SOCIETÀ

Le aziende condotte da donne hanno meno probabilità di ricevere investimenti

Le aziende condotte da donne hanno il 20% di probabilità in meno di ricevere investimenti da business angel rispetto alle aziende a proprietà maschile. Lo mette in evidenza uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università dell’Insubria e pubblicato su Entrepreneurship Research Journal

Non solo. Come ci racconta una delle ricercatrici, Rossella Locatelli, docente di Economia degli Intermediari Finanziari, “il valore medio dell’investimento ricevuto da parte delle aziende femminili è più basso”. La ricerca certifica quindi che anche nel mondo del venture capital, il tipo di investimento per finanziare avvio o crescita di attività ad alto tasso innovativo, esiste un gender gap.

 

Uomini che finanziano uomini

Utilizzando una banca dati che fa riferimento agli Stati Uniti, il gruppo a cui ha contribuito Locatelli ha analizzato l’andamento degli investimenti di venture capital tra il 2008 e il 2023. Ha preso in considerazione una serie di “caratteristiche soggettive” per capire se avevano un ruolo nel settore. Non hanno guardato solo al genere, ma anche all’etnia e alla provenienza geografica. Il risultato, per quanto riguarda la discriminazione è che “abbiamo potuto leggere il tema del pregiudizio di genere in termini di probabilità che un’impresa femminile ha di ricevere un finanziamento”. Si tratta proprio di una questione di minor quantità di capitale messa a disposizione delle imprese a conduzione femminile.

In letteratura scientifica ci si riferisce spesso al mondo della finanza come all’Old Boys club: un mondo fatto quasi esclusivamente di uomini che parlano e fanno affari tra di loro Rossella Locatelli, docente di Economia degli Intermediari Finanziari, Università dell'Insubria

Come già raccontato per esempio da Inc, un portale americano dedicato all’informazione imprenditoriale, nel 2024 le aziende a conduzione completamente femminile hanno attratto appena l’1% del venture capital a disposizione. Nello studio di Locatelli e colleghi, il dato è leggermente migliore, ma sempre estremamente basso: meno del 3%. “In letteratura, al mondo della finanza ci si riferisce spesso come all’Old Boys club”, spiega Locatelli, “un mondo fatto quasi esclusivamente di uomini che parlano e fanno affari tra di loro”. In questo ambiente, la presenza femminile è vista con sospetto.

 

Vedi alla voce “donne” nel mondo STEM

Locatelli, che oltre a insegnare all’Università dell’Insubria ha una serie di esperienze lavorative nel settore privato, ci spiega che nel mondo degli studi economici, la finanza è sempre stata vista come la componente più complessa. Prevede un grande uso di modelli e calcoli, ed è una branca ad alto impiego di strumenti matematici. Analogamente a quanto succede negli altri ambiti delle STEM (l’acronimo di Science Technology Economics and Mathematics, l’insieme delle discipline scientifiche e tecniche dell’università), nella finanza le donne sono poco rappresentate e poco incoraggiate a entrarvi. In questo modo, rinforzando le caratteristiche maschili del club.

Nel caso di investimenti in aziende o progetti ad alto tasso di innovazione, quelli solitamente finanziati con il venture capital da parte dei cosiddetti business angels, il genere delle persone dovrebbe contare meno della bontà delle idee. Ma non è così. Nello studio, infatti, il gruppo di cui ha fatto parte Locatelli ha provato tutte le combinazioni possibili: finanziatori con aziende maschili, finanziatori con aziende femminili, finanziatrici con aziende femminili e finanziatrici con aziende maschili. Le imprenditrici hanno ricevuto investimenti inferiori solo quando l'investitore è un uomo. Non vi è alcun corrispondente pregiudizio negativo da parte delle donne nei confronti degli imprenditori uomini o donne.

Da quello che ha potuto vedere Locatelli, “sembra che le donne che investono non discriminino sulla base del genere”, ma concentrino le proprie valutazioni su altri aspetti delle proposte. Per la professoressa, “questo risultato non lascia spazio a dubbi” sul fatto che sia in gioco un pregiudizio di genere.

 

Che fare?

Come contrastare questo pregiudizio di genere? Capire dove si annida è il primo passo per costruire un ecosistema dell’innovazione più equo su questo fronte. In Europa, il mondo del venture capital è meno sviluppato che negli Stati Uniti (uno dei motivi per cui la ricerca è stata condotta su un database americano, oltre al fatto che per il Vecchio Continente non ci sono banche dati aperte a disposizione). Ma, come sottolinea Locatelli, “il settore dell’innovazione è uno degli assi su cui ha provato a spingere la Commissione Europa negli ultimi anni”. Vista la sua centralità nelle politiche europee, dovrebbe essere il più possibile liberato da pregiudizi di ogni tipo.

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