SOCIETÀ

Il limite oltrepassato di Antonio Sciortino

“Un anno fa il limite sembrava raggiunto. Purtroppo quello che vediamo oggi è ancora peggio”. Sono amare le prime parole di Antonio Sciortino, dal 1999 direttore di Famiglia Cristiana, alla Fiera delle parole. Il libro che presenta, Il limite. Etica e politica nelle lettere di Famiglia Cristiana, è stato pubblicato nell’estate del 2011 da Laterza, ma ad oltre un anno di distanza gli scandali e la corruzione continuano a riempire le cronache. Poco cambia che stavolta al centro delle attenzioni ci siano, al posto del governo, le regioni e i loro famelici apparati. La realtà è sempre quella di un paese in crisi: non solo economica ma soprattutto di identità, in cui gli unici valori condivisi sembrano essere i soldi, il potere e l’apparire. Per raggiungere i quali tutto è lecito.

“Sono le conseguenze di venti anni di lotta contro l’etica pubblica, condotta a più livelli”, riflette Sciortino. “È stato insegnato che si deve essere furbi, che le leggi vanno aggirate sistematicamente”. I dati sono impietosi: secondo classifiche come quella compilata da Transparency international l’Italia è la più corrotta tra le grandi economie industrializzate, e addirittura dietro a paesi come Sudafrica e Brasile. Disonestà e malversazioni pubbliche ci costano ogni anno 60 miliardi: 1.000 euro a testa, neonati compresi. Un prezzo altissimo in tempo di vacche magre, ma soprattutto uno scandalo che toglie il futuro al paese, lo priva delle sue forze migliori e della fiducia in se stesso.

Il libro, una selezione tratta dalla rubrica Colloqui col padre, fotografa questa realtà difficile, a volte drammatica. Sempre con passione civile, senza mai cedere alla cupezza e allo sconforto. Protagonisti sono i lettori, con i loro dubbi, critiche, speranze. “Vivo in un’Italia che si è persa. O, forse, noi si è mai trovata” scrive ad esempio Lucia, 19 anni. “È l’Italia dello sconforto. Il Paese di quelli che non hanno speranze e sogni. O non possono più permetterseli. [...] Mi vergogno dell’Italia in cui vivo e delle persone che la governano. Ma non voglio andare via. Spero che, prima o poi, le cose cambieranno. E io voglio esserci. Voglio far parte di quel cambiamento e costruire un Paese nuovo, che sa di futuro”.  

Negli ultimi anni, in cui scandali e crisi si sono succeduti, spesso nel silenzio dei grandi organi di comunicazione e nell’afasia delle élites, quella di Famiglia Cristiana e del suo direttore sono state tra le poche voci forti a constatare il degrado e a denunciarlo. Una posizione che ha fruttato accuse e attacchi anche personali. Oggi il quadro politico è cambiato, ma la situazione rimane grave: la recessione morde, e a pagarne le conseguenze sono ancora una volta i più poveri, mentre le varie caste fanno di tutto per mantenere i loro privilegi. Proprio per questo però occorre reagire: “È forse il momento di riprendere il mano il nostro destino, di smettere di firmare deleghe in bianco ai vari pifferai magici”. Anche i cattolici, secondo il direttore, sono caduti nell’afasia: è ora di scuotersi,  ed essere più chiari nella difesa dei loro principi: “Non si può più giustificare la doppia morale, come se la coerenza non fosse una virtù. Non si può parlare di difesa della vita, e poi non includervi anche coloro che hanno un colore della pelle e una religione diversa dalla nostra”.

Una posizione, quella sugli immigrati, che è stata anche oggetto di un altro libro di Sciortino, Anche voi foste stranieri. L'immigrazione, la Chiesa e la società italiana, edito nel 2010: una sorta di reportage che racconta la realtà e soprattutto le difficoltà dell’integrazione nell’Italia di oggi. “Oggi l’Italia è un paese multietnico” conclude il giornalista, che è anche sacerdote e religioso paolino. “Dobbiamo accettare la sfida e far convivere il campanile con il minareto, tenendo presente che tutte le vere religioni sono per la vita e la pace. Quando si uccide in nome di Dio, significa che si tratta di una falsa religione”. Messaggi difficili nell’Italia di oggi, spesso impopolari persino tra gli stessi cattolici.

Daniele Mont D’Arpizio

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