampio."

Perché l'ironia è così efficace quando parliamo di problemi drammatici? Ferro ci spiega che nel momento in cui decontestualizziamo un problema, anche grave, abbassiamo a un livello più quotidiano qualcosa di enorme, che si può faticare ad affrontare. E anzi, precisa Ferro "più la cosa è tragica più è possibile creare un effetto comico. Ma attenzione, va fatto nella maniera giusta, perché è sempre un confine molto labile e una battuta fuori contesto può avere un effetto diverso a seconda che la faccia un comico professionista o una persona non avvezza a queste modalità, ma anche a seconda del mezzo e dei linguaggi che vengono utilizzati, perché i contenuti vengono determinati dai contesti comunicativi e anche dei mezzi stessi ".

"Trees can make you happier, as well"

In particolare, ci ha spiegato Ferro, il mezzo televisivo potrebbe non essere il più adatto, perché quando guardiamo la televisione spesso non siamo abbastanza concentrati per arrivare al cuore del problema, anche perché siamo più propensi a ricercare quell'intrattenimento che si ferma alla comicità pura e semplice, senza approfondimenti ulteriori, e questo potrebbe spiegare le critiche che gli show americani hanno attirato. "Al netto di questo - aggiunge Ferro - usare l'ironia non pregiudica la possibilità di essere presi sul serio, anzi: quando si fa dell'ironia si mette in luce un problema condiviso. Altra cosa che caratterizza questa modalità di comunicazione è che chi la fa si include nel discorso, non sta al di fuori, altrimenti l'ascoltatore rischia di fraintendere, cogliendo una forma di giudizio".

Insomma, in questo caso il problema non era l'argomento a cui veniva applicata la comicità, ma le modalità con cui l'idea è stata portata avanti che puntavano più al mero intrattenimento che alla riflessione.
Ferro fa anche un'altra riflessione, relativa all'orizzonte temporale e agli obiettivi che potrebbe avere questo tipo di comunicazione: realisticamente, non possiamo aspettarci un risultato immediato. Non è che quando vediamo uno show comico il giorno dopo cominciamo a mettere in atto una serie di comportamenti virtuosi per tutelare l'ambiente: "Portare l'attenzione ai temi di pubblico interesse - spiega Ferro - è un lavoro che viene fatto sul lungo periodo, è una costruzione culturale che si sedimenta nel tempo. Una produzione televisiva, invece, è tra tutte le forme di comunicazione quella più veloce da impostare, quindi funziona bene sui temi di strettissima attualità, non su tematiche strutturali così importanti. Del resto ormai affrontare il cambiamento climatico è diventata un'urgenza, quindi c'è uno sfasamento tra i tempi della cultura, che sono più lunghi, e quelli che l'emergenza richiederebbe".

È comunque positivo che un problema grave come quello del riscaldamento globale venga portato all'attenzione di un pubblico molto numeroso tramite questi show così seguiti, ma è difficile superare quella sensazione che ci vede ormai fuori tempo massimo.

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